Recensione
Vi abbiamo parlato qualche tempo fa di come ingannare l’attesa di Lies of P. Ebbene, con un giorno d’anticipo è stato sbloccato su Xbox Game Pass e mi sono fiondato tra le strade contorte e malsane di Krat alla guida di questo Pinocchio ancor più distopico di quello originale di Carlo Collodi.
Ecco le mie impressioni.
Trama
Il Pinocchio di Collodi era uno spaccato crudele della Toscana ottocentesca, non certo quella patinata suggerita dal buon vecchio Walt, ripresa anche recentemente in una zozzeria live action su cui non spenderò parole. Pinocchio non è mai stata una favola per bambini, metafore crude fanno da contorno a personaggi grotteschi che poca speranza lasciano di intravedere un lieto fine.
Per chi non lo sapesse, giusto per cancellare quel po’ di magia anche ancora aleggia in voi, sappiate che Pinocchio uccide il grillo a martellate quasi subito, che la Fata Turchina altro non è che il fantasma di una bambina morta di colera (e che morirà di dolore anche come fata “sorella” per tornare come “mamma” di Pinocchio) e che il burattino muore, impiccato ad una quercia da quei simpaticoni del Gatto e la Volpe.
Solo le lettere inferocite del pubblico costrinsero il buon Collodi a tornare sui suoi passi e a riportare in vita il burattino, per altro regalando una pagina meravigliosa di critica al mondo dei medici.
Con un contesto simile, non farà stupore scoprire che Lies of P non è tutto fiori e confetti: la città in cui è ambientato, Krat, è stata vittima della ribellione dei burattini creati dal geniale Geppetto, che si sono rivoltati contro gli umani falciandoli senza troppi complimenti e venendo meno alle quattro leggi della robotica dei burattini.
Nei panni di Pinocchio ci svegliamo all’interno della stazione ferroviaria e dopo aver preso la nostra prima arma, strettamente connessa alla build iniziale che sceglieremo, eccoci pronti a falciare burattini ribelli per farci faticosamente strada fino all’Hotel Krat, hub di gioco, dove incontreremo Sophia, la nostra fata personale, e Gemini, il grillo parlante. Ci metteremo quindi alla ricerca nel nostro creatore, entrando così nel vivo del gioco.
Gameplay
Gameplay che vince non si cambia, o quasi. Lies of P è a tutti gli effetti un souls-like che prende a mani basse dai capisaldi del genere. E se state per caso pensando ai titoli FromSoftware, la risposta è sì: ricalca in tutto e per tutto quanto visto e consolidato negli anni.
L’ambientazione ricorda molto da vicino Bloodborne, l’Hotel e la fata sembrano usciti direttamente da Demon’s Souls e il gameplay, beh: è esattamente quello che state immaginando. Non abbiamo falò o lanterne ma stargazer che hanno la stessa funzione; i nemici ritornano in vita quando moriamo o riposiamo ai checkpoint e l’esperienza rimane a terra dove cadiamo, pronta per essere recuperata o persa nel caso in cui dovessimo soccombere prima di raccoglierla nuovamente.
Suona familiare? E allora invece di vedere le somiglianze, vediamo in cosa questo gioiello si differenzia dai titoli From.
Partiamo dalla build: ovviamente abbiamo stats da incrementare con l’esperienza accumulata, declinate nel mondo degli automi un po’ come in Steelrising. Si parte con una scelta tra tre build/stili di gioco, incentrati sulla destrezza, sulla forza brutale o su un equilibrio tra i due estremi.
Questo non solo si riflette nei valori iniziali, ma anche nell’arma.
Pinocchio è dotato di due elementi di attacco: l’arma principale e il braccio meccanico. L’arma è a sua volta composta da due parti: elsa e lama, con caratteristiche che scalano in base alle diverse statistiche. Non solo quindi potremo scegliere l’arma più adatta al nostro stile di gioco, ma potremo anche smontarne i pezzi e ricomporli, per creare armi nuove e sempre più in linea con il nostro approccio.
Il braccio a legione, chiaramente ispirato a Sekiro, è a sua volta un’arma a cariche che può essere modificata man mano che troveremo e sbloccheremo componenti, così da adattarlo ad esempio ai nemici o ai boss che dovremo affrontare. Il primo a disposizione è il filo del burattino, una sorta di rampino che si aggancia agli avversari trainandoli a noi. In seguito sbloccheremo altri componenti che ci daranno la possibilità di effettuare attacchi elettrici, a base fuoco o rilasciare mine sul terreno.
Lies of P è anche ricco di piccole cose nascoste: spesso ci concentriamo sulle armi, ma qui occorre prestare grande attenzione anche ad altre componenti. Non parlo solo di ciò che ci renderà più resistenti e più lenti (trovare il giusto equilibrio è la via), ma anche dei costumi: se pensate che siano meri oggetti scenici, per quanto pregevoli, vi sbagliate di grosso. Ogni costume ha la sua descrizione, che dovrebbe essere letta con grande attenzione. Potreste scoprire che alcuni nemici vi attaccheranno a vista, oppure che diventeranno vostri alleati solo in base al costume indossato. Allo stesso modo sbloccheremo linee di dialogo uniche coi PNG, insomma: giocare per credere.
