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Due chiacchiere con: Ckibe (Arckade – I tarocchi dei videogiochi)

Due chiacchiere con: Ckibe (Arckade I tarocchi dei videogiochi)

Nella divertente sede di Funside, sui navigli milanesi, ho incontrato Ckibe, che per Gigaciao ha realizzato Arckade, i tarocchi sui videogames!

Non amo i videogiochi, anche perché non sono mai stata in grado di portarne uno qualunque ad un livello vagamente dignitoso. E non amo particolarmente gli streamer, faccio proprio fatica a capire chi condivide la propria arte o passione di fronte a un pubblico esultante e inerme, davanti ad uno schermo. Eppure questa giovane donna mi ha davvero colpito. Entusiasta, talentuosa, capace di affascinare con la sua passione sconfinata per il mondo videoludico anche chi non potrebbe essere più lontano dal suo mondo, anche me. In occasione della presentazione del primo “bambino” interamente suo (ideazione, illustrazione, art direction, storytelling e promozione), ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lei.

Ckibe, classe 1993, nasce a Milano con un controller in una mano e una tavoletta grafica nell’altra. Studia graphic design allo IED e condivide il suo amore folle per Layton, Cuphead, Hazbin Hotel e League of Legend sul web. È davvero brava come illustratrice digitale e inizia qualche piccola collaborazione con qualche azienda, mentre il popolo che segue le sue fan art cresce sempre di più e lei inizia a conoscere i protagonisti italiani del mondo dei games. Arrivano i contratti con Riot, Lucca Comics & Games, Red Bull, Blizzard. Nel 2020 diventa la prima ambasciatrice ITALIANA di Twitch, sulla cui piattaforma la trovate tutti i giorni dal lunedì al venerdì.

Gattiveria: Ciao e grazie per essere disponibile a scambiare due chiacchiere per gli amici di Nerdando.

Ckibe: Ciao Nerdando, mi fa un sacco piacere.

G: Innanzitutto ti ringrazio! Io devo farti una confessione: fino a poche ore fa io ti conoscevo pochissimo e ho passato le ultime ore a scoprire questa persona che per me era una totale sconosciuta. E ti ringrazio tantissimo, perché mi hai fatto riflettere molto: abbiamo in comune il fatto di arrivare da un percorso artistico, di vivere un certo tipo di situazione, anche emotiva, (sono una ADHD di quelle serie), e so perfettamente cosa vuol dire avere un processo creativo per cui tu hai 2500 idee, devi produrle, devi fare, però sei presa allo stesso tempo dall’ansia e dalla tensione, dal voler partecipare, dal voler fare e avere il momento di panico a dire “Oh c***o, adesso lo ho fatto e ora come ne usciamo?”

C: E così siamo noi, ma certo!

G: Ho seguito tutto il documentario che hai pubblicato su Youtube e ho trovato meraviglioso il processo di creazione che hai descritto, spiegando come un’artista arriva a fare il lavoro che ha fatto e ho bisogno di capire una cosa.
I tarocchi da cosa nascono? Come ti è venuto in mente di pensare ai tarocchi? È evidente che li conosci bene.

C: La tua domanda mi permette di mettere bene a fuoco: “come mai ho fatto questa scelta?”
Quello che ho affrontato in questi tanti anni da illustratrice è stato un percorso di quasi continua gavetta, e quello che avevo intorno era un’idea di “puoi fare l’illustratore solo se lavori per gli altri, perché così porti a casa l’affitto”. Nel momento in cui ho dovuto definire bene cosa volevo veramente ero a una fiera di videogiochi, la Games Week, e in quella specifica occasione si sono presentate diverse coincidenze, tipo che una ragazza mi ha letto i tarocchi, che ho considerato come il primo segnale.

G: Gaia (sentito nel documentario di cui sopra).

C: Esattamente, proprio lei… hai studiato tantissimo, i nomi pure! Accidenti!

G: Per 20 minuti li ricorderò, poi vedremo.

