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Vampire Survivors – Semplice e diabolico come un bullet hell

Recensione

Lo ammetto, non avevo avuto occasione di sperimentare Vampire Survivors alla sua uscita su Steam (o ancor prima su mobile) e quando lo vidi comparire, di recente, su Xbox Game Pass lo etichettai con una certa sufficienza.
Da fiero detentore della “console più potente al mondo” (aggiungere TM a piacere) vedere un gioco in pixel art invece che in ultra 4k con ray tracing e pistolotti vari, mi fa piegare la bocca in una smorfia.

Credevo insomma che non lo avrei nemmeno mai avviato. Poi, per puro caso, mi è capitato di farlo partire su smartphone, sfruttando il cloud di Game Pass. Non lo avessi mai fatto: sono bastate 2 partite per rendermi conto che ne ero totalmente drogato. La mole di achievement da sbloccare è imponente, 142. Mai visto nulla del genere per un gioco base, eppure mi ci somno buttato a capofitto.

Ecco, se posso usare una cartina di tornasole su quanto un gioco mi appassioni è questa: se quando non gioco cerco informazioni su di lui e guide e trivia magari su una wiki ad esso dedicata, allora vuol dire che il titolo ha fatto centro.
Vampire Survivors fa parte di questa categoria.

I motivi?
Impossibile trovare un elenco di priorità, ve li butto in ordine sparso: è dannatamente divertente, e questo, scusate se è poco per un prodotto di intrattenimento.
È dissacrante: avete notato i nomi? Personaggi, armi, stage… tutto grida alla cultura trash pop italiana. Potrei citare davvero tantissimi elementi, ma vi porto all’attenzione solo il personaggio Divano Thelma. La genialità è tutta qui: prendere cose che non italiani comprendiamo benissimo e vestirli di una patina in salsa inglese. Darei qualsiasi cosa per vedere le facce degli americani che si sforzano di comprendere che diavolo significano le cose che leggono a video.

Perché il livello bonus si chiama Molise e non ha mostri? Perché combinando quell’arma chiamata Garlic (aglio) e il bonus di vita chiamato Pummarola, otteniamo una super arma chiamata Divora Anime? (personalmente avrei preferito il nome Marinara, ma questa è un’altra storia). E così via.

Gameplay

Mi sono reso conto di non aver ancora parlato del gioco: Vampire Survivors è un rogue-lite in cui affrontiamo orde di improbabili nemici fantasy (sì, c’è anche il mignottauro) in un tempo limitato, durante il quale dovremo costruire la nostra build, fatta di personaggio base ed evoluzioni delle armi, in attesa dello scoccare dei 30 minuti, quando farà la sua comparsa il boss finale del livello.
Non è uno scherzo: le orde di mostri crescono con una velocità incredibile e se non costruiamo con attenzione la build fin dai primi livelli, arrivare alla fine con una personaggio abbastanza corazzato può diventare un’impresa. A dirla tutta, anche arrivare alla fine può essere arduo nei livelli più avanzati.

Nel gioco base ci sono 21 personaggi diversi, ognuno con caratteristiche e skin uniche, e 13 stage tra livelli normali e aree bonus. Partita dopo partita faremo la scoperta dell’infinità di cose, dettagli, e chicche nascoste. La rigiocabilità, quindi, è assicurata non solo nei gamer più accaniti e competitivi, ma in tutti quelli che non vedono l’ora di scoprire cos’altro si nasconde sotto la superficie: quali misteri aprirà il “yellow sign”? Come si evolve quella particolare arma? Chi si nasconde nelle bare disseminate nei livelli e protette da guarnigioni di formidabili mostri?

Legacy of the Moonspell

Se tutto questo non basta, sappiate che è appena uscito il primo DLC: Legacy of the Moonspell.
Questo contenuto aggiunge un livello dal design davvero molto originale, ben diverso da tutti gli altri, pieno zeppo di una quantità di mostri e yokai direttamente ispirati alla cultura fantastica del sol levante.

Non solo: a fronte del livello aggiuntivo, troviamo ben 8 nuovi personaggi da sbloccare e addirittura 13 nuove armi (anche queste da evolvere).
Se volete avere un’idea della ricchezza del gioco, sappiate che i trofei grazie al DLC ammontano a 159! Io davvero non credo di aver mai visto in un gioco così (apparentemente) banale, una tale ricchezza di contenuti.

Insomma: il lavoro di ponle soft, al secolo Luca Galante (sviluppatore di origine romana trasferitosi a Londra da una decina d’anni) è monumentale, nei dettagli; vincente perché parte da meccanismi semplici e collaudati: un po’ come PAC-MAN, il giocatore può solo muovere il personaggio in quattro direzioni e poi fare scelte strategiche per arricchire la propria esperienza di gioco.

Il bello è che Vampire Survivors non richiede alcun impegno mentale: può essere giocato ovunque anche per partite fatte di sfuggita, mentre si aspetta l’arrivo di un mezzo pubblico o mentre si fa una pausa caffè. L’unico vero problema è che una partita tira l’altra, poi un’altra, poi un’altra…

Non posso fare a meno di chiedermi quali altre creature popoleranno il roster di cacciatori in futuro, quali altri livelli scopriremo, quante nuove armi dovremo potenziare prima di trovare il Vampiro finale.

Nerdando in breve

Vampire Survivors e il suo DLC Legacy of the Moonspell sono il rogue-lite italiano tutto da scoprire.

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