Il cinema mi è sempre piaciuto, tanto. Non solo per le storie raccontate nel buio di un grande schermo (che chissà quando rivedremo), per il fascino di un racconto in cui entri anima e corpo nella vita di qualcun altro che è lontano da te anni luce. Certo, anche la possibilità di viaggiare in un’epoca lontanissima o provare emozioni pericolose senza muoversi dalla sedia sono motivi più che validi.
Oltre a questo mi ha sempre affascinato l’idea di conoscere la storia personale di chi ha messo in gioco il proprio vissuto per poter interpretare in modo credibile un personaggio. Storie pazzesche di persone che hanno fatto sognare milioni di spettatori, magari nascondendo una vita vera fatta di sofferenza, compromessi e rinunce. Hollywood, la miniserie in 7 puntate appena sfornata da Netflix mi ha aiutato ad evadere per un po’ da questa quotidianità di mascherine e code al supermercato ed immergermi in un sogno.
Ho trovato meraviglioso l’intreccio tra fatti reali ed avvenimenti che se fossero realmente accaduti avrebbero reso questo mondo migliore, molto prima. È rassicurante da un certo punto di vista rendersi conto di quanti passi in avanti abbiamo fatto nei confronti della tolleranza e nel rispetto di chi è diverso da noi.
Un po’ meno pensare che ancora adesso ci siano forme vergognose di discriminazione ingiustificata.
E che per poter raggiungere un obiettivo non bastino talento, impegno e volontà.
Questo forse, aldilà della cornice hollywoodiana è il vero tema della faction ideata da Ryan Murphy: storie inventante inserite in un contesto reale con fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti. Provare ad immaginare cosa sarebbe accaduto se già negli anni ’40 minoranze etniche, omosessualità, uguaglianza di genere fossero stati accettati e sponsorizzati da un canale di comunicazione potente come quello cinematografico apre le porte a un mondo davvero diverso da quello in cui abbiamo vissuto finora.
Trama
La seconda guerra mondiale è finita da pochissimo e la gente ha bisogno di sognare, di evadere: Hollywood risponde a questo bisogno.
Non solo per chi lo vive sul grande schermo, ma anche per chi sceglie nella vita di regalarsi una nuova opportunità e spera in una carriera nel mondo dorato del Cinema.
I nostri protagonisti sono un’attrice di colore obbligata a ruoli di cameriera stereotipata, un brillante sceneggiatore gay e nero, un regista mezzo filippino che crede nei sogni ed un ex soldato che vuole sfondare armato solo della propria prestanza fisica.
Dall’altra parte del cancello gli agenti cinematografici rovinano o eleggono star dell’anno una persona in men che non si dica (e non sempre per i motivi migliori), i produttori sono obbligati ad attenersi alle ipocrite e rigidissime regole del Codice Hays, secondo cui andava rispettata una condotta morale totalmente di facciata.
Personaggi e ambientazione: cosa c’è di vero
Se avete già visto Hollywood e volete scoprire cosa ci sia di vero o falso nei fatti narrati nella miniserie Netflix potete leggere questo paragrafo; se invece preferite scoprire dopo averlo visto cosa c’è di fake, vi consiglio di passare al paragrafo successivo.
Un po’ come nei quiz, ho trovato molto divertente il mettere alla prova le mie conoscenze sulla vita vera dei protagonisti e sulla capacità di distinguere fatti reali da episodi totalmente inventati. La realtà come sappiamo spesso supera di gran lunga la fantasia e materiale buono per proporre dei personaggi che sembrino totalmente inventati ma che non lo sono affatto Hollywood ne fornisce a iosa.
Archie Coleman, Jack Castello, Raymond Ainsley e Camille Washington
I quattro protagonisti principali della miniserie sono tutti ispirati a storie vere, ma nessuno di loro nello specifico rappresenta la vita reale di qualche attore, regista o sceneggiatore hollywoodiano.
