Era il 2017 ed ero a Melbourne, in Australia, lontano da casa e dalle console da salotto a cui, per anni, sono stato tanto appassionato. Non sapevo se sarei rimasto nella capitale del Victoria e soprattutto per quanto tempo. Sentivo, però, una maledetta voglia di rimettermi a giocare, a nerdare come non facevo da troppi mesi. All’epoca, prima di emigrare, la mia macchina da gioco principale era la Xbox One e, occasionalmente, il PC. Ovviamente, per quanto appassionato, questi due oggetti non erano in alto nella mia lista delle priorità quando preparavo la mia valigia, con un biglietto di sola andata, per il continente dei canguri. Fu così che pensai “Ehi, perché non comprare una console portatile? Nintendo ne ha appena lanciata una! Magari posso portarla con me se dovessi decidere di tornare in Italia“. Andai da Harvey Norman e, insieme a mia moglie, decisi di comprare, al ragionevole prezzo di 550 dollari australiani, una Nintendo Switch, quella che divenne la mia console preferita di sempre. Eh già, Ayr il boxaro, appena iniziato Breath of The Wild, capì di essere di fronte a qualcosa di potente, inedito e memorabile.
Questo articolo celebrativo della magica console ibrida di Nintendo è un testo molto personale. Voglio semplicemente ripercorrere il mio percorso con la mia amata Nintendo Switch, dallo scetticismo iniziale fino all’annuncio dell’attesissima Switch 2. Sarebbe bello confrontarsi con la community, magari sui nostri canali ufficiali, e scambiare le nostre esperienze videoludiche. Personalmente, ho solo parole positive nei confronti di Switch e spero tanto che Switch 2 possa farmi vivere emozioni simili.
Gli inizi
Come dicevo, prima di emigrare passavo il mio tempo spolpando ogni angolo di Fallout 4 su Xbox One. Inoltre all’epoca ero convinto che nessuna console, in vita mia, avrebbe mai superato l’esperienza che la Xbox 360 mi aveva garantito. Nella mia personale classifica mentale c’era però una console Nintendo, quella della mia infanzia: lo SNES. Ma era il 2017 e i nomi dei personaggi di Kyoto mi dicevano poco oramai. D’altronde la prima PlayStation mandò in soffitta il Super Nintendo e passai poi centinaia di ore in compagnia di PlayStation 2 prima di approdare alla corte di Bill Gates.
Non ho avuto la Wii, né tanto meno il Game Cube o il DS. Non avevo mai sperimentato console portatili ed ero, nel mio inconscio, convinto che il gaming, quello serio, fosse una questione di console premium o PC. E poi arrivò The Legend of Zelda: Breath of The Wild.
Cosa si può dire di BOTW che non sia stato già detto altrove? Ricordo nitidamente la sensazione di volermi svegliare presto, di puntare la sveglia alle 7 nel weekend, pur di esplorare Hyrule. Un sentimento inedito, quasi adolescenziale, che non conoscevo davvero da troppi anni e che fu solo l’inizio di un amore che non ha mai smesso di bruciare.
La cotta iniziale
A parte il mio impiego principale, nel weekend cercavo di consolidare le mie finanze con un secondo lavoro in un ristorante italiano. I miei colleghi erano tutti Sonari che ripetevano “hai buttato i soldi! Ma non capisci che Nintendo, da WiiU in poi, è praticamente morta?“. E io, come spesso mi capita, non riesco a non parlare delle cose che adoro. Una domenica mattina, Enrico, il pizza-chef, si avvicina a me e afferma “bello mio, ho preso la Switch. Me so’ innamorato pure io“. Il passaparola era ufficialmente iniziato.
Io e mia moglie ci alternavamo nel vestire i panni di Link, entrambi senza parole di fronte alla maestosità di Breath of the Wild. Ma perché mai giocare a turni se, senza dover comprare altri joy-con, potevamo divertirci in multi-player. Acquistammo quindi Mario Kart 8 Deluxe e, per i successivi anni, non riuscimmo a stancarcene.
Nell’inverno australiano del 2017 (che qui in Europa però chiameremmo estate), fui folgorato da Splatoon 2. Non avevo mai giocato niente di simile in vita mia. Nintendo, come ben sapete, ha sempre voluto distanziarsi da violenza e temi inopportuni per i più piccoli. Splatoon è stata la geniale risposta alla volontà di avere uno sparatutto nella propria line-up ma renderlo comunque appetibile a utenti di tutte le età. Spesi tantissime ore in compagnia del mio Inkling e per mesi mi ritrovai a canticchiare le musiche di questo videogame.
