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NerDisney #22 – Le avventure di Winnie the Pooh

I miei ricordi

Ahimé, di Le avventure di Winnie the Pooh non ho grandi ricordi. La prima volta che ne ho visto qualche fotogramma, avevo undici anni e stavo giocando con la cuginetta di tre. Non mi prese particolarmente, la maggior parte dei personaggi mi stava antipatica (tutti tranne Tappo a dire il vero) e il mio interesse verso il film è nato e morto lo stesso giorno. L’ho riguardato ora, a ventisei anni, unicamente per scrivere quanto state per leggere: mi sono commossa due volte, e il personaggio schiferito risulta essere, immancabilmente, lo stesso coniglio dalle orecchie lunghe di cui sopra.

Curiosità

Le avventure di Winnie the Pooh è il lungometraggio animato del 1977 (che in Italia arriva solo 20 anni dopo) tratto dai libri per l’infanzia Winnie Puh (1926) e The House at Pooh Corner (1928), scritti da Alan Alexander Milne e illustrati da Ernest Howard Shepard.

Milne iniziò a scrivere le vicende dell’orsetto ispirandosi ai pupazzi di stoffa del figlio, primo destinatario di tutte le storie. Figlio che, non a caso, porta lo stesso nome dell’unico personaggio umano della storia: Christopher Robin.

Guardando il film in questi giorni, ho apprezzato diversi giochi di parole o stramberie che sicuramente la prima volta mi erano sfuggiti.  Fra questi, sicuramente il segnatempo che trionfa a casa dell’orsacchiotto: l’Orologio a Pooh-pooh, classico cucù in cui l’uccellino è sostituito da un orsetto, che spunta fuori da un barattolo di miele.

Di miele l’orsetto ne è ghiotto, e grazie alla creatività di cui è intriso riesce in ogni avventura a escogitare un nuovo piano per accaparrarsene. Uno fra tutti, fingersi una nuvola per trarre in inganno le api del favo. La strategia prevede di appendersi a un palloncino di elio, in modo da volare alto nel cielo, ma solo dopo essersi cosparso di fango, così da somigliare a un nugolo temporalifero.

Altra grande scoperta, è la famosa scena della festa di compleanno. Magari non la ricordate, ma personalmente mi è capitato di vederla stampata su svariati biglietti celebrativi o d’invito, tutta bella colorata nei toni pastello ormai tipici della storia. Ecco, in realtà quella che viene celebrata è la festa da eroe, organizzata da Cristopher Robin per Pooh dopo un intrepido salvataggio di Pimpi. La stessa festa viene poi estesa dall’orsetto al maialino, meritevole di aver regalato la propria casa al gufo, decidendo di andare a convivere con il protagonista di tutte le storie.

Colonna sonora

Contrariamente ad altri film d’animazione, di Le avventure di Winnie the Pooh non sono passate alla storia colonne sonore particolarmente incisive. Tuttavia, non sono mancate canzoni memorabili: fra le tante non posso non citare Efelanti e Noddole, cantata da Tigro e rimasta come prova delle inquietanti canzoni innocue nascoste nei film per l’infanzia, al pari dei Rosa elefanti di Dumbo.

Una storia senza diritti

Tralasciando i pachidermi, la più celebre canzone di Le avventure di Winnie the Pooh è probabilmente quella della ginnastica mattutina, oggi forse più nota per i meme che la ispirano più che per la versione originale.

Parlando di ispirazioni e versioni originali, il 2022 è l’anno in cui ufficialmente sono decaduti i diritti della storia originale. La legge del copyright americano prevede infatti che dopo 96 anni dalla creazione di un’opera d’ingegno, qualsiasi diritto d’autore in merito decada. Di conseguenza, la storia di Milne e i disegni di Shepard sono ora di pubblico dominio, ed ecco perché fra non molto potremo guardare un horror ispirato proprio al primo romanzo: Winnie the Pooh: Blood and Honey, diretto d Rhys Frake-Waterfield.

Lo scorso 14 luglio è stata rivelata la locandina del film (la trovate qui sotto), mentre per l’horror vero e proprio pare dovremo aspettare novembre 2023. Unica certezza, l’assenza di Tigro: il saltellante amico compare per la prima volta in The House at Pooh Corner, per cui, almeno per un paio d’anni ancora, dovremo accontentarci della versione disneyana.

Com’è invecchiato

Horror a parte, a me sembra che Le avventure di Winnie the Pooh sia invecchiato egregiamente. Così come i romanzi da cui è tratto, anche il lungometraggio è ad aneddoti, rendendosi fruibile anche a chi volesse assaporarlo a piccole dosi. Nella prima storia, Winnie mangia troppo miele e resta incastrato, ostruendo l’ingresso alla tana di Tappo. In un’altra avventura, è ventodì: Pimpi, dopo essersi trasformato casualmente in un aquilone, diventa ufficialmente il coinquilino dell’orsetto Pooh.

Tante storie costellano le avventure di Winnie e i suoi amici, in particolare la conoscenza con Tigro o l’esasperazione di Tappo, che propone di abbandonare il felino in un bosco per fargli passare la voglia di saltare.

Ogni personaggio ha una sua personalità specifica, e se negli anni qualcuno ci ha visto la personificazione esasperata di disturbi dell’umore o della psiche, è sicuramente vero che sia facile immedesimarsi in alcuni tratti, forse per via dell’ormai sdoganato Effetto Forer.

Non mi stupirei se un domani incappassi in un libro dal titolo La filosofia di Winnie the Pooh, essendo il cartone costellato di frasi che avrebbero un senso ampio e trasversale pur se estrapolate dal contesto originario. Una fra le tante:

“Non bado molto alle foglie che volano via,

ma a quelle che tornano sì”

detta da Pimpi, intento a spazzare il cortile durante la giornata ventosa ma, credo, utilizzabile come aforisma stand alone.

[Edit: ho effettivamente googlato “La filosofia di Winnie the Pooh”: ho trovato Winnie Puh e la filosofia, saggio di John Tyerman Williams che dimostrerebbe come l’intera filosofia occidentale trovi la sua esposizione nelle parole di Winnie Pooh. Non ho altro da aggiungere.]

Live Action

Oltre ai seguiti animati (se su Disney + cercate “Winnie the Pooh”, trovate almeno 10 risultati diversi), nel 2018 è uscito al cinema Ritorno al bosco dei 100 Acri. Ero andata all’anteprima stampa e ve ne avevo parlato qui, perciò eviterò di dilungarmi ulteriormente. Vi basti sapere che al solo riguardare la locandina mi tornano gli occhi lucidi, perciò se foste in cerca di un film riflessivo, delicato, commovente ma non drammatico, Ritorno al bosco dei 100 Acri può fare al caso vostro.

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