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Ghostbusters: Legacy – Chiamalo Fato…

Chiamalo Fato. Chiamala fortuna. Chiamalo karma. Ho la convinzione che tutto accade per un motivo…

Era il 1984, avevo 8 anni ed è la data esatta in cui, ante litteram, ho imparato il concetto di hype. All’epoca non andavo molto al cinema, e dovetti attendere l’arrivo di un VHS sul quale non spenderò parole di dettaglio, onde evitare ripercussioni legali ed il bisogno di indagare sulla durata della prescrizione.

Fatto sta che, finalmente, riesco a vedere Ghostbusters – Acchiappafantasmi ed è un impatto folgorante. Ora, non voglio dilungarmi, ma sappiate che sono davvero pochi i film che conosco a memoria a causa dello smodato numero di rewatch, tra cui posso citare Blade Runner ed Highlander (e Chiedimi se sono felice, ma è questa un’altra storia); fatto sta che proprio questa estate mi sono trovato a riguardarlo, dopo oltre vent’anni, e mi sono scoperto ancora capace di anticipare praticamente tutte le battute del film.

Fatta questa premessa non faticherete a capire la mia emozione quando sono entrato in contatto per la prima volta col teaser, e ancor più quando ho visto il trailer in cui compariva (con tanto di audio doppiato originale) il celebre spot “siamo pronti a credere in voi“.
È iniziata così quella delicata e logorante fase di attesa e speranza, terrore e fiducia. Il nuovo film avrebbe deluso il mio vecchio cuore di appassionato? Sarebbe stato un colpo di spugna? Avrebbe omaggiato a dovere il capostipite? Sarebbe stato un reboot o un sequel? Avrebbe innovato senza snaturare?

Ebbene, finalmente eccoci qui. Ho visto in anteprima Ghostbusters: Legacy.

Recensione

La trama l’avete già capita tutti dal trailer: i nipoti del mitico Egon Spengler versano in difficoltà economiche disastrose, raggiungono con la madre la casa del vecchio sperando di ricavare qualcosa dalla vendita ma scoprono di aver ereditato principalmente debiti. I tre resteranno quindi bloccati nella piccola e periferica città di Summerville, in Oklahoma, da cui a quanto pare provengono non solo le due celebri cose citate da Ufficiale e Gentiluomo. Qui incontreranno una nostra vecchia conoscenza e soprattutto Grooberson, un professore belloccio che cerca di dare una spiegazione ai misteriosi terremoti che colpiscono l’area.
Il professore, in compagnia di una dei nipoti di Egon (e sua fotocopia in veste di tredicenne) indagheranno iniziando a scoprire la vera natura non solo dei movimenti sismici ma anche di quale incredibile pagina di storia abbia contribuito a scrivere il nonno.

A questo punto della trama siamo arrivati a metà del film. Il resto lo dovrete scoprire da voi.
Una cosa è certa: scrivere un sequel al contempo spirituale e fattuale di quella pietra miliare del primo film, non era certo un gioco da ragazzi. Occorreva recuperare quella vena ironica e scanzonata, sfruttare un po’ di CGI ben fatta senza esagerare puntando tutto su quella. Occorreva anche creare dei nuovi personaggi che ammiccassero al passato ma non ne fossero incatenati, proiettandosi invece verso il futuro.

Se proprio devo dirla tutta, l’operazione mi ha ricordato da vicino Jumanji, l’ottimo sequel con Dwayne Johnson e Jack Black, che ha avuto il coraggio di fare esattamente questo: dare vita ad un nuovo capitolo del franchise che omaggiasse il capostipite e lo lanciasse in avanti.
Intendiamoci: non tutto funziona alla perfezione. Alcuni passaggi sono abbastanza telefonati, la provincia americana è sufficientemente stereotipata, e con le sue dinamiche mi ha ricordato centinaia di film, libri e fumetti già visti. Non ultimo la celebre Hawking del già citato Stranger Things.

Il film è lungo ma non prolisso: forse è poco credibile che due adolescenti riescano a mettere in moto una Ecto-1 ferma da chissà quanto, trovando trappole e acceleratori protonici ancora (semi)funzionanti, ma tutto sommato questo è uno di quei film in cui l’incredulità la si sospende facilmente e molto volentieri. Ghostbuster è una favola di fantasmi che ha accompagnato intere generazioni, alcune portandole da bambini ad adulti, ed è giusto che favola rimanga.

Cast

Paul Rudd non ha più bisogno di miniaturizzarsi come Ant-Man, ma forte del recente titolo di uomo più sexy del pianeta, punta tutto sulla faccia da schiaffi accompagnata al ruolo di espertone in materia: un connubio sempre vincente.
Carrie Coon era praticamente irriconoscibile sotto il trucco, ma sì: l’abbiamo vista in Avengers: Infinity War ed Endgame nel ruolo di Proxima Midnight. Qui è una convincente madre di famiglia che fa il dover suo: principalmente lo sfondo poco ingombrante in una storia più grande di lei.

