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NerDisney #19 – Il Libro della Giungla

I miei ricordi

Voglio portare i più giovani nei lontani primi anni ’90, quando i film Disney non erano tutto disponibili in home video. Non so se lo sapete ma Disney ha da decenni perfezionato la cosiddetta Disney Vault, dalla quale fa uscire i film ogni tanto e solo dopo che si è creata la richiesta. Quindi quando ci fu il boom delle videocassette, Disney si prendeva tutto il tempo necessario per far uscire i suoi Classici. Il che significa che potevano passare anni prima di vedere un film in videocassetta.

Mia madre però non era d’accordo. Voleva farmi vedere Il Libro della Giungla perché le era piaciuto da bambina e non voleva certo aspettare i comodi della Disney. Quindi durante una vacanza a San Marino trovò una versione pirata del film e me la comprò. Ovviamente la qualità video era quella che era, soprattutto all’inizio. In più, prima del film c’era un corto di Pluto, come se fossimo tornati agli anni ’60 e prima di un film si mandava un cortometraggio.

L’ultima fatica

Il Libro della Giungla uscì al cinema nel 1967 per la regia di Wolfgang Reitherman, uno degli animatori Disney storici e regista di quasi tutti i film del periodo. Ma soprattutto uscì dieci mesi dopo la morte di Walt Disney. Il film fu l’ultimo supervisionato da Disney in persona e l’ironia della sorte è che il progetto lo riavvicinò al cinema d’animazione dopo qualche anno lontano.

L’idea di fare un film tratta dal libro di Rudyard Kipling fu di Bill Peet, sceneggiatore dei due film precedenti La carica dei 101 e La spada nella roccia. Disney però non era contento della stesura di Peet, giudicandola troppo tetra. Quasi tutte le idee di Peet vennero scartate, tranne il carattere dei personaggi e Re Luigi, assente nel libro. Disney incoraggiò gli animatori a non leggere il libro e semplicemente a divertirsi con i personaggi.

Riguardando il film, si nota la natura episodica della storia. Si consolida una formula che era già cominciata con La spada nella roccia e che caratterizzerà tutti i film successivi, cioè meno storia e più personaggi. Nominalmente il film parla del viaggio di Mowgli dalla muta di lupi in cui è cresciuto al villaggio degli umani mentre cerca di scappare da Shere Khan. In realtà la tigre arriva dopo tre quarti di film e più che il viaggio sono i personaggi che incontra ad essere importanti.

Se la storia è ridotta all’osso quello che brilla e che rende questo film uno dei migliori Classici – sì l’ho detto e non lo rinnego – è l’animazione e i vari personaggi. Il Libro della Giungla è un po’ l’ultima fatica non solo di Walt, ma di tutti gli animatori storici, i cosiddetti nine old men. Ognuno di essi lavorò ad una scena, di solito gli animatori gestivano un solo personaggio e basta, dando al film una qualità media sempre alta e un ritmo scatenato. Quando rallenta o si fa serio il film non perde in qualità. La scena in cui Baloo e Bagheera decidono il futuro di Mowgli è un ottimo esempio. Baloo è credibile e toccante quando si rende conto che Bagheera ha ragione e che Mowgli deve andarsene. L’unico pezzo un po’ fuori fuoco è la parte con gli avvoltoi. A quel punto il film ha già presentato tanti personaggi memorabili e siamo troppo vicino al climax per essere troppo presi dal quartetto.

Colonna Sonora

Anche qui come nel film precedente, i fratelli Robert B. Sherman e Richard M. Sherman si occuparono delle canzoni e George Bruns della colonna sonora, con l’eccezione di Lo stretto indipensabile scritta da Terry Gilkyson.

Qui però i due fratelli furono molto più presenti nella fase di stesura delle scene e le canzoni sono quindi molto più integrate con i personaggi, dalla marcetta militare degli elefanti, al canto a cappella degli avvoltoi fino alla ninna nanna ipnotica di Kaa, con la perla di Voglio esser come te, la canzone di Re Luigi cantata in originale da Louis Prima.

Curiosità

Come molti film del periodo, anche Il Libro della Giungla ricicla sequenze e ha scene che verranno riciclate in altri film. In particolare, alcuni pezzi dello scontro tra le scimmie, Bagheera e Baloo viene da Il vento tra i salici, mentre la marcia degli elefanti è tratta dal corto Goliath II. In seguito pezzi di questo film verranno usati in Le avventure di Winnie Pooh e Robin Hood.

Robin Hood riciclerà anche il design di alcuni personaggi, su tutti Baloo, che diventa Little John e Kaa, che diventa Sir Biss. Non solo, ma i personaggi principali verranno quasi tutti riproposti in TaleSpin, una delle serie TV dei primi anni ’90. Nella serie il protagonista è Baloo, Shere Khan è il villain e Luigi l’amico gestore di un bar.

Gli avvoltoi sono ispirati ai Beatles e all’inizio la loro canzone doveva essere nello stile del quartetto, ma pare che John Lennon non gradì molto per cui sono rimaste tracce solo nelle acconciature di tre avvoltoi.

Live Action

Come per altri film, di versioni in live action de Il libro della giungla ne esistono caterve. Sorprendentemente, Disney ne ha realizzate ben tre. La prima nel 1994 è Mowgli – Il libro della giungla, diretto da Stephen Sommers, con Jason Scott Lee, Lena Hadley e Sam Neil. La seconda versione è del 1998, Mowgli e il libro della giungla di Nick Marck con Brandon Baker.

Infine nel 2016 viene prodotto Il libro della giungla diretto da Jon Favreau, il primo dell’attuale ondata di remake live action. Questo film è infatti una versione estesa del film animato, con Neel Sethi unico attore umano nei panni di Mowgli e una serie di star a doppiare gli animali: Scarlett Johansson, Bill Murray, Christopher Walken, Lupita Nyong’o, Ben Kingsely e Idris Elba.

Com’è invecchiato

Sono sincero, non posso essere tanto obiettivo. Per me non è affatto invecchiato, resta un film fresco e divertente, con solo un piccolo calo prima del finale. Ci sono due delle canzoni Disney più belle e un paio di personaggi indimenticabili. Forse non è uno dei capisaldi che vengono in mente quando si parla di Disney e non è innovativo come altri, ma resta un film coinvolgente.

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