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Ghostwire: Tokyo – Open world spettrale nipponico

Ghostwire: Tokyo

Sono sempre emozionato quando nei videogiochi si combinano alcuni elementi. Nel caso di Ghostwire: Tokyo, la combinazione è piuttosto lunga. Da un lato, il fatto che è un nuovo gioco di Shinji Mikami, papà di Resident Evil e Dino Crisis (e non solo), sinonimo di qualità. Da un altro il fatto che è una produzione Bethesda, tramite Tango Gameworks, che ultimamente non ne sbaglia una – qualcuno ha detto Deathloop? Poi chiudiamo con il fatto che è ambientato a Tokyo, e io ADORO i giochi ben ambientati in Giappone, come ad esempio Persona 5 o i vari Yakuza e Lost Judgement.

Mescoliamo il tutto e avremo un buon indicatore dell’hype con cui ho atteso questa produzione. Prepariamoci ad entrare nel mondo degli spiriti con Ghostwire: Tokyo, da me provato su PlayStation 5!

Recensione

Siamo a Tokyo, e il gioco si apre nel bel mezzo dello Shibuya Crossing, l’attraversamento pedonale probabilmente più famoso del mondo. C’è stato un incidente e vediamo un giovane inerte vicino ad una moto. Una voce, uno spirito si aggira per il Crossing alla ricerca di un ospite, e vede nel ragazzo esanime un potenziale ospite, e lo va a possedere (spiritualmente!). A questo punto il giovane Akito – questo il suo nome – si risveglia, avvolto da un alone nero e con la voce di uomo nella testa.

Se questa situazione sembra essere strana, all’improvviso scende una densa nebbia su Shibuya, e le persone si volatilizzano, lasciando solo i loro abiti per strada. Ma non il nostro Akito, che invece vede apparire tutta una serie di spiriti, o meglio Yokai, che girovagano per le strade della capitale giapponese, capeggiati da un misterioso figuro con una maschera da Hanya (demone giapponese) a coprirgli il volto. La “voce” dentro Akito, che scopriremo chiamarsi KK, gli dona parte del suo potere, con cui affrontare i mostri, ed è da qui che parte Ghostwire: Tokyo, open world dove la trama principale e le missioni secondarie sono ben interlacciate e dove il folklore giapponese è il grande protagonista. Non posso (e non voglio!) aggiungere altro sulla storia, ma sappiate che sarà veramente interessante e, nel caso vi piaccia l’ambientazione, estremamente ben contestualizzata.

Gameplay

Ghostwire: Tokyo è un open world, ma con degli aspetti originali che vi regaleranno una bella esperienza di gioco. Partiamo dalla mappa: è enorme, e la cosa bella è che è ambientata alla perfezione a Shibuya e dintorni, uno dei quartieri più famosi di Tokyo. Ma non aspettatevi una mappa “piatta”: la città ha i suoi saliscendi e i vicoli sono tantissimi, proprio come nella realtà, ma soprattutto avremo la possibilità di giocare anche sui tetti dei palazzi, dove spesso si annidano oggetti bonus e sfide aggiuntive. La mappa si potrà sbloccare visitando i Torii, i classici portali dei templi giapponesi, purificandoli e quindi rimuovendo parte della nebbia, che altrimenti risulterebbe fatale per i nostri Akito e KK.

Ghostwire: Tokyo è in prima persona, pertanto l’approccio in alcuni momenti, e soprattutto quando userete i vostri poteri della Tessitura, ricorda quasi un “fps” nei momenti più concitati. La cosa divertentissima è che però userete le vostre mani per sparare bordate elementali di energia, posizionandole per creare sigilli e particolari figure, e questo vi farà sentire davvero immersi in un mondo magico. Avrete a disposizione quindi sia dei colpi magici basati sugli elementi, sia arco e frecce che vi permetteranno di raggiungere bersagli più lontani ma anche di effettuare azioni speciali quali la rottura di barriere magiche, la purificazione di alcuni ambienti e così via. A tal proposito, Akito ha a disposizione la “Visione Spettrale” con la quale potrà individuare tracce, oggetti, nuclei da rompere e in generale ogni elemento degno di nota.

I combattimenti avvengono, come vi dicevo, con le armi elementali e arco e frecce; danneggiando i nemici sarà possibile esporre il loro nucleo e, premendo un tasto specifico, estrarlo per una instant kill, in maniera simile a quanto accade usando un approccio stealth prendendo i nemici alle spalle. Avremo tanti nemici da affrontare, a partire da dei “senza-volto” con degli ombrelli che ricordano un po’ Slenderman, a delle ragazzine senza testa, passando poi per Tengu, Kappa e tutta una serie di yokai tipici del folklore giapponese. Occhio, avranno poteri diversi e, se vi accerchieranno, passerete dei brutti momenti. A volte il combattimento è un po’ confuso, ma per fortuna l’aspetto “rpg” di Ghostwire: Tokyo vi aiuterà, perché potrete migliorare le vostre capacità e acquisire abilità sia attive (nuove tecniche) che passive, che saranno particolarmente utili per sveltire alcuni aspetti del combattimento e sopraffare prima i nemici.