Ottobre 2017 e Nintendo, non contenta delle gioie che ci aveva già donato in così poco tempo, pubblica quello che considero il miglior platform 3D di sempre: Super Mario Odyssey. Sono passati la bellezza di 7 anni e nessuno è ancora riuscito a scalfire il suo dominio. Per quanto mi riguarda, solo Psychonauts 2 ha raggiunto vette simili ma non con l’immensa qualità media garantita da Super Mario Odyssey. Nel giro di poco tempo, insomma, intuii che Nintendo si era lasciata alle spalle il fallimento di WiiU e che Switch era destinata a lasciare il segno.
L’infatuazione diventa ufficialmente amore
Mentre sto scrivendo questo articolo, fisso le mie Xbox Series X e PlayStation 5, qui davanti a me, in sala. Mi rendo conto solo adesso che nel suo primo anno di vita Switch ha fatto più di loro in 4 anni. Ma continuiamo con la mia storia.
Ho passato larga parte del 2018 in compagnia di ottimi titoli indie di terze parti. Per qualche motivo il Nintendo eShop si è rapidamente configurato come il territorio ideale per promuovere tante gemme indie. Evitai l’acquisto di Kirby Star Allies e Mario Tennis Aces ma mi accaparrai una copia di Octopath Traveler. Quest’ultimo, al di là del comparto grafico mozzafiato, non mi convinse davvero. Mi bastò però attendere dicembre per mettere le mani su quello che entrò di diritto nella top 10 dei miei videogiochi preferiti di sempre. Signore e signori, quello che considero il vero GOTY del 2019, pubblicato il 7 dicembre 2018, gioco su cui ho speso ben 200 ore: Super Smash Bros. Ultimate. Da quel momento in poi il significato stesso di ‘festa in casa’ cambiò e mi ritrovai ad invitare amici e conoscenti a passare serate tra risate, birre e duelli Joy-Con in mano.
Fire Emblem: Three Houses, il mio videogame preferito
O quantomeno nella mia lista dei miei videogiochi preferiti. Nel 2019, tra una partita ad Astral Chain e l’altra, mentre mia moglie intorno a novembre si teneva impegnata con Pokémon Sword and Shield, scoprii appunto Fire Emblem: Three Houses. Quello di Fire Emblem era un altro di quei brand con cui non avevo mai avuto a che fare e, ancora una volta, un gioco che mi folgorò all’istante.
Poche volte in vita mia mi è successo di innamorarmi di qualche opera o evento così, di getto, durante la prima esperienza. Mi capitò forse solo con i Motorhead che, quando vidi live, non conoscevo quasi per nulla e che divennero immediatamente una delle mie band preferite. Con Three Houses ebbi un colpo di fulmine simile e passai centinaia di ore in compagnia di Claude, Edelgar e Dimitri. Fire Emblem: Three Houses totalizzò la mia vita, tant’è che, all’epoca e per tanto tempo, non riuscivo a pensare ad altro. Grazie a questo gioco approfondii anche grandi amicizie nella vita reale, dato che mi confrontavo con amici sulle varie scelte del gioco. A proposito, saluti a Marica, che sicuramente ricorda il 2019 di Switch con la stessa gioia mia.
La pandemia e la salvezza grazie ad Animal Crossing: New Horizons
Sarò banale e ripetitivo. Avete già letto questa frase, centinaia di volte altrove. Ma, anche per me, la terribile pandemia da Covid fu un filino più sopportabile per merito di Animal Crossing: New Horizons. Ancora una volta sto parlando di una ‘first experience’ per me, visto che non avevo mai giocato a un Animal Crossing. Iniziate ora a capire il filo conduttore di questo articolo? Quante console, davvero, possono vantare un parco titoli capace di catturare dopo la prima sessione? Nella mia vita, solo la Switch.
Ma torniamo a Tom Nook e soci. In casa, io e mia moglie, alternavamo il possesso della cartuccia di New Horizons. Lei creava la sua isola sulla Switch Lite, io sulla mia, oramai stanca, Switch principale. Per mesi, nelle nostre stanze, è risuonata la fantastica colonna sonora di questo capolavoro videoludico, alternato a quella geniale canzone meme sul gioco che potete trovare qui.