I veri protagonisti sono naturalmente i giovani (nuovi) Acchiappafantasmi: Mckenna Grace è semplicemente perfetta nella parte della nipote di Egon; dal dettaglio degli occhiali, alla pettinatura ribelle, al disagio sociale del nerd anni 2020. Non si potrebbe chiedere di meglio. Questa giovane attrice ha solo 15 anni ma è già convincente in tutto quello che fa. Pensate di non averne mai sentito parlare? Ebbene: era la giovane Carol Danvers in Captain Marvel, la giovane Theo in Hill House, ed Esther Keyes ne Il racconto dell’Ancella, solo per citare alcuni degli oltre 60 ruoli già interpretati su grande e piccolo schermo.

Finn Wolfhard onestamente suona un po’ come il prezzemolo e ha decisamente bisogno di cambiare acconciatura. Non che mi dispiaccia in questo film o in Stranger Things o come Richie Tozier di IT. Tutto sommato, inoltre, la sua parte è anche abbastanza marginale.
Passiamo ai Nerd a confronto: se da una parte Phoebe Spengler è il genio disadattato, dall’altra Logan Kim interpreta Podcast, il disadattato non geniale: intraprendente, geek fino all’animo, pasticcione e un po’ goffo. Insomma: un’ottima spalla che sa farsi valere e che contrappunta egregiamente la protagonista.
Celeste O’Connor, infine, è la belloccia di turno, a cui viene regalata anche una delle battute migliori del film (che non riproporrò per non rovinarvela) che suona magistralmente ironica nei confronti della piaga del forzatamente politically correct con cui stiamo combattendo in questi anni. Il personaggio che interpreta, Lucky, è forse quello meno riuscito, stereotipando al massimo la personalità brillante che non si capisce che diavolo faccia in mezzo ai tori eccetera eccetera.

Nel complesso la squadra è ben assemblata, gira come cardini ben oliati anche se molto si lascia correre sulla rapidità con cui i personaggi si affiatano. Se sarà o meno il nuovo team di Ghostbusters, sarà da scoprire, ma con dei ruoli così ben bilanciati e tratteggiati, possiamo ben sperare.

Regia

Jason Reitman firma questo film con mano ferma e tranquilla. Nel video che ha preceduto la proiezione ci ha tenuto a ricordarci che per tutta la durata delle riprese il padre si è seduto accanto a lui mettendo becco su tutto. Ivan, dopotutto, non ha firmato solo i primi due film, ma anche altre pellicole geniali come Junior, Dave, Gemelli e Un poliziotto alle elementari.
Ne è emersa una dichiarazione d’amore, come dirò meglio tra poco, non solo al film originale ma a tutto quello che lo circonda: le persone, gli attori e i tecnici, gli effetti speciali e la lore. Un omaggio non lezioso ma delicato ed avvincente.

Personalmente mi sarei aspettato qualcosa di diverso nel climax del film. Qualcosa forse simile a quanto visto nel reboot al femminile (che, per altro, ho apprezzato più della media delle persone), e invece c’è stata sì la botta di adrenalina (un po’ telefonata ammettiamolo), ma di tipo differente: più delicata, se vogliamo. Sicuramente, pensandoci a mente fredda, più in linea con lo spirito originale.

Conclusioni

Ghostbusters: Legacy è tutto.
Si tratta di un sequel, si tratta di un reboot, si tratta di uno svecchiamento, si tratta di un’omaggio alla gloria del passato. Tutto questo e molto di più: un passaggio di testimone, forse, un lancio del nuovo team di Acchiappafantasmi, ammiccando però a quelli storici. Questo è un film che dichiara apertamente amore alla pellicola originale, omaggiando qualcosa che era assolutamente irripetibile: facendo qualcosa che nemmeno il mediocre Ghostbusters II seppe fare: dare vita ad un vero e proprio sequel degno di questo nome.

In questo film c’è proprio tutto: decine di riferimenti ed omaggi di ogni sorta che faranno salire i brividi sulla schiena dei vecchi nostalgici (risentire dopo tanto tempo quella sirena, ad esempio, mi ha scosso profondamente), non solo del film, ma anche del cartone The Real Ghostbusters e del videogioco del 2009. Ci sono vecchi e nuovi amici e nemici. Colonne di libri impilati come nessun umano farebbe mai. Battute che hanno fatto saltare sulla poltrona tutto il pubblico e soprattutto uno spiegone che sta saldamente in piedi e che chiude la lore narrata quarant’anni fa (non me ne voglia Vigo, il flagello di Carpazia, ma la sua storia era totalmente ridicola) dando un senso di compimento che soddisferà proprio tutti.
La cosa migliore è che ognuna di queste citazioni, ammiccamenti ed omaggi, è perfettamente integrata con la trama e lo svolgimento della storia, senza risultare pacchiana o spocchiosamente esposta a fini di fanservice.
Ed è stupendo.

Cosa resta alla fine di tutto? Beh, non vi posso rispondere, ovviamente, ma posso dirvi una cosa: non uscite dalla sala del cinema fino alla fine, fino a quando non si saranno accese tutte le luci e la magia sarà davvero finita.
Almeno per un po’.

Ghostbusters: Legacy arriverà nelle sale italiane il 18 novembre 2021.

Nerdando in breve

Ghostbusters: Legacy omaggia e il celebre film del 1984 portando il franchise nel nuovo millennio.

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