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Call of Duty: Vanguard – La solita guerra ma più grande

Recensione

Benvenuti e bentornati al nuovo, ennesimo capitolo della saga di guerra più famosa del mondo videoludico: Call of Duty.

Personalmente ho trascorsi contrastanti con questo franchise, con alcuni alti o altissimi (Modern Warfare 2 e Black Ops sono i miei preferiti) e alcuni crolli verticali in cui a fronte del compitino minimo poco altro era stato messo a disposizione del giocatore.
Lo ammetto: da avventuriero prevalentemente single player, forse non è questa la saga che fa per me. Ormai da molti anni la Campagna fa solo da antipasto, da palestra di riscaldamento per il comparto multiplayer che risulta essere il cuore pulsante del titolo.

Call of Duty: Vanguard fa eccezione? Eccovi le mie impressioni.

Single player

La campagna ci porta a vivere, ancora una volta, una pagina della guerra più celebre e fruttata da tutti i media: la Seconda Guerra Mondiale. Non me ne vogliano Snoopy e l’intrinseca romanticheria della Grande Guerra, la verità è che fare a fette i nazisti è ancora la cosa più divertente da fare in un videogioco di guerra, anche per gli evidenti dilemmi morali che da alcuni anni si accompagnano alla piaga del politically correct e che, giocoforza, non è più possibile giustificare con una alzata di spalle e un “ma sì, sono solo terroristi”.
Insomma: i nazisti sono cattivi, e basta. Come gli zombi, dopotutto. Non parliamo dei nazisti-zombi allora (e invece ne parliamo più avanti).

Ma torniamo alla Campagna single player: i protagonisti sono i membri della Task Force 1, un gruppo di reduci irriducibili che provengono da mezzo mondo e a cui viene affidato il compito di trafugare il progetto Phoenix. Cosa sia esattamente, però, non è dato saperlo ai nostri, che dopo una rocambolesca prima missione ad alto tasso adrenalinico nel cuore del Terzo Reich, vengono messi a mal partito dal cattivone di turno: il generale Hermann Freisinger.

Da qui si parte con una serie di flashback che ci consentiranno di scoprire le personalità, la storia individuale e le peculiarità dei nostri eroi.
Si parte con il leader del gruppo: Arthur Kingsley, camerunense dal cuore inglese. Lucas Riggs, australiano esperto di esplosivi. Wade Jackson, classico yankee dal cuore grande e dalle mani pesanti e Polina Petrova, ispirata al cecchino russo realmente esistito Lyudmila Pavlichenko, il personaggio meglio riuscito.

Dal punto di vista del gameplay non c’è molto da dire (purtroppo). Molta carne è stata messa al fuoco, ma viene sfruttata davvero poco. Il cecchino Polina Petrova, ad esempio, può sfruttare la verticalità, e questo in prima battuta dà l’idea di una ventata d’aria fresca ad una modalità di gioco che si ripete quasi invariata da anni. Allo stesso modo la sequenza di Wade Jackson ci porta a bordo di un aereo e anche qui si ha la sensazione di poter fare qualcosa di nuovo. E ancora: nella prima sequenza, ambientata su un treno in corsa, è possibile aprire porte e portelloni per controllare i nemici, modificare il percorso per arrivare a destinazione.

La verità, però, è che tutti questi elementi, sebbene implementati, risultano solo un altro modo per mascherare quello che alla fine è sempre lo stesso corridor shooter: non importa cosa facciamo, il percorso è prestabilito e ci condurrà sicuramente là dove gli sviluppatori hanno voluto per noi.
Questo, poi, si unisce certo ad un gunplay ispirato e solido, a cutscene dalla qualità strabiliante, e alla frenesia dei 60 fps saldi e ben inchiodati. Insomma: la campagna è divertente, ma si colloca un gradino sopra le emozioni e il piacere di vedere un bel film di guerra.

Unica, grande, eccezione è la missione finale: in cui gli eroi sono nuovamente uniti e saltiamo da un’abilità all’altra, da un personaggio all’altro, in una missione dinamica, esaltante e spettacolare. Intendiamoci: Call of Duty: Vanguard ha una campagna single player assolutamente godibile, che regala una buona dose di emozioni e un certo livello di sfida (se giocata a “veterano”), ma, complice anche una IA non eccezionale, finisce con l’essere, di nuovo, un antipasto al multiplayer.

