Ed eccoci qui con il Nerdandoconsiglia di Giugno 2020! Andiamo senza indugio a vedere cosa ha gasato questo mese la redazione più bella dello Stivale.
Dissolvenza a nero
Giakimo: Non è la prima volta che parlo della mia passione per la Golden Age di Hollywood, ma in questo periodo ho preso in mano e finito Dissolvenza a nero, serie noir ambientata nella Hollywood del 1948 di Ed Brubaker e Sean Phillips.
La serie racconta la storia di Charlie, uno sceneggiatore in crisi che non riesce a scrivere più dopo la sua esperienza in guerra e si fa aiutare da un amico che è stato inserito nella lista nera dopo la caccia alle streghe comuniste promossa dal governo americano.
È uno spaccato nello studio system e nella paranoia della società americana ed è un noir classico di alto livello, che non sarebbe sfigurato tra i classici cinematografici del tempo. Brubaker ha usato come base per la storia eventi successi davvero e alcune storie che sentì dallo zio, lo sceneggiatore John Paxton, che lavorava proprio a Hollywood in quel periodo. La ricostruzione storica è certosina, la storia complessa e a più livelli e Phillips ai disegni è la solita garanzia. Insomma un gran fumetto, recuperatelo, nella versione originale Image Comics o nella versione italiana Panini Comics.
Modern Love
Clack: Grazie a Morgana che me ne ha consigliato la visione, questo mese ho scoperto Modern Love, miniserie antologica su Amazon Prime Video dedicata all’amore in tutte le sue forme.
Diretta da John Carney, Modern Love prende spunto dalla rubrica settimanale pubblicata sul New York Times con lo stesso titolo.
8 puntate da 30 minuti ciascuna nel corso delle quali si alternano volti conosciutissimi (Anne Hathaway, Tina Fey, Dev Patel, Cristin Milioti, Andrew Scott) e che mostrano tutte le sfaccettature dell’amore, da quelle più ovvie a quelle meno scontate e più sottili.
Una visione piacevole, che scorre leggera e commuove allo stesso tempo: proprio come accade nella vita.
Bliss
Tencar: piccola ma doverosa premessa. Da ragazzino, spendevo parecchio tempo nelle videoteche: ricordo le ore passate a ravanare nel reparto horror – ogni volta che mi avvicinavo, diventavo rosso perché si trovava sempre affianco a quello dedicato ai film a luci rosse – alla ricerca di un qualcosa che mi avrebbe spaventato e stupito. Ho visto davvero di tutto, dai capolavori all’immondizia più totale.
Ecco perché Bliss mi è piaciuto.
Non voglio dare alcun accenno alla trama perché è presente un interessante plot twist che potrebbe rovinarvi la visione ma tenete a mente questa frase: non è un prodotto memorabile ma la fotografia sporca che mi ha rammentato le vecchie pellicole di cui vi ho accennato poco fa, l’anima punk e alcune scene splatter lo rendono perfetto per una calda serata estiva all’insegna dell’orrore.
The Orville
Zeno2K: Tutto quello che era (e dovrebbe diventare) Star Trek e non potrà mai essere.
Mi spiego: con un ritardo imbarazzante per un amante di ST come me, mi sono approcciato a The Orville. I motivi sono due: da un lato ho sempre paura di tutto ciò che scimmiotta o si riferisce all’opera di Roddenberry senza avere il bollo originale; dall’altro ho sempre considerato Seth MacFarlane un completo idiota: non ne ho mai capito la comicità, troppo demenziale, e i Griffin non mi hanno mai fatto ridere.
Però… però Seth MacFarlane è un trekker, e difficilmente i trekker tradiscono il loro cuore.
Infatti è stato così: The Orville è a tutti gli effetti una serie trek, ma spogliata di tutti i fardelli di cui è costretta. Linguaggio scurrile (ma non eccessivo), facezie mai fuori dai limiti, e tante tantissime citazioni dalle varie serie originali.
Un plauso enorme va Scott Grimes (che mi faceva sbellicare dai tempi di ER) che copre il ruolo di amabilissimo cazzone e se mai mi sono identificato in un ruolo trek, questo è quello che sicuramente vorrei essere.
Insomma: mi sono dovuto ricredere. Avevo già apprezzato (con moderazione) il brillante “Un milione di modi per morire nel West” anche per il suo citazionismo spinto e spassoso. Con The Orville ha superato se stesso, dando ai trekker di vecchia il prodotto di cui avevano bisogno: ovvero uno Star Trek adulto, emancipato e un po’ caciarone.
Come me.
