Recensione
Ci sono dei titoli dedicati agli anime che sono veramente belli, ma nessuno porta ricordi ed epicità come Dragon Ball: Sparking! Zero.
Stiamo parlando di quello che io considero perfetto seguito spirituale al super evocativo DBZ Budokai Tenkaichi 3, con l’aggiunta, però, delle feature migliori dei giochi che sono arrivati sui nostri grandi e piccoli schermi nel corso degli anni, ma adesso ne parliamo in maniera approfondita.
Sentiti ringraziamenti a Bandai Namco per avermi fornito una copia del gioco!
Gameplay
Beh, se qualcuno ha giocato un gioco di Dragon Ball negli ultimi anni, che sia Xenoverse o Kakarot, il gameplay è molto simile: bisogna picchiare la gente e ogni tanto sparare qualche stilosissimo colpo dell’aura (tipo il cannone galick, per intenderci).
Però Dragon Ball: Sparking! Zero fa veramente un lavoro spaventoso in questo senso, non solo ha trovato uno stile grafico diverso, ma veramente calzante, ma è riuscito a rendere anche il combattimento di una fluidità veramente eccezionale.
Le combo sono molteplici (secondo me in alcuni personaggi un pochino carenti rispetto a Budokai Tenkaichi 3) però piuttosto facili da imparare.
Se c’è una cosa veramente però da sottolineare di questo gioco, è la sua straordinaria capacità di rendere il combattimento scenografico. Le animazioni di schivata perfetta, quelle delle mosse finali, quelle delle trasformazioni e quelle degli scontri tra mosse speciali sono veramente epiche e piene di pathos.
Un lavoro incredibile, soprattutto se consideriamo che è stato fatto per 180 personaggi (senza considerare eventuali futuri DLC). Eh si, perché, come tutti i giocatori speravano, all’interno del roster ci sono personaggi da tutte le saghe e film, canoniche (Daima, Z, Super, Broly) e non (GT). Ammettiamolo, cosa sarebbe stato questo gioco se non ci fosse stato Gogeta SSJ4? Assolutamente niente!
Modalità
Beh ovviamente, come in ogni gioco di Dragon Ball che si rispetti, ci sono 3 tipi di macro – modalità: Combattimenti in singolo, combattimenti in multigiocatore e storia.
I combattimenti in singolo giocatore possono essere personalizzati oppure parte di un torneo contro la CPU.
Quelli in multigiocatore danno la possibilità di fare dei tornei online, di partecipare a match singoli o di sfidare giocatori in modalità classificata.
Ma alla fine, per quanto bello giocare a questo gioco contro altre persone, la modalità storia è quella che mi ha colpito di più.
Giocare molto a tutte queste modalità può farci sbloccare degli obiettivi, che rilasciano premi interni del gioco, come le sfere del drago, chissà cosa succede quando se ne raccolgono sette…
Storia
Non so se qualcuno di voi si ricorda di Dragon Ball Z Supersonic Warriors per GBA, in quel titolo si poteva affrontare una modalità storia specificatamente dal punto di vista di quasi ogni personaggio del gioco.
Anche Dragon Ball Sparking! Zero ha deciso di prendere questa direzione, aggiungendo la possibilità però di “sbagliare” e intraprendere delle linee temporali what if.
Se vi siete, come me, sempre chiesti come sarebbe andata se Goku non fosse mai morto contro Radish o se Vegeta fosse riuscito a sconfiggere Majin Bu al primo colpo, vi godrete la modalità storia come poche cose al mondo, soprattutto se inizierete la storia dal punto di vista dei personaggi “negativi” come Freezer o Black Goku.
Grafica e Sonoro
Ho già parlato della spettacolarità dello stile grafico all’inizio dell’articolo, perché sono fermamente convinto che sia così calzante con il gioco che si possa dire che fa parte del gameplay quanto il combattimento!
Per quanto riguarda il sonoro, il gioco ha delle bellissime musiche originali e un doppiaggio degno di nota, però devo dire che giocato con il DLC delle musiche dell’anime è tutta un’altra sensazione.
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Nerdando in breve
Qui lo dico e qui lo nego, Dragon Ball: Sparking! Zero è l’evoluzione finale di giochi di Dragon Ball, prende le caratteristiche migliori dei giochi precedenti e le mischia in perfetto connubio che rende gli scontri un piacere da guardare, ma anche da giocare. Il gioco però non è perfetto, alla fine, come tutti i titoli della saga: dopo diverse ore, pecca di ripetitività e può stufare anche i fan più accaniti.
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