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Tim Burton – Il genio gotico di Hollywood

Tim Burton

Una vita nel segno del gotico

Probabilmente sono di parte, rivelandomi un’inguaribile fan girl quando si tratta di lui, ma Tim Burton rappresenta sicuramente uno degli sguardi più originali nel panorama del cinema internazionale negli ultimi trent’anni.
Seppure tra alti e bassi, Tim Burton ha vissuto una carriera lunghissima e poliedrica, pur nel segno del suo stile personale e riconoscibile: la tematica dell’outsider, declinata in chiave goth con forti rimandi all’espressionismo tedesco, è il suo marchio di fabbrica ed è stata protagonista di pellicole indimenticabili.

Tornato alla ribalta in questo periodo grazie alla serie Netflix Mercoledì, che arriverà in streaming il 23 novembre 2022 e racconterà una storia originale sul personaggio della Famiglia Addams, Tim Burton sarà protagonista del Lucca Comics & Games 2022 nella giornata del 31 ottobre.
Per prepararci al meglio all’incontro, ripercorriamo allora la carriera del genio gotico di Hollywood.

Le origini

Tim Burton nasce a Burbank, nella California di Hollywood, nel settembre del 1958. La cittadina in cui cresce influirà molto nella sua poetica futura, così come le sue esperienze di vita da emarginato. Il giovane Tim, infatti, ama il disegno e la solitudine, preferendo perdersi in mondi immaginati e un po’ macabri piuttosto che giocare al sole come la maggior parte dei suoi coetanei.
Il suo immaginario è costellato da mostri di ogni tipo e i suoi miti indiscussi sono Ray Harryhausen, maestro della stop motion, e Vincent Price, protagonista di molti horror di culto.

Il grande talento nel disegno premia il futuro regista con una borsa di studio messa in palio da Disney: nel 1979 Tim Burton entra ufficialmente nella squadra di animatori Disney, lavorando a Red e Toby – Nemiciamici e poi a Taron e la pentola magica. L’esperienza si rivela però deludente per l’aspirante cineasta, che sente lo stile grafico di casa Disney decisamente lontano dalle sue corde. La collaborazione quindi si interrompe e Tim Burton segue la sua ispirazione cimentandosi in cortometraggi: nascono così Vincent, corto in stop motion narrato da Vincent Price nel 1982 e Frankenweenie, sempre in stop motion e ispirato a Frankenstein di Mary Shelley, nel 1984.

Gli anni d’oro

L’occasione della svolta arriva grazie all’attore Paul Reubens, interprete del popolarissimo personaggio televisivo di Pee-wee Herman, che sceglie proprio Burton per dirigere un lungometraggio sul suo personaggio: Pee-wee’s Big Adventure esce nel 1985 e attira l’attenzione dei grandi studios sul giovane regista.

Il primo grande successo è Beetlejuice – Spiritello Porcello, uscito nel 1988: Alec Baldwin, Geena Davis, Micheal Keaton e una giovanissima Winona Ryder interpretano una fiaba dark che lascia già trasparire molto dello stile che renderà famosissimo Tim Burton e segna l’inizio di alcune tra le più proficue e durature collaborazioni per il regista, tra cui quella con il compositore Danny Elfman.

Beetlejuice segna l’avvio del momento più positivo per la carriera di Tim Burton, che riesce a declinare al meglio la sua poetica e a dare vita ad alcuni dei suoi capolavori più riusciti. Nel 1989 esce Batman, interpretato da Micheal Keaton e Jack Nicholson: nonostante qualche difficoltà iniziale con la produzione (che non approvava la scelta dell’attore principale), il film si rivela un grande successo. L’esperienza si rinnova nel 1992 con Batman – Il ritorno: interpretato ancora una volta da Micheal Keaton, affiancato da Danny De Vito e Michelle Pfeiffer, il film segna un deciso affondo verso gli stilemi e le atmosfere tipiche del cinema burtoniano e, infatti, Warner Bros. deciderà di cambiare passo, affidando le nuove incarnazioni dell’Uomo Pipistrello a Joel Schumacher.

