Giochi da tavolo

Trial of the Gods – Una sfida divina!

La locandina di Trial of the Gods

Recensione

Tra i miti greci, uno dei miei preferiti è quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’oro, raccontato nelle Argonautiche di Apollonio Rodio nel III secolo a.C.

Non so se le conosciate, ma dicendo una blasfemia potreste guardare agli Argonauti come agli Avengers dell’epoca classica: un supergruppo composto da eroi e semidivinità che affrontano perigli, mostri e divinità per compiere un’impresa epica; d’altronde non sarebbe la prima volta che possiamo notare come le storie moderne siano tutte figlie di radici comuni nell’antichità.

Ma perché tutta questa premessa? Perché oggi vi presentiamo Trial of the Gods, un nuovo gioco da tavolo degli italiani Ludus Magnus Studio pubblicato da Asmodee Italia, che ci trasporta al tempo degli eroi e delle leggende: saremo pronti ad essere i preferiti degli dei?

Tematiche

La intro da saputello ve l’ho fatta, ma immagino che un ipotetico appassionato di mitologia classica possa chiedere quanto il tutto sia aderente alle sue conoscenze: è un gioco, quindi aspettative di chiudere un occhio sulle incongruenze e sulle licenze poetiche, tipo il Vello d’oro diviso in quattro parti, e il fatto che a fine giornata gli Argonauti, che competono tra loro, si sfidino in tenzoni olimpiche.

Suvvia, sono ragazzi, facciamoli divertire.

Sono altresì fermamente convinto che negli anni passati rivisitazioni operate da genti provenienti da oltre oceano abbiano fatto ben di peggio con i miti antichi; io sono soddisfatto, anche per la presenza di tanti eroi e di tanti poteri divini molto calzanti con il gameplay.

Componenti

Il primo impatto con Trial of the Gods è indubbiamente positivo: nella scatola importante, con una bellissima illustrazione in copertina che evoca atmosfere mitiche ed oniriche, troviamo un tripudio di componenti:

  • Meeples: 4 Capitani, 6 Argonauti nemici, 12 Mostri di terra, 15 Mostri di mare, 8 Compagni
  • Tabelloni: 1 tabellone di gioco, 4 tabelloni dei giocatori, 1 tabellone delle Olimpiadi, 2 tabelloni dei nemici
  • Carte: 24 Carte Impresa, 24 Carte Viaggio, 12 Carte Eroe, 67 Carte Nemico, 6 Carte Olimpiade, 148 Carte Azione, 8 Carte Riferimento
  • Altro: 180 Gettoni, 12 Templi, 6 Case degli Dei, 3 Dadi, 86 Cubi

Per fortuna che la scatola è anche organizzata in modo tale da farci stare tutto dentro, con un inserto di cartone semplice ma pratico.

I meeples non sono miniature, certo, ma a mio avviso sono veramente belli: su legno stampato, le figure stilizzate di arpie, minotauri, sirene, idre ed eroi sono molto eleganti e perfettamente in tema con le illustrazioni sulle carte, vero punto di forza della parte grafica del titolo.

Ce ne sono moltissime, e sono una più bella dell’altra; mi fanno impazzire quelle degli dei in particolare, ma in generale sono tutte super belle: essendo il fulcro del gioco, le avremo spesso in mano, così da poterne godere al meglio. Le carte olimpiadi, con le tipiche illustrazioni da vaso greco sono indovinatissime.

Un’occhiata al tabellone

Completano la dotazioni i templi da assemblare, che donano tridimensionalità al tabellone, sul quale è stata preferita la leggibilità, e i templi porta carte delle divinità.

Plance giocatore promosse, molto chiare e dual layer, un po’ peggio le plancette per i mostri e le olimpiadi, che non sono in cartone ma in cartoncino molto leggero.

Il manuale merita sicuro un complimento per la sua bellezza e per la ricchezza delle informazioni, ma anche una tirata d’orecchi per una certa confusione che si riscontra a volte nella mancanza di linearità: provare per credere.

Insomma, di sicuro Trial of the Gods non lascia indifferenti in quanto a presenza sul tavolo. 

Meccaniche

Sbrigate le formalità, vorrete giustamente sapere com’è il gioco: una volta che avrete radunato da due a quattro avventurieri, considerate che la partita vi porterà via un’ora e mezza, ma il setup, forse un quarto d’ora.

Perché vi specifico la durata del setup? Perché è uno degli aspetti più chiacchierati di questo titolo è proprio la presunta lunghezza del setup iniziale. Non sono completamente d’accordo, a meno che non teniate tutti i componenti alla rinfusa nella scatola; ok, non sarà rapidissimo, ma neanche una tragedia come dicono molti. In ogni caso, il manuale lo dettaglia molto bene.

Fatto il setup, si parte; vi premetto che la prima partita sarà per forza di cose di prova, perché seppur il flusso di gioco scorra bene una volta afferrati i concetti principali, alla prima partita è facile perdersi qualche pezzo per strada e soprattutto non comprendere a pieno il ritmo del gioco e le grandi possibilità offerte dal sistema.

Il cuore di Trial of the Gods è il deckbuilding: mettendo insieme un mazzo ben ottimizzato con i giusti poteri degli dei, dovremo prevalere, alla fine della partita, in quattro diverse classifiche, che assegneranno i punti vittoria: queste saranno stilate al termine dei cinque round in base ai mostri sconfitti, all’esplorazione, alle olimpiadi e alle carte del nostro mazzo.

La plancia giocatore: qui la mia avversaria aveva reclutato altri due compagni dopo averli sconfitti.

Già si può evincere un aspetto rilevante: Trial of the Gods non premia chi si specializza, ma chi riesce a fare bene un po’ di tutto, senza lasciare indietro nessun aspetto, stando anche attenti a ciò che fanno gli avversari.

