Le serie TV hanno una data di scadenza?
Secondo voi i prodotti televisivi sono come il vino, che invecchiando migliora e si arricchisce di nuove sfumature? Oppure sono come una verdura, che consumata fresca ha un ottimo sapore ma, lasciando passare il tempo, si rovina irrimediabilmente?
Direi che dipende molto da serie TV a serie TV.
Queste riflessioni mi sono venute in mente quando Netflix ha caricato nel suo catalogo Pretty Little Liars, apprezzatissima serie teen con sfumature mystery andata in onda tra il 2010 e il 2017. Ai tempi non l’avevo guardata, anche se intorno a me ne parlavano praticamente tutti, e così ho deciso di provarci oggi: non ho resistito più di una manciata di puntate.
Pretty Little Liars, andata in onda per sette stagioni, ruota intorno ad un gruppo di amiche unite da più di un segreto inconfessabile: quando una di loro scompare misteriosamente, ognuna delle quattro superstiti prende la sua strada. Un anno dopo però, quando il corpo della scomparsa viene ritrovato, le quattro amiche si ritroveranno unite non solo dal lutto ma anche dai sinistri messaggi di A., che sembra conoscere tutto di loro e minaccia di rivelare i loro segreti.
Una trama che, sulla carta, potrebbe rivelarsi intrigante (anche se, già dalla premessa, trovo difficile tirare avanti per sette stagioni) e che, insieme all’enorme successo riscosso dalla serie negli anni Dieci del Duemila, mi ha convinta a tuffarmi nella visione con le migliori intenzioni. Ciononostante, ho iniziato a fare fatica già alle prime puntate e non sono riuscita a concludere nemmeno la visione della prima stagione. Il motivo? Il ritmo è davvero lento, la caratterizzazione stereotipata, la messa in scena approssimativa. Almeno, per uno spettatore del 2022. Avrei avuto la stessa impressione se avessi guardato Pretty Little Liars nel 2010?
È l’effetto nostalgia che ci frega
Sono convinta che per guardare (e apprezzare) oggi una serie che si porta dietro dieci o più anni c’è una condizione fondamentale: averla amata ai tempi in cui è uscita per la prima volta.
E ho potuto verificare la teoria sulla mia pelle proprio l’anno scorso, quando Amazon Prime Video ha caricato nel suo catalogo una serie cult della mia adolescenza: Buffy l’ammazzavampiri.
Anche in questo caso, come per Pretty Little Liars, stiamo parlando di una serie corposa di ben sette stagioni ma torniamo ancora più indietro nel tempo perché Buffy è andata in onda tra il 1997 e il 2003. Io frequentavo le scuole medie quando è iniziata la messa in onda in Italia e mi sono innamorata del prodotto televisivo creato da Joss Whedon. Buffy era una serie giovane, a partire dal linguaggio ed era anche al passo con i tempi, con una protagonista tosta e un gruppo di personaggi irresistibili. Ha accompagnato la mia adolescenza e ne avevo ricordi davvero piacevoli: quando l’ho trovata in catalogo su Prime Video, ho deciso subito di guardarla di nuovo e rituffarmi nel tunnel dei ricordi.
Ebbene, guardandola oggi con occhi oggettivi non posso che ammettere che Buffy l’ammazzavampiri si porta dietro tutti i suoi anni. L’ho guardata tutta comunque e mi sono appassionata come la prima volta ma devo ammettere che ritmo, montaggio, recitazione per uno spettatore di oggi potrebbero risultare un po’ stonati. Io l’ho amata anche nel 2022 perché per me ha un significato legato all’averla guardata nel 1998 ma immagino che, se l’avessi vista per la prima volta oggi, non ne sarei rimasta altrettanto colpita.
Qualche serie, però, è come un buon vino
Quindi ogni serie televisiva è condannata ad un arco vitale di pochi anni contemporanei alla sua uscita? Non esattamente: per nostra fortuna esistono le eccezioni e ci sono serie che si dimostrano degli autentici evergreen, in grado di conquistarci anche a distanza di molto tempo.
Siamo partiti da Pretty Little Liars, che è iniziata nel 2010. Appena due anni prima, nel 2008, iniziava una serie destinata a lasciare un solco profondo e duraturo nel panorama televisivo: Breaking Bad. Creata da Vince Gilligan e interpretata da Bryan Cranston, Breaking Bad è andata in onda dal 2008 al 2013 per cinque stagioni e racconta l’evoluzione di Walter White da timido professore di chimica a implacabile boss della droga.
Anche in questo caso, io l’ho guardata diversi anni dopo la conclusione, eppure ne sono rimasta folgorata: Breaking Bad è curata in ogni dettaglio ed è tuttora unica nel panorama televisivo (nonostante il suo spin-off, Better Call Saul, si avvicini parecchio alle atmosfere originali). Una serie sempreverde, che non è vincolata ad una visione contemporanea all’uscita ma che continua ad essere immune al passare del tempo.
Non è però l’unico esempio: qualche mese fa Disney+ ha aggiunto al catalogo Scrubs – Medici ai primi ferri, serie comedy in 9 stagioni andata in onda tra il 2001 e il 2010. Questa la avevo guardata a suo tempo ma ho deciso di concedermi comunque un total rewatch: vista con gli occhi di oggi, Scrubs non è invecchiata di un giorno. E non è l’effetto nostalgia a parlare, perché Tencar l’ha guardata insieme a me (quasi per la prima volta) e ne è rimasto conquistato.
Se cerchiamo bene, quindi, possiamo trovare serie TV che resistono al trascorrere del tempo e possono regalarci emozioni anche a distanza di molto tempo (ma Pretty Little Liars non è una di queste). Basta solo scegliere con cura quale stappare.
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