C: [ride] Gaia, un saluto!
Dopodiché, altri segnali. Volevo anche forse fare qualcosa di un po’ originale, anche perché il mio percorso non è mai stato qualcosa di tipico. Una persona che guarda l’arte in Italia riconosce l’illustratore se fa fumetti. Nel mio caso io sono un mischione di tante cose, tanto intrattenimento e quindi forse anche la volontà di uscire dagli schemi e di provare a fare qualcosa di nuovo, l’ho trovato molto stimolante. I tarocchi li ho studiati bene per la prima volta proprio per fare questo progetto anche per una questione di rispetto del medium, non volevo fare niente che semplicemente si appoggiasse su qualcosa di accattivante. Era come uno scambio alla pari. Se io voglio usare un mazzo di tarocchi e voglio che chi legge i tarocchi lo trovi rispettoso, devo mettermi a studiare, non c’è scappatoia; ed è stato molto interessante. Mi sono davvero appassionata, in realtà, quindi è stato un bene buttarmi in una nuova cosa.

G: Si vede chiaramente che hai approfondito bene l’argomento e che lo conosci al punto da pensare “Magari è nato dal fatto che lei avesse in origine, o da bambina, una passione per i tarocchi e ha voluto portarla avanti”

C: Ci ho provato.

G: Interessante che tu abbia voluto confrontarti con esperti dell’ambito videoludico – i tuoi ckonsulenti – che, con una competenza diversa, hanno sicuramente arricchito tutta la descrizione delle carte con una serie di elementi (tipo la sciarpa blu sulla pecorella o la bustina di the), che sicuramente faranno impazzire i fan.

C: Assolutamente.

G: Molto bello che sia stato spontaneo da parte tua il fatto di voler coinvolgere questi streamer ed esperti dell’ambito del videogioco e vorrei sapere se lo fai abitualmente anche per altri lavori di cui ti occupi o è stata questa la prima occasione in cui hai pensato di confrontarti con qualcun altro per avere un punto di vista diverso.

C: Allora, mi piace molto come domanda: è la prima volta che me lo chiedono. È una cosa che ho fatto per la prima volta perché questa è una cosa che riguarda me nel personale: ho un po’ di difficoltà a chiedere quelli che in questo caso chiamerei davvero “favori”; è una consulenza, ma in questo caso sono stati amici che si sono prestati molto volentieri e molto velocemente, mettendo a disposizione il loro tempo, che è sempre molto risicato, per aiutarmi.

Purtroppo io vengo da una serie di sfortunate situazioni dove il chiedere qualcosa vuol dire sempre che c’è qualcuno che te lo rinfaccerà. Non mi sono mai trovata a mio agio in questo tipo di scambio, quindi in realtà era la prima volta e non so se ce ne sarà un’altra al di fuori magari della cerchia con cui mi sento a mio agio.

Ho avuto davvero tanti ripensamenti: “dovrei chiamarli oppure no, non lo so. E se mi dicono tutti di no?” E lì è stato proprio un “o fai così o le carte avranno una mancanza”. Secondo me l’accuratezza è quel passo in più che ti deve spingere fuori dalla comfort zone. E con questa scusa ho scoperto che queste persone sono state fantastiche nei miei confronti e non mi hanno assolutamente fatto pesare niente di quello che hanno fatto, quando invece avevo paura che il mondo mi guardasse come una persona che chiede favori, diciamo. In generale mi porto a casa questa bella esperienza perché comunque sono tutti colleghi che stimo e a cui voglio molto molto bene e quindi ho fatto bene a fare quel passetto nel vuoto.

G: È molto bello vedere con che umiltà ti sei voluta aprire, senza avere la rigidità di pensare “ok, lo faccio a modo mio: il pensiero è mio, l’idea è mia, il progetto è mio, l’art direction è mia”

C: No, no. Assolutamente.

G: Hai voluto condividere il backstage di questo lavoro facendo vedere anche i momenti di difficoltà. È stato molto emozionante per me vedere il momento di fatica, di crisi, di difficoltà, perché è un ottimo esempio, umano prima che artistico, che si dà anche alle nuove generazioni che vogliono intraprendere un percorso come quello che hai fatto tu.
Hai scelto tante strade diverse; solitamente un illustratore la prima cosa che pensa di fare è un libro.