Multiplayer

Come si sarà intuito dal mio articolo, finora, il comparto multiplayer non è la prima cosa che guardo in un Call of Duty. Se escludiamo le SpecOps, che ho adorato alla follia in MW2, ho provato diverse volte a cimentarmi, ma con scarsissimo successo.
Il grosso problema è che non ho fisicamente il tempo da dedicare per diventare esperto delle mappe, delle modalità di gioco, o anche minimamente competitivo contro la moltitudine di incredibili pro-player che si trovano online. A volte anche prendere per bene la mira, nella frazione di seconda che ci è concessa, è per me un problema.

Mi sono quindi approcciato a questo comparto con estrema diffidenza, e mi sono dovuto immediatamente ricredere.
Partiamo subito col dire che l’offerta, fin dal primo giorno, è semplicemente incredibile: oltre 20 mappe studiate in modo certosino, dettagliate all’inverosimile, e incredibilmente evocative (ho adorato quella ambientata in Toscana).

Ma non è tutto qui: sebbene il cross play sia attivo e ci faccia scontrare con utenti PC, non solo sono riuscito a giocarmi diverse partite in modo dignitoso, ma ne ho anche vinte parecchie. Non ci sono grandissime novità sulla progressione del personaggio, se confrontiamo Call of Duty: Vanguard con le versioni precedenti, eppure c’è abbastanza per plasmare il personaggio al nostro personale stile di gioco: missioni e sfide per sbloccare nuove modifiche e nuove armi, abilità tattiche di cruciale importanza, skin estetiche dettagliate e chi più ne ha ne metta.

Tutto in questo titolo grida al “guardatemi, sono semplicemente fantastico!”. E non potrei essere più d’accordo. Il livello di sfida è notevole (mitigato in parte dalla possibilità di attaccare mouse e tastiera alla console Xbox, dove l’ho testato) e capita spesso di essere bruciati senza capire bene da dove siano arrivati i colpi, ma la colpa non è nel level design, ma unicamente nella necessità di imparare meglio mappe e modalità di scontro.
Il punto focale è che è stato fatto un grande lavoro per migliorare la giocabilità di questo comparto: chiunque, anche i meno esperti, può gettarsi nella mischia e iniziare a destreggiarsi davvero in poco tempo.

A tal proposito, oltre alle solite note, fa la sua comparsa la frenetica modalità Champion Hill che presenta una serie di partite testa a testa in stile torneo, dove i giocatori possono giocare da soli, in coppia con un amico o con due amici per affrontarsi in arene composte da quattro mappe.

Torna anche la modalità zombie, che, a fronte di una lore non proprio originale, si rivela essere davvero sfidante e divertente: sia nella versione classica ad ondate di difficoltà crescente, sia nella versione percorso, in cui dobbiamo raggiungere la fine dello stesso. Tra una missione e la successiva potremo poi spendere i crediti guadagnati per potenziare il nostro arsenale, prima di affrontare la sfida successiva.

Naturalmente è disponibile anche il collegamento al celebre battle royale Call of Duty: Warzone, che, però, a mio avviso non aggiunge nulla alla già ricca offerta sul mercato.

Comparto tecnico

Come detto, il lavoro fatto è notevole: il colpo d’occhio fa crollare la mascella durante le cutscene e le ambientazioni notturne sono semplicemente fantastiche, grazie agli effetti di luce.
La cosa che mi ha fatto storcere il naso è che ci sono ancora molti elementi “falsi”. Benissimo le barriere che si sgretolano e gli elementi che vanno in mille pezzi, ma arrivati nel 2021 mi aspetto di veder esplodere il mobilio se gli scarico addosso raffiche di mitra.

La frenesia del gioco, venendo ai dati spicci, è assicurata da una frequenza stabile e senza rallentamenti: ho testato la mia copia su Xbox Serie X e non posso che essere entusiasta, sia di questo che della bellezza degli scorci.

Fantastico il doppiaggio, come sempre, anche se in italiano perdiamo le performace di artisti del calibro di Dominic Monaghan (che non necessita presentazioni) nel ruolo dell’antagonista Jannick Richter e Laura Bailey (Abby di The Last of Us parte II e Kait Diaz in Gears of War 4 e Gears 5) in quello di Polina Petrova.

Conclusioni

Tecnicamente quasi impeccabile, multiplayer divertente, campagna sacrificata. Questo in breve il mio giudizio per un nuovo capito che saprà certamente rapirvi.
Call of Duty: Vanguard è disponibile in tutto il mondo su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One®, Xbox Series X|S e PC tramite Battle.net da venerdì 5 novembre 2021.

Nerdando in breve

Call of Duty: Vanguard è il nuovo capitolo del celebre FPS ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale.

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