Girovagando per le strade di Tokyo troverete un discreto numero di missioni secondarie. Gli sviluppatori di Ghostwire: Tokyo, però, ci tengono a precisare che non si tratta delle solite quest ripetitive che spesso riempiono le ore degli open world! Queste missioni sono vere e proprie storie extra, che si basano sempre sul folklore e su elementi affini al Giappone, e sinceramente non sarà male spezzare un po’ il ritmo del gioco per questi extra. Ah, ovviamente, riceverete sempre in cambio qualcosa di molto interessante!

Infine, troverete in giro cani e gatti, a quanto pare immuni agli effetti della nebbia. Grazie alla Visione Spettrale, potrete anche leggere nei pensieri degli animali e dar loro del cibo, ottenendo in cambio dei soldi o anche cose più succose: ricordatevi di seguirli! Avremo inoltre anche un tipo molto particolare di gatto, con due code: saranno loro i negozianti del gioco! Entrando in uno dei combini (i supermercatini 24/7 diffusissimi in Giappone) li troverete fluttuanti sopra il bancone, e potrete acquistare frecce, pupazzi per assorbire gli spiriti sparsi per Tokyo, cibo e così via.

Audio e Video

Ghostwire: Tokyo vede proprio la città di Tokyo come la co-protagonista dell’avventura. La realizzazione di strade, vicoli, negozi, distributore di bevande, palazzi, combini e così via è veramente realistica e, se siete mai stati lì, ritroverete subito tutta una serie di dettagli inconfondibili. Sono presenti anche ambienti molto riconoscibili, come lo Shibuya Crossing di cui sopra, oppure la Torre di Tokyo e non solo.

Questo è sicuramente uno degli aspetti meglio realizzati di Ghostwire: Tokyo, forse anche meglio di alcuni modelli 3D dei personaggi. Non voglio assolutamente dire che non siano belli, anzi, però in alcuni momenti non sembra che ci si trovi al cospetto di un gioco unicamente pensato per Next-Gen (e PC). Ottimo invece il lavoro effettuato su effetti di luce e ambientali, quelli sì molto ben fatti, ad esempio ho trovato fantastico che, nel momento in cui inizia a piovere, le gocce di pioggia sono in realtà i veri e propri kanji di “pioggia” in giapponese. Davvero figo!

Sono disponibili diverse modalità grafiche, ben 6, dove ci sono varie combinazioni tra risoluzioni Full HD e 4K, 30 e 60fps, Ray Tracing o meno e così via. Ottimo modo per personalizzare l’esperienza di gioco, tuttavia posso già dirvi che il titolo regge benissimo anche nelle modalità più corpose.

Molto interessante il versante audio: girando per le strade di Tokyo, sentirete tutte le musiche che provengono dai vari negozi e dalle varie attività su strada, e anche questa è una cosa estremamente realistica, e che aiuta ad immedesimarsi in una città viva dove però improvvisamente sono tutti spariti. Anche in questo caso, come in tutti i giochi giapponesi, suggerisco caldamente di usare il doppiaggio giapponese, che è supportato da ottimi sottotitoli in italiano, con tutto il gioco ben tradotto. E non vi dico che bello l’effetto di sentire la voce di KK sia dalle casse della TV che dal DualSense!

Concludendo

Ghostwire: Tokyo è un open world originale e interessante che farà felici i fan degli open world, i fan dei giochi a lieve tinte horror/psichedeliche (a volte sembra di essere in Control!) e i fan dei giochi giapponesi, magari ambientati proprio in Giappone. Una storia solida e affascinante regge bene il gioco, ma anche le missioni secondarie e l’ambientazione fanno il loro mestiere. Si tratta di un titolo molto evocativo, che è da affrontare con “calma” per gustarselo appieno. Alcuni lievi limiti grafici, o meglio qualche incostanza, possono far storcere il naso in qualche situazione, tuttavia nell’insieme il gioco è godibile e io mi sento caldamente di consigliarlo! Grazie Shinji Mikami, sentivo la tua mancanza!

Nerdando in breve

In Ghostwire: Tokyo impersoneremo Akito, giovane redivivo posseduto dallo spirito di KK, che affronterà una grave crisi: gli spiriti hanno preso possesso di Tokyo, e tutte le persone sono sparite. Riuscirà il duo a risolvere il mistero legato all’uomo con la maschera di Hanya?

Trailer

Ringraziamo Bethesda per averci dato una copia di Ghostwire: Tokyo, edizione PlayStation 5, per questa recensione.

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