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Yakuza 6: The song of life – Yakuza dentro

Yakuza

Yakuza, anche detto “Simulatore di Yakuza tamarri ma dal cuore d’oro”, è finalmente giunto al suo sesto capitolo, chiamato Yakuza 6: The song of Life. O meglio, è finalmente giunto in Italia il sesto capitolo della famosa saga Sega (vi giuro non l’ho scritto apposta), che ha debuttato a fine 2016 in Giappone e solo adesso ha raggiunto i lidi del Bel Paese. Abbiamo già parlato del prequel Yakuza 0 e del remake Yakuza Kiwami, ma quali novità ci porterà l’ultimo capitolo delle avventure di Kazuma Kiryu?

Recensione

Yakuza 6 è ambientato subito dopo gli avvenimenti di Yakuza 5, e vede il nostro buon Kazuma Kiryu – protagonista di tutti e 7 i capitoli della saga – ancora alle prese con il passato, che non vuole proprio saperne di dimenticarsi dell’esistenza di questo “retto” yakuza. Dopo i sanguinari combattimenti della conclusione di Yakuza 5, Kiryu vuole solo un’esistenza pacifica, ma la polizia decide che non può passarla così liscia. Kiryu si lascia portare in carcere senza opporre resistenza, e passa lì tre anni, cercando di rigare dritto. Una volta uscito, però, una persona a lui molto cara, la figlia adottiva Haruka, è data per scomparsa e Kiryu torna nel suo vecchio quartiere di Kamurocho per cercarla. Non vi dico quali scoperte farà una volta smosse le acque! Mi fermo qui, come mia consuetudine, per non rovinare la trama, punto chiave e centrale del gioco. Posso comunque dire che non vi deluderà affatto!

Yakuza 6

Bentornati a casa.

Gameplay

Struttura che vince non si cambia, e questo si applica alla perfezione a Yakuza 6. Ancora una volta, e sempre più bellamente, gireremo per le strade di Kamurocho (quartiere ripreso dal reale Kabuki-cho, quartiere a luci rosse di Tokyo dalle parti di Shinjuku) e per la cittadina di Onomichi, vicino Hiroshima. Il nocciolo del gioco è sempre dato dall’unione tra le fasi esplorative e i combattimenti: ogni volta che mi approccio ad un nuovo capitolo della saga, mi rendo conto di quanto sia molto più simile ad un Jrpg che non ad un GTA-like. Questo lo dico anche perché la parte “gdr”, ossia la crescita del personaggio, ha fatto un ulteriore salto in avanti, essendo molto più malleabile del solito. Ogni azione, partendo dal combattimento e finendo all’ingozzarsi di ottimo cibo in un ristorante, ci darà punti esperienza in una o più delle varie categorie – un po’ alla D&D, avremo la forza, l’intelligenza, il carisma e così via. A quel punto, tramite il menu di gioco – questa volta organizzato tramite un intuitivo smartphone Sony – potremo far salire in qualsiasi momento le nostre statistiche, al netto di avere i punti necessari. Semplice, rapido, e soprattutto variegato, in quanto non dovremo solo far fischiare i pugni per crescere di livello.

Yakuza 6

Ho i pugni nelle mani!

Al netto di seguire la storyline principale, e quindi le missioni che di volta in volta appariranno su schermo, il bello di Yakuza è proprio quello di perdersi qua e là e di affrontare tutti i mini-giochi e le attività che troveremo sparse nelle città. Il girovagare per le strade illuminate dal neon di Kamurocho e per le stradine di paese di Onomichi ha sempre un fascino indescrivibile, soprattutto per me che amo quelle atmosfere e che le ho vissute durante i miei giorni in Giappone. L’accuratezza con cui una mole di “micro-elementi” è riportata fedelmente su schermo è qualcosa che non può non colpire e per la quale i miei complimenti a Sega si rinnovano di volta in volta. Questa volta le mie aspettative sono state superate: ho trovato catene di ristoranti nelle quali ho davvero mangiato, prodotti nei combini e nei distributori che ho davvero consumato, posti nei quali sono stato davvero – Kamurocho si affaccia su una delle zone più iconiche di Shinjuku, e la troverete ricostruita in una commistione tra reale e “artificiale” che rasenta l’incredibile.

Yakuza 6

Io qui ci ho mangiato, davvero!