Ahsoka
Morgana: Ho sempre amato i film della saga di Star Wars, e negli anni avrei voluto tanto approfondire le storie e i personaggi che compaiono nel suo “universo espanso”, i romanzi e racconti che sono stati scritti dopo l’uscita dei film e sono ambientati nella Galassia lontana lontana, ma la gran quantità di opere e informazioni da recuperare, unita alla non sempre facile reperibilità delle stesse, mi avevano sempre spaventata. Da quando però la Disney ha comprato la Lucasfilm, eliminando praticamente tutto ciò che su SW è stato scritto (a parte ovviamente i film) prima del 2014 e dichiarandolo “non canone”, una nuova speranza si è accesa in me, e ho potuto cominciare, piano piano, a recuperare ciò che invece è uscito dopo il 2014 ed è quindi “canone”.
Complice l’abbonamento a Disney+, la prima cosa che ho fatto è stata divorare (letteralmente) tutte le 7 stagioni (più il film) di Star Wars: The Clone Wars, e poi le 4 di Star Wars: Rebels, che mi hanno fatto impazzire e innamorare in particolare di un personaggio, Ahsoka Tano, la padawan di Anakin Skywalker. Ho deciso quindi di iniziare la lettura dei romanzi del canone partendo proprio da quello dedicato a lei, “Ahsoka” di E.K. Johnston. Uscito nel 2016 cioè, attenzione, prima del meraviglioso finale della settima stagione di The Clone Wars, questo romanzo racconta ciò che succede ad Ahsoka negli anni tra le Guerre dei Cloni e gli avvenimenti mostrati in Rebels. Se come me vi siete innamorati della tostissima togruta e non ne avete mai abbastanza di lei, tuffatevi nella lettura di questo romanzo, molto scorrevole e pieno di dettagli interessanti sulla sorte non solo di Ahsoka ma anche di altri famosi personaggi (niente spoiler!).
Ci sono delle pagine grigie qua e là nel romanzo che rappresentano dei flashback: consiglio di saltare il primo poiché racconta un episodio della settima stagione di The Clone Wars che poi è stato reso diversamente nella serie animata, gli altri invece possono essere letti senza problemi (c’è solo un piccolo dettaglio diverso e trascurabile).
Final Fantasy VII Remake
jedi.lord: Final Fantasy VII è l’unico capitolo della saga che abbia mai giocato. D’altronde, all’epoca in cui uscì, io ero al liceo ed era un vero e proprio cult; nel mio gruppo di amici era praticamente un trend topic, come si direbbe adesso.
Sono passati quasi due decenni da quando passai l’estate in compagnia di Cloud, Tifa, Barrett e l’Avalanche, in giro per il mondo a potenziare materie ed allevare Chocobo, con l’idea di salvare il mondo dalla malvagia ShinRa. Ora, nel 2020, sto facendo la stessa cosa, ma in 4K. (solo perché hai comprato finalmente una TV degna di tale nome, notadiGiando)
Non avrei mai pensato di giocare il favoleggiato remake di Final Fantasy VII così a ridosso dell’uscita, ma un amico (io, notadiGiando) mi ha tentato e non potevo dire di no a Tifa ed Aerith.
E nulla, mi ci sono chiuso, contro ogni logica di (finora) limitato apprezzamento dei JRPG. La magia di Midgar mi ha rapito ancora, e non penso proprio che sia soltanto il fattore nostalgia a dominare. Forse non è il gioco perfetto, ma è di certo un titolo molto bello che sta dominando il mio impegno videoludico in questo strano mese di giugno.
Giusto per farvi capire: non ho ancora preso The Last of Us – Part II perché prima voglio portare a termine questo viaggio.
E chi mi conosce sa benissimo quanto grave sia, questo, come sintomo, dato che aspetto il ritorno di Ellie da 7 anni esatti. Magari ve ne parlerò il mese prossimo.
Russian Doll
jedi.lord: Durante il lockdown ho guardato delle serie abbastanza lunghe perché in effetti avevo il giusto tempo da dedicargli; per fare da contraltare, ora che ho potuto ricongiungermi con il mio affetto stabile, abbiamo deciso di guardare qualcosa di molto breve, concedendoci un semi-binge watching.
La scelta è ricaduta su Russian Doll, di cui avevo tanto sentito parlare e a ragione: mi è piaciuta molto in praticamente tutti gli aspetti che contano, a partire dal personaggio principale, Nadia, che è una bomba. La storia di Nadia è tormentata in modo simile a quella dell’attrice che la interpreta, Natasha Lyonne, e questo non fa altro che aggiungere qualità a storia e sceneggiatura fantastiche. Tramite loop temporali e sorprese ad ogni angolo, parla di empatia, problemi personali e solitudine, e si permette di essere tragica e comica allo stesso tempo.
Guardatela, dura poco e ne rimarrete sicuramente soddisfatti.
The Last of Us Part II
Tencar: non c’è molto da scrivere che non sia già stato scritto. È semplicemente la migliore esperienza videoludica di sempre. (addirittura! allora devo decidermi a finire il primo capitolo notadiGiando)
Fregatevene delle critiche di chi non l’ha giocato, di Metacritic e di tutto il resto: fatevi un favore, acquistatelo e provatelo. Il resto è noia.
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