Gli ACE Studios
La Major di produzione cinematografica è stata ideata appositamente per la miniserie creando una via di mezzo tra la Metro-Goldwyn-Mayer e la Universal Studios. Così come il personaggio di Avis Amberg, la donna ebrea che da moglie trascurata si trasforma in imprenditrice coraggiosa, è nato dall’incrocio di due personaggi realmente esistiti: la produttrice teatrale Irene Selznick e Sherry Lansing, prima donna a capo di uno studio cinematografico.
Rock Hudson
A parte il fatto che quello vero fosse moooolto più bello dell’attore che lo interpreta (quasi) tutti i fatti narrati corrispondono alla verità. Nato in Illinois ed adottato dal patrigno, Roy Fitzgerald finì davvero sotto le grinfie del perfido agente Henry Willson, che lo costrinse a rifarsi i denti (ed a sposare la segretaria per nascondere la sua omosessualità).
Vero anche il fatto che il primo ciak fu per lui disastroso, dovendo ripetere la stessa scena 37 volte per il film Falchi in picchiata. Totalmente inventato invece l’episodio relativo al coming out dell’attore alla premiazione degli Oscar. L’attore rimase sposato per tre anni e continuò ad avere relazioni gay, fino a divenire nel 1985 il primo volto noto a morire di AIDS.
Anna May Wang
Purtroppo anche la vita dell’attrice di origine asiatica è stata infelice e segnata da gravi forme di razzismo come in Hollywood. Costretta ad interpretare per anni ruoli stereotipati nonostante le sue indiscusse capacità recitative, si vide rifiutare la parte della protagonista cinese del film La buona terra, che valse l’Oscar alla tedesca Luise Rainer.
Henry Willson
Jim Parsons interpreta un disgustoso e potentissimo agente realmente esistito, abituato ad abusare dei propri clienti offrendo in cambio ruoli prestigiosi in svariati film. Fra i tanti attori che contribuì a rendere famosi, oltre a Rock Hudson ci fu Lana Turner. Dopo aver mortificato per anni moltissime persone, perse buona parte del suo prestigio ed arrivò alla fine della sua esistenza vittima di obesità, alcolici e droga.
Ernie West
Il fascinoso titolare della pompa di benzina più ben frequentata di Hollywood riprende la vera storia di Scotty Bowers, ex-marine che nel ’46 prestò servizio presso la Richfield Oil gas station creando una nuova opportunità di entertainment alla sua facoltosa clientela. Dopo qualche anno abbandonò la sua copertura per lavorare come barista, ma senza rinunciare ai servizi sessuali offerti ai suoi clienti. Il personaggio interpretato da Dylan McDermott riprende a grandi tratti la vita del gigolò e magnaccia più famoso di Hollywood, morto l’ottobre scorso ed autore di un memoir in cui racconta di aver soddisfatto le voglie di personaggi come Cary Grant, Ava Gardner, Katherine Hepburn o Spencer Tracy.
Hattie McDaniel
Fu la prima donna afro-americana a vincere un Oscar (Via col Vento, 1940) e, come si vede nella miniserie, alla serata non le fu permesso di sedere vicino agli altri attori. Interpretata dalla bravissima Queen Latifah, Hattie Mc Daniel è stata una cantante di Gospel, ha lavorato in televisione ed in radio ed è una delle pochissime star a vantare due stelle sulla Walk of Fame.
Progetto
L’iniziativa Hollywood è solo uno dei progetti che Netflix ha affidato alle sapienti mani di Ryan Murphy, offrendogli un contratto da 300 milioni di dollari per cinque anni di attività. Per questo progetto ideato insieme ad Ian Brennan si è affidato ad attori molto conosciuti dagli amanti delle serie televisive: Darren Criss (Raymond Ainsley) arriva da Glee e American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace, David Corenswet (Jack Castello) era in The Politician, Jim Parsons (Henry Willson) è sempre bravissimo anche quando non interpreta il nostro amato Sheldon di Big Bang Theory, Patti LuPone che ha lavorato in Pose.
Se del Cinema amate anche la storia degli attori e siete vittime del fascino della Hollywood anni’40, non potete assolutamente perdervi questa miniserie targata Netflix.
Trailer
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