Il combattimento, altro cardine di Yakuza, è sempre valido e divertente, e questa volta è ancora più “estremo” grazie ad una nuova modalità Heat (ossia una specie di aura che vi avvolgerà dopo aver portato a segno diversi colpi) che darà luogo a mosse e colpi devastanti sempre più esagerati. Ovviamente, continuando quanto già visto in precedenza, l’ambiente circostante vi regalerà numerosi oggetti con cui “accarezzare” i vostri avversari e poi, eventualmente, finirli; anche muri e mobilia potranno regalarvi delle scene particolarmente crude ma – diciamolo – anche soddisfacenti. Tuttavia queste scenette sono a volte un po’ estreme: Kazuma, sei diventato più cattivo con l’età.

Yakuza 6

Qualcuno sta per fare una brutta fine…

Yakuza propone anche una pletora di mini-giochi, sia più “fisici” (baseball, freccette e così via) che “meta-videoludici”, neologismo da me appena creato che significa che potrete giocare a diversi classici Sega entrando nei Club Sega – da qui il meta-videogioco! Tutto molto bello, e gli appassionati di retrogaming avranno pane per i loro cabinati. Piccola nota: alcuni giochi, avendo una grafica “al pixel”, su uno schermo grande potrebbero dare un po’ fastidio alla vista; ho provato a giocare ad Outrun e, al netto del divertimento, la mia retina si è un po’ risentita per lo sforzo pixelloso.

Yakuza 6

Qui ci passerete ore.

Audio e Video

Yakuza 6, in quanto ultimo capitolo della saga, fa raggiungere il top grafico alla saga; ottimi tutti gli effetti ambientali – che storia i neon! – ma la maggior cura è stata posta nei modelli dei personaggi principali, sempre più realistici e plastici. I protagonisti e gli antagonisti vivono la loro vita sullo schermo, e le espressioni sono sempre più fedeli e riconoscibili. Uno su tutti, il mitico Takeshi Kitano (o meglio, Beat Takeshi, come si fa chiamare ultimamente) dà le sue riconoscibilissime fattezze ad uno dei protagonisti del gioco, e la cosa mi ha strappato più di un sorriso. Grande cura anche per edifici e negozi – alcuni sono DAVVERO uguali alle loro controparti reali!

Yakuza 6

Questo è l’interno di un Combini, e vi assicuro che rasenta la perfezione!

La versione da me provata, grazie alla mia fiammante PS4 Pro, è dotata di un’ottima grafica 4K, che dà un tocco in più e che di certo non deluderà chi vuole spremere un po’ più la propria console.
Nulla da eccepire sul comparto audio, che ricalca alla perfezione quello che potete davvero sentire andando a spasso per le strade giapponesi, sia nelle grandi metropoli che nei paesi più piccoli e rilassati. Anche qui, effetto madeleine, mi sono spesso tornati in mente diversi momenti del mio viaggio, sia per quanto riguarda le musichette che puoi ascoltare entrando o uscendo dai negozi, sia per il vociare di persone e altoparlanti che sparano musica a tutto volume. Che storia!

Concludendo

Yakuza 6 continua lungo la strada di successo della saga, e segue le innovazioni che Yakuza 0 e Yakuza Kiwami hanno portato sull’ultima console di casa Sony. Consigliato a chi ama il gameplay e l’ambientazione, obbligatorio per chi è un appassionato della saga e vuole conoscere le ultime (?) avventure del nostro beniamino Kiryu, sempre più “come un dragone”. Questo gioco entra prepotentemente nella mia classifica dei giochi preferiti di sempre. Mi ha emozionato, mi ha divertito, credo che per gli appassionati del Giappone contemporaneo questo gioco – al pari di Persona 5, ma con qualche differenza – sia il must have del 2018. Buon divertimento, e scatenate i pugni!

Nerdando in breve

Yakuza 6, ultimo capitolo delle avventure di Kazuma Kiryu, ci catapulta in un Giappone più vivo che mai!

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Ringraziamo Koch Media per il materiale inviatoci per questa recensione.

Trailer

Menzione d’onore: mi è esplosa la testa quando, come potrete vedere in un’immagine dell’articolo, ho trovato il ristorante Sushi Zanmai. Ci ho mangiato per davvero, tra l’altro proprio nella stessa zona, e nel menu ho trovato i piatti che ho mangiato assieme a Morgana. Mi sono commosso di fronte a cotanta bellezza…

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