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NerDisney #41 – Atlantis – L’impero perduto

Atlantis

I miei ricordi

Era il 2001, io frequentavo il primo anno del Liceo e nei cinema usciva il 41° classico Disney: Atlantis – L’impero perduto. Come potrete immaginare, è un anno che ricordo molto bene e mi ricordo altrettanto nel dettaglio di Atlantis, perché è stato anche l’ultimo classico Disney che avrei guardato al cinema per un bel po’ di anni.
A 14 anni ci si sente grandi come non mai e, nella mia mente adolescente, ero ormai troppo cresciuta per i film di casa Disney. Buffo, se mi fermo a considerare che adesso, che di anni ne ho ben di più, non farei altro che guardare i classici animati dalla mattina alla sera. Corsi e ricorsi storici della vita, immagino.

In ogni caso Atlantis lo vidi al cinema ma devo ammettere che non mi rubò il cuore e, forse, anche per questo da quel momento in poi ho cominciato a disertare il cinema per il consueto appuntamento natalizio con Disney. Non è che fosse un film brutto ma ricordo che, a parte alcuni elementi -come il personaggio di Kida- non mi sentii particolarmente in sintonia con la storia, tanto da non riguardarlo più negli anni successivi, a differenza di come mi è successo con titoli più attempati. Non a caso, Atlantis è considerato il primo gradino della rovinosa discesa dei classici Disney in quella che viene ricordata come una delle epoche meno amate del canone.

Trama

Negli Stati Uniti del 1914, Milo Thatch è un giovane linguista con il pallino di scovare la perduta civiltà di Atlantide. Nonostante i suoi studi non vengano presi sul serio dalla comunità scientifica, Milo ha l’occasione di mettere alla prova le sue teorie quando l’eccentrico miliardario Whitmore, amico del defunto nonno del ragazzo, lo coinvolge in una spedizione sottomarina alla ricerca della leggendaria città.
Milo fa così la conoscenza del variegato equipaggio composto dal severo comandante Rourke, la sua fidata seconda in comando Helga, il medico Dolce, l’esperta meccanica Audrey, lo specialista degli esplosivi Vinny e l’escavatore Moliere.
La spedizione riesce in effetti a raggiungere Atlantide e Milo resta affascinato dall’incredibile civiltà sottomarina e dalla principessa Kida. Ma le intenzioni di Rourke si riveleranno meno nobili del previsto…

Curiosità

Atlantis appartiene in pieno all’epoca cosiddetta sperimentale degli Studios Disney. Ciò comporta che la produzione potè permettersi di distaccarsi dai predecessori sotto molti aspetti, non sempre però con un risultato davvero interessante. In primis, Atlantis non è un musical (come già il precedente Le follie dell’imperatore) e, più che a una fiaba, somiglia moltissimo ad un film d’avventura e fantascienza. Anche a livello grafico, il film si distanzia di molto dallo stile tipico Disney, per avvicinarsi invece a quello del fumettista scelto come art director: Mike Mignola. Il creatore di Hellboy, infatti, partecipò attivamente al processo creativo e la sua impronta è ben riconoscibile nei personaggi, nei paesaggi e nelle creature del film.

Mignola non è l’unico nome di peso presente in Atlantis: per la sua pellicola, Disney profuse un grande sforzo produttivo, ingaggiando anche un esperto linguista per ricostruire l’ipotetica lingua di Atlantide in maniera realistica. La scelta ricadde su Marc Okrand, ricordato come autore della lingua Klingon di Star Trek. Anche a livello di doppiaggio, non mancano certo i nomi importanti: Micheal J. Fox interpreta il protagonista Milo e anche Leonard Nimoy è presente nel ruolo dell’anziano re di Atlantide.

Ciononostante, Antlantis si rivelò un fatale insuccesso non solo al botteghino ma anche agli occhi della critica. Il film veniva considerato confuso, poco coinvolgente e realizzato in maniera approssimativa. Non solo, l’uscita nei cinema fu anche accompagnata da più di una controversia. Nonostante Atlantis fosse dichiaratamente ispirato al romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, infatti, era impossibile non intravedere più di una somiglianza con altre opere dell’immaginario collettivo. Soprattutto con l’anime Nadia – Il mistero della pietra azzurra, ma anche con il lungometraggio animato di Hayao Miyazaki Laputa – Castello nel cielo e con il fortunato Stargate, diretto nel 1994 da Roland Emmerich. Nessuna di queste polemiche sfociò in vere e proprie cause legali per plagio ma, a livello di passaparola, sicuramente Atlantis ne uscì danneggiato.

Sequel e possibile remake

Disney aveva creduto così tanto nel progetto Atlantis da commissionare, insieme alla realizzazione del film, anche quella di una serie televisiva animata. Il clamoroso insuccesso al botteghino, tuttavia, spinse gli Studios a cambiare repentinamente opinione e cancellare il progetto televisivo in tutta fretta. Gli unici tre episodi già girati confluirono così in un sequel direct-to-video intitolato Atlantis – Il ritorno di Milo.  Come la maggior parte dei sequel concepiti direttamente per il mercato dell’home video, è un film più che dimenticabile, che non aggiunge nulla di significativo a quanto visto nella prima pellicola.

Al momento non sembra proprio che Atlantis rientri nei progetti di remake live action di casa Disney, eppure sono in molti a chiederne a gran voce la realizzazione. Non apprezzato all’epoca, Atlantis potrebbe infatti rivelarsi una sorpresa in un live action che riesca a non limitarsi ad una mera riproposizione di quanto visto a livello animato e abbia il coraggio di prendere la sua strada.
Chissà che Disney non consideri l’idea, di sicuro c’è che la rete ha già trovato la coppia perfetta per incarnare i due protagonisti in Tom Holland e Zendaya. E, personalmente, basterebbe questo per convincermi a guardare il film.

Rivisto oggi

Ho riguardato Atlantis per la prima volta da quel 2001 in questi giorni e, purtroppo, devo confermare l’impressione che mi aveva fatto ormai 22 anni fa: il film colpisce a livello visivo ma effettivamente la trama appare affrettata e non coinvolge più di tanto. E anche le similitudini individuate all’epoca con altre opere dell’intrattenimento si fanno notare in più di un’occasione.
È un peccato, perché Atlantis sulla carta aveva un potenziale enorme, che però è rimasto inespresso. Magari ci penserà davvero il live action a rendergli finalmente giustizia?

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