Ed è anche grazie ad Animal Crossing: New Horizons che nacque la mia grande amicizia con il buon Mentore, mentre ci aiutavamo a trovare rape da vendere al prezzo giusto, protetti dalle mura domestiche da quella che sembrava essere una pandemia senza fine.
Un’occasione per recuperare altri grandi titoli
Il 2021 e 2022 furono anni dove mi sono dedicato più all’Xbox Game Pass e al gaming PC. La mia curiosità da gamer e recensore mi ha sempre portato ad esplorare ogni piattaforma possibile e, visti anche i grandi vuoti lasciati da Nintendo, ho approfittato per recuperare giochi inesplorati negli anni precedenti.
Ebbi l’occasione di apprezzare il sottovalutatissimo Luigi’s Mansion 3 che rapidamente si configurò come il titolo ideale da giocare in couch co-op. Tentavo di tenermi in forma con Ring Fit Adventure, rimanendo sorpreso come un bimbo di fronte alle sue grandiose potenzialità. Ebbi l’occasione di saggiare la grande qualità di Mario Party e la sua innata capacità di donare gioia e divertimento.
Ma, più di tutti, un videogame ha caratterizzato quel biennio, per me, e lo porto ancora nel cuore. Sto parlando, ancora una volta, di un brand nuovo per me, ma che tornava ad un titolo 2D dopo ben 19 anni: Metroid Dread. Quello che, per me, insieme a Forza Horizon 5 e The Artful Escape, fu il GOTY del 2021 e che, ancora una volta, testimoniava l’assoluto genio e l’incredibile creatività degli sviluppatori Nintendo. Un metroid-vania perfetto in ogni sua componente e che, ancora oggi, vorrei giocare e rigiocare.
I tempi più recenti e l’amore per Link (di nuovo)
E arriviamo finalmente ai nostri giorni, dove la Switch è diventata, soprattutto, la mia forma d’intrattenimento nei miei viaggi in autobus per raggiungere Dublino dalla sua periferia. Grazie ad essa ho potuto godermi i primi 2 Bayonetta (il secondo dovrebbe essere giocato da chiunque), una manciata di indie e Pikmin 4.
Agli inizi del 2023 ebbi l’occasione di calarmi nei panni di Samus e recuperare il primo Metroid Prime. Al di là dell’operazione di remastering assolutamente riuscita, questo gioco non ha fatto altro che aumentare il mio già notevole hype per il quarto episodio in uscita, si spera, nel 2025. Il vero canto del cigno di Nintendo Switch è stato però il maestoso The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom. Un titolo controverso per molti, assolutamente imperdibile per me. L’unico videogame che, a mio parere, è stato capace di superare, senza però renderlo obsoleto, Breath of The Wild. Con grande orgoglio lo nominai ai Nerdando Awards di quell’anno e sono tuttora convinto che sia il vero GOTY del 2023. E, se non siete d’accordo, bene così: Nerdando è nato per condividere le proprie passioni e per parlarne assieme. Lo sapete, no?
Rimane il fatto che Tears of the Kingdom è stata l’ultima grande bomba lanciata dalla casa di Kyoto per la sua console ibrida. Dall’ultimo Zelda in poi, trasferte in autobus a parte, ho passato poco tempo in compagnia della mia adorata Switch, complice anche la volontà di voler recuperare un po’ di tempo perso su Xbox e PlayStation. In questo discorso inserirei anche la roboante Steam Deck che, ammetto, ha rimpiazzato la Switch sul suo stesso territorio pur non potendo contare sulla stessa portabilità.
Un ottimistico occhio al futuro
Sono sicuro che ognuno di noi avrà interessantissime storie da raccontare sulla propria console preferita. Magari molti di voi concorderanno con me e metteranno la Nintendo Switch sul personale gradino più alto del podio. Io, oramai, credo che non potrò mai più sorprendermi, in vita mia, come ho fatto con la Switch, soprattutto considerando il mio passato completamente avulso dalle IP di Kyoto.
Non vedo l’ora però di mettere le mie mani sulla Nintendo Switch 2 sperando che sarà capace di replicare anche solo una frazione dello splendore imbastito dal suo predecessore. In questo lungo racconto, chissà quanti videogame ed esperienze ho dimenticato di citare. Posso solo assicurarvi però che ogni momento passato in compagnia di Switch è stato magico, inimitabile e prezioso. Spero che anche voi possiate capire le parole e, in caso contrario, perché no, potrete sempre recuperare questi tesori in futuro.
In bocca al lupo, Switch 2. Facci sognare anche questa volta.
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