I miei ricordi
Robin Hood, l’unico film dedicato al celebre “eroe in calzamaglia” che meriti davvero di essere visto, uscì nel lontano 1973. Sì, sono vecchio: ma non così tanto, anche io l’ho visto in VHS da bambino e correvano gli anni Ottanta. Un periodo davvero avido di film d’animazione in TV e dove ogni lungometraggio Disney era per definizione una festa.
All’epoca stavo già manifestando precocemente la mia insana e mai doma passione per medioevo e fantasy (la stessa che oggi mi fa giocare a D&D a 45 anni suonati), è quindi per questo che Robin Hood è sicuramente il mio classico Disney preferito, secondo solo a La Spada nella Roccia. Non a caso credo di aver semplicemente disintegrato la videocassetta a furia di vederlo ancora ed ancora: ogni occasione era buona per rimetterlo su e godermi le spassose gag con Sir Biss, con il Re fasullo succhia-pollici e con, naturalmente, l’immensa coppia: volpe & orso che ancora adesso ispira (qualcuno ha detto Zootropolis?) e fa sognare.
Non so se si è capito: ma faccio davvero fatica a trovare dei difetti in questo film, che pure sta per contare 50 candeline sulle torta ma che non cessa mai di sorprendere per brillantezza. Ma una delle cose che più mi fa (re)innamorare è vedere come all’epoca i bambini non venissero considerati dei cerebrominorati e che anzi, si sapeva utilizzare un medium così popolare per insegnare qualcosa. Mi riferisco al linguaggio parlato nel doppiaggio, che vanta termini astrusi come “avido, cupido, pavido, stupido, zotico, lepido, stolido, trepido, ladro, rapace ed incapace”: sì, proprio la canzoncina da quattro soldi sul Re fasullo d’Inghilterra era capace di farci alzare e andare a prendere un dizionario per capire cosa stesse dicendo. Trovatemi invece un film per bambini degli ultimi 10 anni che non usi un linguaggio da prima elementare.
La colonna sonora
A tal proposito non possiamo non acclamare la colonna sonora, con canzoni che ancora adesso mi sorprendo ad intonare: la mia preferita? Sicuramente “Non a Nottingham”, la struggente melodia intonata dal bardo Cantagallo, doppiato magistralmente dal compianto Gianni Marzocchi.
Sempre lui ha regalato la sua voce alla simpatica “Urca-Urca Tirulero”, mentre la romanticissima “Resterà l’amor” (sì, il momento più noioso del film) è invece cantata da Gianna Spagnulo, una voce d’altri tempi che ci ha accompagnato in brani da solista in molti classici Disney, come Pomi d’ottone e manici di scopa e Gli Aristogatti.
Scavallando nel prossimo paragrafo, occorre riportare alcune curiosità: il celebre tema d’apertura (quello della sfilata degli animali antropomorfi) è stato adottato dai tifosi del Liverpool per il loro capitano Steven Gerrard.
Curiosità
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, soprattutto quando riguarda i miti da sfatare.
È cosa nota che buona parte dei movimenti di Robin Hood, dei modelli dei personaggi, delle danze ecc., siano state prese e copiate da classici Disney precedenti. Il più evidente è sicuramente il modello di Little John, che è chiaramente ispirato (ricalcato?) all’orso Baloo del Libro della Giungla (ed è anche doppiato in italiano dallo stesso attore: sua maestà Pino Locchi); o che Sir Biss sia ispirato a Kaa; ma altrettanto evidente è che la danza nella foresta sia ricalcata su quella di Biancaneve, con una spruzzata del Libro della Giungla e un assaggio degli Aristogatti.
Questi elementi, uniti al fatto che il vecchio Walt fosse passato a miglior vita prima dell’inizio della produzione, ha creato la leggenda metropolitana che il film sia stato girato a basso budget e che per stare nei costi, gli animatori abbiano riciclato vecchie animazioni di altri film. Ebbene: il mito è pronto per essere sfatato. Ricalcare modelli e animazioni da altri film e poi adattarli ai nuovi personaggi è molto, molto più lungo e costoso che non ricreare le animazioni da zero. Il motivo del “riciclo” è semplice: è stata volontà della produzione di inserire elementi già noti al pubblico, presi da film molto amati, così da fungere come sorta di captatio benevolentiae.
Passiamo ad altre curiosità più semplici ma ugualmente intriganti: vi siete mai chiesti perché Sir Biss abbia gli incisivi separati? Non per giustificare il difetto di pronuncia sibilante, ma perché l’attore che lo doppia in originale (Terry-Thomas), ha la stessa caratteristica.
Originariamente Fra Tac avrebbe dovuto essere un maiale e lo sceriffo una capra. Si è optato di cambiare: il primo per non offendere nessun sentimento religioso, il secondo per restare ancorati al vecchio concetto del “lupo cattivo”.
Chiudiamo con quella che trovo più affascinante: l’idea originale di Walt Disney non era quella di un film su Robin Hood, bensì su Reynard the Fox (il Romanzo di Renart, in italiano), una raccolta di racconti medievali risalenti al 1200 con animali al posto degli umani, secondo il tema del “mondo alla rovescia” (bestie che cacciano uomini, bambini che accudiscono adulti, ecc.). Disney però era abbastanza dubbioso che Renart fosse una buona scelta per un eroe, e alla fine si optò per cambiare storia, ma Ken Anderson (lo sceneggiatore) mantenne alcuni degli elementi, come l’antropomorfizzazione degli animali e la volpe per Robin.
Come è invecchiato
Difficile rispondere oggettivamente: sono e resto molto affezionato alla mia infanzia e al mio legame col film. Al netto di questo, e di alcuni passaggi un po’ stucchevoli, credo che Robin Hood resti un ottimo film godibile ancora adesso grazie alla sceneggiatura brillante e alla caratterizzazione spassosa.
Forse può risultare un po’ stringato, con una chiosa che arriva inaspettata e senza un vero legame con quanto successo fino ad un attimo prima, e credo sia l’unico vero difetto della sceneggiatura (ma questo valeva anche 40 anni fa).
I live action
Qui c’è poco da dire: per fortuna non esistono live action ispirati al classico Disney, e mi auguro che non esisteranno mai. Anche perché di film su Robin Hood con attori in carne ed ossa ce n’è per i beati, e sono pochi quelli che si salvano.
Potrei forse immaginare un’operazione in stile Re Leone, ma mi vengono i brividi al solo pensiero.
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