Film & Serie TV

L’eternauta – Apocalisse argentina

L'eternauta

Recensione

Ricordo con una certa precisione il momento in cui, da bambino, iniziai a sfogliare i Lanciostory dei miei genitori.
Tra le molte, moltissime storie affascinanti, ne spiccò una che mi folgorò per la sua capacità evocativa: inquietudine, oppressione, ansia e terrore. Soprattutto terrore dell’ignoto.
Che diavolo ci faceva un uomo con una maschera da “sub” sotto la neve?
Insomma: l’opera del maestro Héctor Oesterheld, nella sua prima edizione, illustrata da Francisco Solano López, fu capace nel corso degli anni di emozionarmi come poche.

Passarono anni prima di crescere abbastanza da capirne il profondo impatto sociale e culturale, la feroce critica ai regimi dittatoriali che, purtroppo, portò Oesterheld e le sue figlie ad ingrossare la lista dei desaparecidos, ennesima riprova di quanto folli riusciamo a essere noi umani.
Ne passano ancora molti e improvvisamente scopro che Netflix decide di produrre una serie dedicata al “vagabondo dell’infinito”: grande la mia curiosità di capire come sarebbe stata adattata un’opera così complessa e profonda.

Trama

Buenos Aires, giorni nostri, estate (sì, ci sono le decorazioni natalizie, indovinate perché?). Un gruppo di amici dribla una protesta di strada e raggiunge la casa di Tano, dove danno vita a un’intensa partita di carte. Tra piccole scaramucce verbali e ordinazioni online, la serata viene interrotta da un gran baccano. Prima un blackout colpisce tutta la città, poi anche i cellulari smettono di funzionare. Sulle prime si pensa che le proteste abbiano raggiunto livelli pericolosi, ma poi una strana e improvvisa nevicata fa crollare la temperatura e, cosa più importante, uccide all’istante qualunque essere vivente animale tocchi (non è chiaro cosa faccia alle piante).

Sconvolti dalle cause ignote e smarcate le prime supposizioni verosimili (l’amianto, l’aria tossica), iniziano i veri problemi: chi ha lasciato la famiglia a casa o per strada, chi non riesce più a mettersi in contatto con amici e parenti a causa del blackout, chi inizia a organizzarsi per la notte. Emergono quindi, come detto all’inizio, i primi barlumi di natura umana dietro le maschere che tutti noi indossiamo nella nostra quotidianità di società civile. E la maggior parte di essi sono molto poco edificanti.

Tra tutti seguiamo in particolare Juan Salvo (il protagonista del fumetto si chiamava invece Khruner), interpretato da un azzeccatissimo Ricardo Darín (attore e produttore argentino) nel tentativo di ritrovare moglie e figlia. Con lui anche gli altri protagonisti che, tra tragedie personali e drammi globali, tentano di capire come sopravvivere un giorno di più chiedendosi, e chiedendoci, se quelli fortunati sono loro o quanti sorpresi dalla nevicata.

Il paesaggio è desolante e ricorda scene di vita vera molto più di quelle finte di altri serie. Se avete dato un occhiata a qualche telegiornale, negli ultimi anni, sapete di cosa sto parlando: in questo L’Eternauta non tradisce minimamente lo spirito originale del fumetto, puntando il dito contro tutto ciò che di orribile siamo riusciti e continuiamo a farci tra simili.
Con la popolazione decimata, i pochi sopravvissuti, divisi, confusi e terrorizzati, cercano di trovare il modo di sopravvivere e soprattutto di scoprire cosa stia realmente accadendo e se mai un qualche tipo di aiuto verrà in soccorso.

Conclusioni

Partiamo subito col dire che la partenza è molto lenta e la descrizione delle prime tre puntate si condensa davvero molto bene con una battuta di uno dei protagonisti: “siamo finiti in una di quelle serie di merda che ti piacciono tanto”. In effetti sembra una nuova variante sul tema di The Last of Us o The Walking Dead: apocalisse sullo sfondo usata come pretesto per raccontare storie di uomini e donne in condizioni disperate, e di come diversamente reagiscono (in base alla loro cultura, estrazione sociale, contesto storico) davanti a condizioni estreme. Un’ottima occasione per approfondire virtù e miserie umane.

Insomma: meccaniche già viste, sempre interessanti, ma lontane dalla profonda critica sociale dei regimi sudamericani degli anni ’50 e ’60. Vero anche che la serie viene traghettata ai giorni nostri, una scelta per altro già operata dagli stessi autori originali che, nella riedizione del 1969 disegnata da Alberto Breccia, vedeva comparire sia riferimenti espliciti alla situazione geopolitica del continente, che elementi grafici più moderni.
Spostare la storia ai nostri giorni è una scelta quasi obbligata per ragioni di audience, tuttavia presenta sfide aggiuntive.

Mi spiego meglio: negli anni ’50 la neve tossica era sufficiente a bloccare tutto e tutti, oggi abbiamo bisogno di qualcosa di più per creare quel senso di claustrofobico isolamento che attanaglia i protagonisti. Il blackout generale, lo spegnimento di tutto ciò che è elettronico, ha ovviato il problema, lasciando ai nostri la possibilità di utilizzo di sistemi ormai vetusti. L’espediente del campo magnetico terrestre dà un’altra mano però mi ha lasciato un po’ perplesso: non sono un fisico, ma credo che se dall’oggi al domani il campo magnetico sparisse (non è chiaro come) avremmo dei bei grattacapi (impossibili) da risolvere. Il vento solare, non più schermato, potrebbe spazzare via l’atmosfera e, se anche non succedesse, le radiazioni ci annienterebbero in poco tempo. Insomma: Marte non ha campo magnetico e lì non ce la si passa esattamente bene.

Ma torniamo a noi: dopo i primi tre episodi la serie decolla. Il lavoro fatto da Bruno Stagnaro, regista e cosceneggiatore, è semplicemente sublime: più per capacità evocativa che per fedeltà stretta alla graphic novel. La regia è pulita, quasi asettica, scevra di manierismi eccessivi che distrarrebbero dalla cruda realtà del momento. Lo stile quasi documentaristico punta l’accento sull’importanza della resistenza, sulla resilienza umana: non ci sono eroi solitari e, da solo, nessuno è capace di vincere. Si resiste solo se si lotta tutti insieme e spesso lo si fa contro un nemico ignoto, quasi impalpabile, eppure capace di coprire tutto e tutti col suo manto mortale.

Una splendida metafora del potere del regime.

Insomma: non aspettatevi una cosa alla Michael Bay, anche perché avrebbe fatto esplodere Buenos Aires nei primi cinque minuti ricoprendo tutto di fuoco e fiamme invece che di un candido e mortale strato di silenziosa neve.

Vuoi chiacchierare e giocare con noi? Vienici a trovare sul nostro Server Discord e sul nostro Gruppo Telegram.

Nerdando in breve

L’eternauta è la serie Netflix dedicata al celebre fumetto.

Contenuti

To Top