Non mi dilungherò sul regolamento, che consta di ben 28 pagine ricche di esempi (ma che su alcuni aspetti avrebbe potuto essere più chiaro) e che trovate come sempre sul sito di Asmodee, ma mi limiterò a riportarvi per grandi linee le fasi salienti.

Il round di gioco è composto di cinque fasi principali:

  • Fase Alba: in questa fase, ci prepareremo acquistando carte delle divinità che ci proteggono, talenti e addestrando i gregari.
  • Fase Avventura: il clou del round, nel quale potremo giocare più turni composti da due azioni, le quali si compiono direttamente oppure giocando carte. In questa fase potremo combattere, esplorare, curarci, navigare, conquistare templi e cercare le parti del Vello d’oro: insomma, tutto ciò che fa un bravo argonauta all’avventura.
  • Fase Nemici: quando tutti avranno passato, i nemici ci meneranno se saremo nei paraggi.
  • Fase Olimpiadi: in questa fase, concorreremo in gare della durata di 3 round che assegneranno premi in base a come ci classificheremo. Sì, roba tipo lotta libera, salto in lungo e corsa, affrontate giocando carte e con le capacità degli argonauti.
  • Fase Tramonto: si ripristina l’energia e arrivano nuovi mostri.

Alla fine del quinto round, si stilano le quattro classifiche e chi ha più punti vince!

Il combattimento è soddisfacente e si risolve con carte e dadi. Ho molto apprezzato il fatto che, sconfiggendo i mostri, li si addomestichi ai propri voleri, potendoli anche mandare in giro per la mappa a dar fastidio agli avversari; i nemici umani sconfitti, invece diverranno nostri compagni d’avventura, aumentando a dismisura le capacità del nostro eroe.

Le olimpiadi, fase giudicata molto divisiva, in realtà non mi sono dispiaciute: condivido il pensiero sul fatto che siano un po’ slegate da tutto il resto, ma servono di certo a far ciclare il mazzo e regalano bonus molto interessanti, oltre che ad essere il modo per modificare l’ordine di turno.

Ah, le Olimpiadi!

La considerazione principale che posso fare è che Trial of the Gods non è un gioco da una botta e via, ma che richiede più partite per essere apprezzato ma soprattutto gustato: la gran quantità di simboli sulle carte, che le rendono estremamente versatili e tutti gli aspetti da tenere d’occhio possono spaesare in principio, ma vi assicuro che tutto sarà chiaro dopo alcuni round. O almeno, alla seconda partita.

Tutt’altra storia sarà giocare bene: le carte azione delle divinità sono molte ed offrono una vastissima sfumatura di possibilità, e all’inizio sarà impossibile fare la partita perfetta proprio in virtù delle meccaniche simil-sandbox che ci si presenteranno davanti.

Un deckbuilding con un bel mix di tante meccaniche, quindi, non per giocatori di primo pelo, anche per quanto riguarda il peculiare meccanismo di punteggio di fine partita e per tutti gli incastri che dovremo tenere sott’occhio, in grado però di garantire grandi soddisfazioni una volta dominato.

Nel mio sproloquio ho tralasciato parecchi aspetti del gioco, ma come vi dicevo il regolamento li dettaglia tutti; a me interessava darvi un’infarinata generale sull’idea di gioco. Non posso esimermi, però, dal segnalare anche la presenza di una certa dose di alea, certamente non preponderante, ma che potrebbe infastidire il germanista più estremista (una a caso: mia moglie).

Per quanto riguarda la longevità, sono convinto che il setup estremamente variabile doni una grande rigiocabilità a questo titolo, che chiede a gran voce di essere rigiocato per farsi apprezzare al meglio.

La scalabilità è buona anche in due, ma credo che, accettando un allungamento dei tempi di gioco, in più persone possa regalare soddisfazioni maggiori, se si ama l’aspetto di interazione (che è perlopiù indiretta).

Conclusioni

Infine, che dire di Trial of the Gods?

Mi aveva incuriosito sin dall’annuncio e dal grande successo riscosso a Play Modena di quest’anno, soprattutto per il tema che adoro; ho scoperto un gioco che pareva strizzare l’occhio ai cosiddetti “american”, ma che in realtà è proprio un eurogame con degli innesti interessanti sotto il motore.

Si tratta sicuramente di un peso medio, in virtù dei tanti concetti da tenere a mente e delle tante possibilità che offre nello sviluppo, risultando comunque stretto e dalla durata tutto sommato contenuta.

La sensazione preponderante che mi ha lasciato la prima volta è quella di amaro in bocca per aver giocato male, e di voler rifare quanto prima una partita per giocarmela meglio e più consapevolmente. E scusate se è poco.

Non avevo mai giocato nulla del Ludus Magnus Studio, e ammetto di essere rimasto contento e ammirato dal lavoro su Trial of the Gods, che è un gioco nient’affatto banale e soprattutto divertente, a patto, ripeto, di superare il piccolo scoglio iniziale e ambientarsi con simboli e meccaniche, cosa che di certo sarà più semplice per chi già mastica meeple e carte a colazioni.

Bello, mi è piaciuto, ci rigioco molto volentieri, e lo consiglio a chi cerca un deckbuilding diverso dal solito e un po’ più ciccioso.

Segnalo infine che il gioco è ben lungi dall’essere indipendente dalla lingua: però è tutto in italiano, quindi va bene così.

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Nerdando in breve

Trial of the Gods ci riporta al tempo degli eroi e delle leggende, nei panni dei mitici Argonauti alla ricerca del Vello d’oro e della gloria davanti agli dei!

 

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