Tra i due capitoli di Batman si colloca il vero capolavoro di Tim Burton: Edward Mani di Forbice. Uscita nel 199o, questa ispirata favola dark segna il punto più alto della cinematografia di Tim Burton e l’inizio della lunghissima collaborazione con l’alter ego attoriale per eccellenza del regista, Johnny Depp.

Non porta la sua firma come regista per conflitti di produzione (mentre si girava, Burton dirigeva Batman – Il ritorno) ma è totalmente farina del suo sacco anche Nightmare Before Christmas, capolavoro musical in stop motion entrato nell’immaginario collettivo.

Tim Burton

I film sottovalutati

Tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila, Tim Burton lavora moltissimo e regala agli schermi una serie di film che spesso vengono sottovalutati ma che invece presentano aspetti apprezzabili. Tra tutti, uno dei miei preferiti è sicuramente Mars Attacks!, uscito nel 1996 e basato sulle popolari figurine dei chewingum anni Sessanta, che utilizza un surreale attacco alieno per attaccare l’America e il suo conformismo.

Nel 1994 era intanto uscito Ed Wood, l’esperimento in bianco e nero sul “peggiore regista di tutti i tempi”, omaggio ad uno degli idoli di infanzia di Tim Burton volto ad esorcizzare il terrore di essere incompresi che, in fondo, attanaglia anche Burton.
Nel 1999 esce Il mistero di Sleepy Hollow, rielaborazione del racconto di Washington Irving (dichiaratamente tra i preferiti del regista) e nel 2000 la personale rivisitazione di Il pianeta delle scimmie, che permette al cineasta di conoscere la futura moglie e musa Helena Bonham Carter.

Il riscatto

L’ispirazione di Tim Burton sembra rinascere con Big Fish – Le storie di una vita incredibile, interpretato da Ewan McGregor e universalmente riconosciuto come uno dei momenti più fiabeschi e riusciti della cinematografia burtoniana, che per una volta mette da parte i toni cupi per concentrarsi su un immaginario felliniano e colorato.

Il prolifico momento è coronato da tre lungometraggi particolarmente riusciti: nel 2005 escono Charlie e la Fabbrica del Cioccolato, basato sul romanzo di Roald Dahl e La sposa cadavere, fiaba gotica in stop motion ideata da Tim Burton.
Nel 2007 è la volta del musical horror Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, ingiustamente incompreso ma, secondo me, una delle migliori prove del regista californiano.

Gli anni bui

L’inoltrarsi del nuovo millennio vede Tim Burton riavvicinarsi alla Disney, nonostante la precedente esperienza negativa. Molte cose sono cambiate, da allora e Tim non è più un semplice animatore ma un regista affermato con il pieno controllo dei suoi progetti. Ciononostante, il periodo vede susseguirsi una serie di progetti non pienamente riusciti, in cui le potenzialità del cineasta non riescono a brillare appieno.

Il periodo si apre e chiude, curiosamente, con un film pienamente Disney: nel 2010 esce il pasticciato Alice in Wonderland, nel 2012 Dark Shadows, nel 2014 Big Eyes, basato sulla vita della pittrice Margaret Keane, nel 2016 Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali. A chiudere un altalenante decennio è Dumbo, remake live action del classico Disney del 2019.

E ora?

Nonostante un periodo di appannamento, Tim Burton ha ancora molto da dire e intende dimostrarlo cimentandosi con il piccolo schermo: Mercoledì uscirà il 23 novembre 2022 ma, dalle immagini che abbiamo potuto vedere, c’è da stare sicuri che ci sarà molto dell’immaginario gotico e tenero allo stesso tempo di Tim Burton, espresso all’ennesima potenza!
E in lavorazione c’è anche Beetlejuice 2…

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