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Demon’s Souls – Il primo Souls (next gen) non si scorda mai

Il primo gioco che ho acquistato (sì, ho acquistato, cari amici che mi prendete sempre in giro, leggete bene queste parole) è stato Demon’s Souls, ben una settimana prima di avere PlayStation 5 in casa.

Recensione

Sono un fortunato possessore della Black Phantom Edition di Demon’s Souls per PlayStation 3 ma non ho mai portato a termine il gioco originale perché avevo la console in salotto ed è sempre stato noioso, per il sottoscritto, giocare sul divano.
Ho atteso tempi migliori e, fortunatamente, Bluepoint Games ha deciso di sviluppare un remake, esaudendo il mio desiderio di godermi appieno questo titolo.

Anche se sto scrivendo di un prodotto di undici anni fa, cercherò di non farvi incappare in fastidiosi spoiler, descrivendovi la trama.
Il regno di Boletaria viene circondato da una fitta nebbia che nasconde orrori indicibili; il/la nostro/a protagonista decide di affrontare il mistero, entrando in questi territori pericolosi ma, dopo essere stato/a ucciso/a, scopre che la sua anima è legata al Nexus, un tempio nel quale viene accolto/a da una misteriosa fanciulla che gli/le rivelerà che dovrà liberare Boletaria dai mali che la circondano per poter finalmente trovare la pace.

Gameplay

Partiamo dal principio. L’editor iniziale è il migliore visto finora in un souls. Anche io che, solitamente, mi affido al random per la creazione del personaggio, ho speso parecchio tempo per personalizzare i vari aspetti fisici: è un elemento trascurabile ma che mi ha fatto capire appieno la cura nei dettagli che Bluepoint Games ha voluto mettere in questo titolo.

In Demon’s Souls, la strada verso il boss finale è scelta dal giocatore; all’interno del Nexus, si ergono cinque (in realtà, sei, ma una non è utilizzabile, purtroppo, come nel gioco originale) Arcipietre che trasporteranno il protagonista verso un territorio da esplorare, nel quale sono presenti tre boss da affrontare e sconfiggere per dichiarare conclusa l’avventura in quella determinata landa. Ho trovato intrigante il poter scegliere il proprio percorso: se, nella prima run, è quasi ininfluente, a partire dalla seconda, lo studio del tragitto per prendere da subito le migliori armi per la build scelta può facilitare non poco l’abbattimento dei nemici e dei boss.

Il combat system non è stato toccato ed è identico all’originale, con il classico sistema di dodge e di utilizzo delle armi tramite la pressione dei tasti R2 ed L2.
Oddio, identico non proprio in quanto, finalmente, il movimento del nostro avatar risulta essere molto fluido e non capita di morire per dei rallentamenti. Certo, il posizionamento della telecamera causa ancora dei prematuri decessi, ma ci si passa sopra, anzi, ormai è un motivo per farsi due risate.

Anche la gestione della progressione del personaggio rimane la solita, con la raccolta delle anime che vengono lasciate dagli avversari sconfitti da scambiare in oggetti o livelli di esperienza, che vengono perse tutti in caso di morte ma, attenzione: c’è, come siamo abituati da sempre, la possibilità di recuperarle andando sul luogo della dipartita senza perdere la vita nuovamente.
Lo sapete che, in questi casi, è meglio considerare tutto perduto per non cadere in furiosi rosicamenti.

I boss restano fedeli ai loro pattern e alle loro abilità, segno del rispetto che Bluepoint Games ha per FromSoftware: cambiare qualcosa sarebbe stato quasi un oltraggio e avrebbe potuto compromettere l’ottimo risultato finale.

Alcune modifiche interessanti, rispetto al Demon’s Souls di 11 anni fa, derivano dall’aumento di peso per le erbe curative, che vengono trasportate in quantità più contenuta rispetto al passato, garantendo degli scontri in PvP più equilibrati e rapidi, e dalle lucertole che droppano materiali per effettuare gli upgrade di armi e armature che adesso sono più facili da eliminare e, quindi, da saccheggiare.

Voglio, giunti alla fine di questo paragrafo, dedicare un piccolo spazio alla Tendenza del Mondo, una meccanica che, in base alle nostre azioni, influenza il mondo di gioco.
Comportandoci in maniera positiva, ovvero falciando boss, aiutando altri giocatori e sconfiggendo chi ci invade, arriveremo verso – per citare Star Wars – il lato Bianco che rende il cammino più semplice, con mob più facili da tirare giù e con l’apertura di alcune aree solitamente precluse che custodiscono oggetti potenti. D’altro canto, invadendo altri player, morendo in forma umana o uccidendo i personaggi non giocanti, si finirà nel lato Nero, che alza la difficoltà di gioco ma promette ricompense maggiori.
Codesta meccanica aumenta la longevità del gioco, dato che ogni partita può essere diversa a seconda di come ci comportiamo.

Comparto tecnico

L’enorme lavoro compiuto da Bluepoint Games è visibile fin dal primo secondo di gioco e la cura nei particolari è tangibile anche a un occhio distratto, a partire dalla fluidità con la quale si muove il nostro alter ego, per poi passare a delle piccole gioie per gli occhi, come la caratterizzazione dei vari territori – immediatamente riconoscibili -, alle torce che si riflettono sulla nostra lucente armatura o alle espressioni facciali dei personaggi mentre interloquiscono. Il tutto è una delizia per chi ama queste atmosfere (che definirei) gotiche e decide di passare ore a esplorare ogni singolo centimetro, anche grazie alla nuova modalità foto che permette di salvare screenshot di una bellezza disarmante.

Il comparto sonoro si attesta su livelli pazzeschi, con dei rumori di sottofondo adeguati al posto nel quale ci troviamo e con le classiche evocative musiche epiche che accompagnano ogni boss fight.

Un nota di merito va dedicata ai caricamenti istantanei, che rendono ogni dipartita meno amara, visto che si vola immediatamente al checkpoint, pronti per una nuova try.

In conclusione

Come ho già detto un paio di paragrafi addietro, l’opera di Bluepoint Games è stata una messa a nuovo del bel prodotto grezzo (sì, credo che fosse un diamante grezzo) realizzato da FromSoftware nel 2009.

PlayStation 5 ha la sua killer app in esclusiva e si porta in avanti rispetto alla concorrenza proprio grazie a Demon’s Souls che resta probabilmente il Souls più facile ma che proprio per questo può essere apprezzato da tutti sia per la sua realizzazione che per le sue atmosfere e, soprattutto, per la magistrale caratterizzazione dei luoghi e degli avversari.

La distanza tra i checkpoint sembra infinitamente ampia ma, grazie a delle utilissime shortcut, si riduce molto, rendendo il gioco non troppo punitivo.

Le meccanica della Tendenza del Mondo e la modalità PvP riescono ad aumentare notevolmente la longevità (in media, una singola run si completa in una quindicina di ore), dando davvero parecchie attività da svolgere ai giocatori completisti, a chi adora avere più personaggi e a chi ama esplorare ogni singolo aspetto di un titolo.

Insomma, se siete tra i fortunati possessori di PlayStation 5, direi che Demon’s Souls è un acquisto obbligato. Non lasciatevi spaventare dalla difficoltà, davvero, se ce l’ho fatta io a terminarlo, ce la può fare chiunque: portatevi a casa questo action rpg dalle magnifiche atmosfere senza remore.

Se la next-gen parte così, non vedo l’ora di assaggiare le prossime uscite.

Nerdando in breve

Demon’s Souls è la killer app di PlayStation 5.

Nerdandometro: [usr 4.8]

Trailer

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