Di solito chi segue un percorso di illustrazione, che venga dallo IED, dalla Scuola del Fumetto, ARS IN FABULA o dalle principali scuole di formazione come illustratore, arriva a un momento in cui crea il proprio bambino, che in questo caso è un bel mazzo di bambini…

C: Ci sono due cose che ho imparato a dire: “mi sono fatta il mazzo quest’anno”, che mi fa sempre molto ridere, e poi che sono i miei bimbi, perché ci sono voluti 9 mesi tondi tondi.
Io effettivamente vengo dallo IED, ma ho fatto tutto questo da sola e tra l’altro mi piace anche sottolineare questa cosa perché penso che sia veramente un gap un po’ monetario. Quando si passa il messaggio che magari una persona ha bisogno di un’università per fare queste cose: no, io e tantissime altre persone siamo autodidatte, proprio perché non solo chi ha soldi deve re può fare l’artista. Non è assolutamente vero.

Per quanto riguarda invece il libro: è stata la prima cosa che effettivamente GigaCiao mi ha voluto proporre. Il formato, non gli argomenti: su quello hanno sempre voluto seguire la mia vera vocazione di argomento. Diciamo che, appunto, nel momento in cui ho voluto chiedere a GigaCiao di cambiare il formato, non ho mai pensato al libro come prima cosa, perché non è mai stato qualcosa che mi appartiene. Non è neanche qualcosa che tengo troppo in mano, io sono digital in tantissime cose, a volte anche nei fumetti, quindi comunque già non mi apparteneva. Così, a livello fisico. In più io volevo giocare con il mio primo progetto, volevo dare in mano qualcosa che le persone prendessero, analizzassero, proprio per quella idea di divertimento che avevo in mente.

Il formato di tarocchi è qualcosa di molto divertente. Volevo che le persone si divertissero, mi associassero anche al divertimento e non escludo che ci sarà un libro. Magari nel futuro. Però pensavo davvero che, come prima cosa, fosse quella giusta… ma anche solo la sensazione che mi ha trasmesso. Non tutto di quello che c’è dietro all’idea del tarocco si può spiegare, però ti posso dire che davvero c’è una grande soddisfazione: sono arrivata a dicembre, ormai quindi a qualche mese di distanza dal lancio e sono felicissima di tutte le decisioni che ho preso. Non mi pento neanche di una di queste, perché sono sempre state fatte seguendo onestamente tutto quello che volevo fare. Non avevo mai avuto la possibilità di farlo alle mie condizioni, quindi non mi sono fermata per neanche una di queste decisioni. Ed è stata la scelta giusta.

G: E con un Twitch di mezzo, anche abbastanza impegnativo… (Ckibe è stata scelta per realizzare il manifesto di TwitchCon, nel bel mezzo del progetto tarocchi)

C: Sì, sì anche se per me è come se fosse 1000 anni fa. Tra l’altro anche in questi giorni sto chiudendo una roba altrettanto grossa che scoprirete l’anno prossimo, perciò… la mia vita è stranissima. Infatti devo davvero dormire. Sì: devo decisamente dormire.

G: E non pensare quando dormi, soprattutto…

C: Sì, ci provo ma poi è impossibile!

G: Due domande: il TUO tarocco, la carta che per te è la più significativa.

C: La più significativa per quanto riguarda la preparazione artistica è il Diavolo. È la mia preferita, ma sono affezionata al Carro, in particolare perché è la carta che Gaia ha estratto durante la nostra lettura alla Games Week.

G: Hai avuto un passato anche con Arcane?

C: Non con Arcane, in particolare (anche se mi sarebbe piaciuto molto), ma con League of Legends. È un’azienda con cui lavoro ormai da molto, è dal 2015 che facciamo un sacco di cose. Ho fatto la direzione artistica dei 10 anni di League of Legends. Io faccio questo: omaggio le cose che mi piacciono e lì non è andata a finire come speravo perché era una cosa più grande di me, però me lo ricordo comunque col sorriso perché amo questa IP di videogiochi e quindi…

G: …è stata un’esperienza comunque per te positiva. Hai seguito la serie?

C: Ma certo che sì! [ride]

G: E… la domanda è: Jinx o Vi?

C: Jinx. Sì. Jinx.

Un grazie di cuore a Ckibe per aver chiacchierato con noi, vi ricordo che se volete chiacchierare e giocare con noi, potete venirci a trovare sul nostro Server Discord e sul nostro Gruppo Telegram!

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