Giochi da tavolo

Paleo – Un giorno nell’Età della Pietra

Bestie selvagge sempre in agguato, calamità naturali, scarsità di cibo. Sopravvivere un giorno di più durante l’Età della Pietra non era certo un gioco.
Oppure sì?

Recensione

Giochi Uniti porta in Italia Paleo, collaborativo puro creato da Peter Rustemeyer per 2-4 giocatori e della durata approssimativa di 45-60 minuti, anche se la partita di fatto si conclude nel momento in cui i giocatori perdono o vincono (tutti insieme).

Scopo del gioco? Apparentemente semplice: completare una pittura rupestre rappresentante un mammut. Farlo, però, non è così banale: la vita nell’Età della Pietra era davvero dura, e con la nostra tribù dovremo fare il possibile per sopravvivere ai molti pericoli che ci circondano.

Meccaniche di gioco

Mettere insieme una partita a Paleo richiede un attimo di tempo: ci sono davvero tanti componenti e tante regole di setup. Sulle prime può sembrare un po’ arzigogolato, anche perché l’approccio suggerito è quello di avvicinarsi alle sue dinamiche poco per volta, un passo alla volta. Le carte, fulcro pulsante del gioco, sono e devono restare nascoste a tutti (motivo per cui non le troverete nell’unboxing). Vengono suggeriti dei mazzi di carte a difficoltà crescente, da inserire nelle nostre partite poco per volta, così da aumentare il grado di sfida quando saremo più pratici.

Il gioco si divide in due fasi: giorno e notte. Durante il giorno ogni giocatore sceglie una delle prime tre carte del proprio mazzo, conoscendone solo il dorso (ovvero il tipo di ambientazione): lì è dove i nostri cacciatori si stanno recando.
Poi si rivelano tutte assieme e assieme si decide chi compie le azioni per primo o se i nostri primitivi andranno in aiuto per fronteggiare qualche pericolo.

Risolvere le carte può voler dire raccogliere risorse (ce ne sono di diversi tipi), sconfiggere animali pericolosi, cacciare, costruire e così via. Gli strumenti a disposizione sono pochi a meno di non farsi venire qualche idea geniale (c’è un mazzo dedicato a questo), e allora si può migliorare il proprio equipaggiamento ed arsenale ed essere così facilitati alle sfide quotidiane.

Una volta giocate le carte si passa oltre, fino ad esaurimento del mazzo. A quel punto i nostri esploratori tornano alle caverne dove si riposano, mangiano e, perché no, si dedicano alle pitture rupestri.
Lo scopo del gioco, infatti, è quello di completare il mammut sulla parete della caverna, e di farlo prima che la stanchezza e la fame non abbiano decimato la nostra tribù. Il gioco va infatti avanti fino al completamento della pittura o finché non muore il quinto membro, in quel caso sarà game over.

Materiali

A colpire è sicuramente la struttura del banco di lavoro, realizzata in cartone spesso e da montare prima dell’inizio della prima partita. In questo bancone trovano posto le carte idea e i token in cartone relativi, così che quando un giocatore è in grado di costruire una delle nuove invenzioni, potrà prendere il token corrispondente ed aggiungerlo alla propria mano.

La plancia è modulare e divisa in tre parti: con la zona giorno, la zona notte e l’area degli scarti in mezzo. La quantità di token è davvero importante, ma la simbologia è ridotta e di facile comprensione.
Possiamo ad esempio cacciare animali per la loro pelliccia, assicurandoci così un token dedicato che potremo spendere successivamente per proteggerci dalle ferite o per costruire qualcosa di nuovo (scartandolo).

Le carte, di numero davvero impressionante, si dividono in numerosi mazzi: i principali sono quelli dei membri della tribù, che contengono indicazioni sulle ferite che si possono sopportare prima di morire e sull’equipaggiamento in dotazione. Poi ci sono naturalmente le carte dedicate all’esplorazione: illustrazioni evocative ci fanno capire in che zona stiamo andando a perlustrare il mondo, dandoci un’idea dei pericoli che potremmo dover affrontare.

Ma più delle parole, valgono sicuramente le immagini, motivo per cui vi lascio al nostro unboxing.

Conclusioni

Paleo è uno di quei titoli che sorprendono: dal punto di vista di ambientazione, ricca e fedele. Dal punto di vista della grafica: curatissima nei dettagli. Dal punto di vista del gameplay: apparentemente complesso, e invece di immediata acquisizione. Ho giocato Paleo con le mie figlie e, dopo un primo momento di smarrimento, ne sono rimaste entusiaste e non hanno più voluto staccarsi dal tavolo.

La cosa che più è piaciuta è stata sicuramente lo spirito collaborativo, il dover decidere insieme e insieme affrontare le sfide dà un senso di appartenenza e di coesione che raramente ho trovato altrove. Ho trovato anche estremamente ridotto il rischio di alpha player, perché, nella collaborazione, comunque ognuno mantiene la propria individualità e autonomia decisionale, motivo per cui devo fare un altro grande plauso a questo splendido titolo.

Nerdando in breve

Paleo ci riporta nell’età della pietra.

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