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#NerdandoConsiglia: La storia fantastica

princess bride

Quando il piccolo Jimmy prende l’influenza, il nonno decide di fargli compagnia leggendogli una fiaba. Il bambino inizialmente preferirebbe i suoi videogame, ma la storia del nonno pian piano lo coinvolge sempre di più.

La storia fantastica spiega già nel titolo tutta la sua essenza: quella a cui assistiamo è esattamente quello che il titolo promette, e cioè una storia fantastica, per l’appunto. Usando come spunto narrativo la situazione del bambino malato e del nonno che gli racconta una favola, nella quale tutti noi possiamo ritrovarci senza fatica, ci trasporta in un mondo altro, fantasy più che mai, e ci trascina in una serie di vicende avventurose e romantiche, fino all’immancabile lieto fine.

Le caratteristiche per diventare un cult immortale, come vedete, ci sono già tutte. A queste si aggiungono personaggi così ben caratterizzati da restare scolpiti nella memoria (chi di noi non è in grado di recitare a memoria il monologo di Iñigo Montoya?), ottimi attori e musiche adattissime.

Diretto da Rob Reiner (prima dei suoi due più grandi successi: Harry, ti presento Sally… e Misery non deve morire e decisamente molto prima di diventare il padre di Jessica Day in New Girl), il film è tratto dal romanzo La principessa sposa (titolo, The Princess Bride, che mantiene nella versione cinematografica originale) di William Goldman, che ha curato anche l’adattamento per lo schermo.

Ad interpretare i due giovani innamorati protagonista della fiaba che il nonno racconta al nipote malato, sono Cary Elwes (poi conosciuto soprattutto per Robin Hood – Un uomo in calzamaglia e Saw) e Robin Wright (ora first lady in House of Cards). Al loro fianco anche il wrestler allora sulla cresta dell’onda André The Giant e un irriconoscibile Billy Crystal. Il nonno è invece interpretato da Peter “Tenente Colombo” Falk.

La storia fantastica è un film che mi ha accompagnata fin dalla tenera infanzia, conquistandosi rapidamente un posto speciale nel mio cuore. Sicuramente, una parte del mio inesauribile amore per la scherma è dovuta anche al personaggio di Iñigo Montoya, fieramente parte della mia classifica di miti personali.

D’altra parte, non è un caso, in effetti, se da trent’anni a questa parte non mi perdo una replica e sono in grado di raccontare tantissime curiosità sulla lavorazione (alcune delle quali ho raccolto in un articolo-tributo proprio in occasione del trentennale).

Nonostante l’età (il film è del 1987, condividiamo anche l’anno di nascita), è una visione che invecchia splendidamente e che consiglio anche a chi non appartenga alla stessa epoca della pellicola: il bello delle favole, d’altra parte, è proprio quello di restare immortali.

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