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#NerdandoConsiglia: Jupiter’s Legacy

Passano gli anni e si continuano a scrivere storie di supereroi. Ormai si continuano pure ad adattare al cinema e alla TV storie di supereroi. L’ultimo arrivato, Jupiter’s Legacy, serie Netflix in uscita il 7 maggio e tratta dall’omonimo fumetto di Mark Millar e Frank Quitely.

Jupiter’s Legacy fa parte del cosidetto Millarworld, quell’insieme di serie a fumetti che il vulcanico autore scozzese realizza al solo scopo di venderne i diritti cinematografici, come successo per Kick Ass e Kingsman. Non pago, Millar ha venduto tutta l’etichetta direttamente a Netflix.

Ora, non voglio parlare di politiche aziendali, nè delle scelte professionali di Millar, ma di Jupiter’s Legacy, fumetto uscito nel 2013 e completato con lentezza disarmante da Quitely. Da noi è stato pubblicato da Panini Comics, mentre in inglese è uscito per Image Comics. Entrambe le edizioni sono in due volumi, più un prequel chiamato Jupiter’s Circle.

Trama

Nel mondo del fumetto, un gruppo di esploratori nel 1932 viaggia su un’isola misteriosa dalla quale tornano investiti di poteri straordinari. Decidono quindi di diventare supereroi e aiutare a salvare gli Stati Uniti d’America. Decenni dopo, i vecchi eroi sono ancora lì e le nuove generazioni di eroi sono alle prese con la pesante identità famigliare.

Millar è un furbone, ma una cosa si deve dire: tutte le sue storie hanno sempre dei concept interessantissimi. Questo ha un’idea molto fumettistica: l’eredità del supereroe e delle sue linee guida che da sempre attraversano il genere.

Da un lato c’è la storia vera e propria, dall’altro c’è tutto un discorso meta-fumettistico su alcuni capisaldi dei supereroi come le identità segrete o la non interferenza nella politica. Elementi che durante la Golden Age supereroistica ci stavano pure, ma nel XXI secolo stridono un po’.

L’origine del supereroe

Millar è sempre dissacrante e sopra le righe e non mancano quei momenti in questo fumetto. Ma c’è dell’altro. Qui l’autore mostra anche un discreto cuore e amore per i supereroi. A differenza di altri autori britannici, Millar ha scritto tanti supereroi e con notevole successo. Non solo, ma si è sempre visto che era un mondo che gli piaceva.

Certo, con The Authority e Ultimates ha semi distrutto il concetto classico di supereroi, ma forse non si poteva fare diversamente all’epoca. Già con una miniserie personale e sentita come 1985, Millar ha mostrato quanto amasse il genere.

Qui non siamo da quelle parti, per certi versi fa capolino troppe volte la ricerca della scena cult o della storia perfetta da adattare al cinema. Ma in certi frangenti emerge questa volontà nostalgica e di rispetto per il passato, con un frullatore di elementi e di citazioni pulp come King Kong e Superman ma anche storie più moderne come Watchmen.

Collaboratori eccezionali

Se c’è una cosa per cui vale sempre la pena leggere una serie del Millarworld è per i disegni. Millar infatti ha sempre collaborato con la crema del fumetto americano e Jupiter’s Legacy non fa eccezione.

Quitely aveva già lavorato con Millar nel suo ciclo capolavoro di Authority. Qui è sempre lo stesso pazzesco disegnatore, che ha causato i ritardi della serie per lavorare al meglio alle tavole. E si vede, con alcuni momenti veramente da lasciare a bocca aperta. Anche se alcune tavole invece sembrano più tirate via, proprio per la lunghezza di cui sopra. Ma poche chiacchiere, parliamo sempre di grandissimi disegni.

Insomma, finora non l’avevo mai considerata tanto questa serie, perché il Millar recente mi attrae poco, ma con l’arrivo della serie TV ho deciso di dargli una chance e sono rimasto soddisfatto. Non è un lavoro chissà quanto originale, ormai sulla decostruzione del supereroe escono fumetti da più di 30 anni. Però diverte e mi è sembrato un fumetto più sentito e meno alimentare del solito. E poi i disegni di Quitely rendono tutto più bello, c’è poco da fare.

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