Per quanto riguarda i potenziamenti, poi, non solo di stats si vive: procedendo con l’avventura sbloccheremo il P-Organ con cui potremo usare il quarzo raccolto per sbloccare abilità extra e renderci sempre più letali. Un suggerimento? Potenziate la schivata appena potete.
Siamo solo agli inizi e tutto è ancora da scoprire, ma una delle componenti più interessanti è la possibilità di mentire ai PNG. Ogni volta che faremo una scelta, se dire la verità o raccontare una bugia, qualcosa cambierà in Pinocchio. Dando una sbirciata ai trofei sembrano esserci tre finali diversi: la mia idea è che la quantità di bugie che racconteremo ci instraderà verso uno o l’altro finale, probabilmente con alcune scelte forzate o cruciali che fungeranno da crocevia. Lo scopriremo alla seconda, terza run.
Come in Demon’s Souls è possibile, prima di alcuni boss, invocare l’aiuto di “fantasmi” di altri mondi, esprimendo un “desiderio”. Purtroppo non è un aiuto cruciale, rispetto a titoli come Elden Ring, il grosso del lavoro dovremo comunque farlo noi e questi fantasmi aiuteranno solo all’inizio della fight come mera distrazione per i boss.
Per quanto riguarda il combattimento puro possiamo optare per diverse strategie: personalmente faccio fatica a parare i colpi, motivo per cui sono letteralmente impazzito per finire Wo Long, ma la schivata da me imparata a memoria in Bloodborne qui ha un margine di errore davvero troppo ampio. Rispetto alla demo la sua finestra è stata ampliata, tuttavia risulta ancora troppo facile cercare di schivare e venire invece investiti dall’attacco degli avversari (soprattutto se non viaggiamo “leggeri”).
La soluzione migliore, quindi, risiede nel parry: sollevando la spada subiremo un ammontare di danni davvero ridotto e se impariamo a farlo nel momento giusto, con una parata perfetta perderemo solo vigore, magari rompendo l’arma dell’avversario.
Come sempre non bisogna essere ingordi: la tempesta di colpi difficilmente paga. Colpire e fuggire rende molto di più, col tempo.
Detto questo, non resta altro che tuffarsi nelle malate suggestione di Lies of P e godersi il lavoro fatto da Round8.
Comparto tecnico
Lies of P è una festa per gli occhi. Ho testato la sua resa su Xbox Series X e l’ho trovato semplicemente affascinante: a partire dalle sequenze urbane, fino alle generose cutscene che introducono i mostruosi boss (Miyazaki batti un colpo). Passeggiare per Krat è un’esperienza totalizzante: ci si perde nei mille dettagli delle strade, con riflessi di luce nelle pozzanghere e l’architettura contorta. Ma anche andando avanti coi livelli ci sarà di che restare affascinati, con scorci emozionanti e ambientazioni lugubri e inquietanti. Gli interni di Galleria Lorenzini, in modo particolare, li ho trovati davvero ispirati.
Ma a colpire davvero è la qualità incredibile del moveset di Pinocchio che in base alle armi impugnate è dotato di animazioni differenti curate in modo perfetto e assolutamente soddisfacente.
Anche fronte nemici non ci si può lamentare: c’è grande varietà sia nei minion che nei miniboss (e dei bestioni manco a dirlo), con movimenti fluidi e convincenti, assolutamente pregevoli nella resa di movimento e aspetto.
Grandissimo lavoro è stato fatto anche sul fronte audio: Lies of P è doppiato in inglese con sottotitoli in italiano, il recitato è ispirato e piacevole e onestamente non si sente la mancanza del doppiaggio nostrano. Non è da meno il comparto sonoro, con la preziosa aggiunta dei vinili collezionabili che possiamo portare all’Hotel e riprodurre su un vecchio grammofono (piccolo spoiler: non è solo contorno, influenza sulla lore).
Conclusione
Lies of P mi ha semplicemente stregato: dall’ambientazione alla lore, a cui è stata dedicata grande attenzione, alle maledette scelte morali che ci attanagliano di dubbi fino alla fine. Siamo davanti ad un titolo semplicemente eccellente che a fronte di un gameplay non originale ma spaventosamente solido ha saputo affiancare una direzione artistica eccelsa, curata nei minimi dettagli e che difficilmente vi lascerà con l’amaro in bocca.
Insomma, non me ne voglia Starfield, ma credo di aver trovato il mio Nerdando Award per quest’anno.
Nerdando in breve
Lies of P è il Pinocchio in salsa souls-like.
Trailer
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