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Mortal Kombat 1 – L’inizio è meglio

Recensione

Niente paura, non si tratta di un reboot o di una glorificazione dei pixelloni tanto cara a noi nerd anziani. L’uno del titolo si riferisce al reset del mondo come lo conosciamo, a seguito degli eventi narrati in Aftermath, il DLC di Mortal Kombat 11 in cui viene reso canon il finale che vede Kung Lao sorto a nuovo titano (quindi vittoria del “bene”) e fondatore di un nuovo universo a cui però ha malauguratamente lasciato il libero arbitrio.

Terminata la sua opera di rifondazione, Kung Lao rinuncia ai poteri rimanendo tuttavia custode della Klessidra, prendendo di fatto il ruolo di Raiden quale protettore della Terra.
I nuovi regni vengono quindi nuovamente invitati a sfidarsi ai celebri tornei Mortal Kombat per stabilire chi sarà, volta per volta, il Campione dei Regni.
Questa fase è fondamentalmente l’incipit di Mortal Kombat 1, la cui trama si dipana essenzialmente nel resettare quando visto fino al capitolo precedente e semplificare, se possibile, le complesse trame di relazioni tra i personaggi.

Insomma: colpo di spugna e via che si ricomincia.
C’è stato un tempo in cui le trame dei picchiaduro occupavano al massimo un paio di righe sulla quarta di copertina della confezione. Col passare del tempo grandissimo sforzo è stato fatto per dare invece profondità agli avvenimenti che avrebbero portato allo scontro tra i personaggi. Io stesso ho lodato la trama sottostante di Injustice 2, trovandola sufficientemente appagante.

Ebbene, se per molti titoli alla fin fine la modalità storia è un mero pretesto con labile componente narrativa, in Mortal Kombat 1 viaggiamo su livelli decisamente più alti: la narrazione è sostenuta da cutscene spettacolari, da momenti esaltanti e da un intreccio avvincente che non lesina sui colpi di scena. Da questo punto di vista, MK1 si colloca quindi come nuova pietra miliare e chiaro punto di riferimento per tutti i competitor.
Non scenderò in ulteriori dettagli per non rovinarvi la sorpresa, ma dopo le 10 ore necessarie a completare la Storia, sono certo che ne resterete assolutamente soddisfatti, anche grazie al ricco citazionismo che vi strapperà ben più di un sorriso.

Gameplay

Ma veniamo finalmente al sodo. Se avete dubbi sulla quantità e qualità del gore presente, state sereni: Mortal Kombat 1 si mantiene fedele alla sua tradizione di picchiaduro ultraviolento ed esageratamente sopra le righe.
Soprattutto per quanto riguarda le celebri fatality che anche in questo caso non lesinano in dettagli anatomici, esposizione di organi e sistemi scheletrici, decapitazioni e quanto altro possa mettere in mostra la fantasia di NetherRealm.

Bene, smarcata la parte sanguinolenta, veniamo al gioco in sè. Vi ho già parlato della modalità Storia che dovrebbe essere la prima da affrontare nella vostra esperienza con MK1. Una volta terminata avrete accesso alla modalità Invasioni, che è il vero core del motore single player.
Con una logica a “stagioni” avremo ciclicamente a disposizione delle mappe esplorabili dai nostri personaggi allo scopo di accumulare sempre più esperienza e sbloccare collezionabili: non solo componenti cosmetiche, ma anche colpi e fatality alternative.

La parte negativa di questa modalità è sicuramente la sua ripetitività: per arrivare al boss finale bisogna superare cinque mappe e ogni mappa non è costituita da altro che da una sequenza di scontri estremamente monotona che potrebbe, a lungo andare, farvi desistere dal completarla.
Forse se fossero stati inseriti elementi di libertà, come l’esplorazione o la risoluzione di enigmi, avrebbe potuto avere molto più mordente.
Lo scopo principale per sviscerare a fondo questa modalità è la possibilità, potenziando sempre più lo stesso personaggio, di arrivare a sbloccare le famose fatality alternative, come dicevamo poco fa.

Altra modalità disponibile è quella delle Torri, che molto da vicino mi ricorda il multiverso del già citato Injustice 2.
Si tratta, come sempre, di una sequenza di “torri di combattimento” in cui affrontare i vari avversari piano dopo piano: lo scopo è fondamentalmente quello di sbloccare i vari trofei/obiettivi collegati, per ottenere i finali dei vari personaggi, e chiudere quindi il cerchio narrativo.

Viene invece a mancare la modalità Kripta, che accompagnava il franchise dal numero 9 e che aveva lo scopo di sbloccare tutti i collezionabili presenti. Come detto questa componente è stata spostata nelle Invasioni.

Passando all’online abbiamo due modalità, entrambe abbastanza classiche: 1VS1 e Re della collina. Non investo altre parole su questa modalità perché davvero poco c’è da dire: alla fin fine si tratta di combattimenti contro altri umani per scoprire chi è il più forte. A farci da presentazione sarà la “combat card” ovvero il profilo che arricchiremo durante la raccolta di esperienza nelle Invasioni.

Comparto tecnico

NetherRealm ha fatto con Mortal Kombat 1 un lavoro assolutamente eccelso dal punto di vista tecnico: non una sbavatura, non un calo di framerate nei miei test su Xbox Series X. Ho già parlato delle cutscene, che sono davvero spettacolari, ma tutti gli ambienti e le animazioni sono davvero ispirati, e stesso dicasi del comparto sonoro, dal recitato agli effetti audio.
Lasciatemi spendere anche una parola sugli esaltanti colpi fatali che risultano particolarmente ispirati (personalmente anche più delle fatality) e sarebbero capaci di regalare grandissima soddisfazione a qualsiasi traumatologo.

Dal punto di vista dei controlli ho riscontrato una leggera semplificazione, ma si tratta comunque di un picchiaduro che punta tutto sulle combo da concatenare per mosse spettacolari e soddisfacenti. Da questo punto di vista non c’è molto da dire se non che, come sempre, è necessario spendere un po’ di tempo nella pratica, così da rendere automatica la sequenza di colpi d’attacco. I moveset sono davvero molto ricchi e se avete una certa età come me o non siete degli ultra appassionati del genere, può risultare un po’ disorientante alle prime armi, ma, come si dice, la pratica rende perfetti: per cui non fatevi spaventare e non demordete.

Una piccola aggiunta che ho molto gradito: i Kameo. Come suggerisce la parola sono delle comparsate di volti molto noti (come Sonya Blade) che ci affiancheranno durante i nostri combattimenti. Una volta caricati possono essere chiamati per aiutarci a concatenare le combo di colpi sui nostri avversari. Non si tratta di chissà quale intervento devastante: alla fine i Kameo hanno a disposizione solo quattro mosse ma sono tutte personalizzate in base ai personaggi e richiamano (citazione nella citazione) i moveset originali del passato.
Insomma: nulla che modifichi più di tanto il gameplay, ma è una chicca piacevole per i nostalgici.

Conclusione

Mortal Kombat 1 è un successo da praticamente tuti i punti di vista, soprattutto quelli fondamentali come l’accessibilità al gameplay. Si poteva fare molto di più sulla modalità Invasioni, ma potrei essere smentito con l’avanzare delle nuove Stagioni che potremmo portare qualche novità inattesa.
Insomma: se vi piace il genere, è sicuramente un must have.

Nerdando in breve

Mortal Kombat 1 è il reboot della celebre saga picchiaduro.

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