Fumetti & Libri

Il banditore – Cosa sei disposto a perdere?

Recensione

Abbiamo già avuto modo di presentarvi la collana Macabre, tramite cui Sperling & Kupfer, editore del gruppo Mondadori, ha iniziato a pubblicare romanzi da brivido che hanno segnato la letteratura estera e che in Italia non erano mai giunti.
Ho avuto quindi il piacere di immergermi nella lettura de Il banditore, di Joan Samson, alla sua prima ed unica pubblicazione a causa di un cancro che pose fine alla sua vita pochi mesi dopo la pubblicazione del libro.

Trama

Perly Dunsmore è un misterioso e carismatico uomo di città. Ha vissuto in molti stati, spesso all’estero, e senza una famiglia di cui occuparsi, ha deciso di mettere radici ad Harlowe, tranquilla cittadina della periferia americana, nel New Hampshire.
La vita ad Harlowe si svolge in modo duro e sistematico, fin dai tempi dei primi coloni, quando venne fondata la comunità attorno a fattorie, campi, laghi e boschi.
Gli abitanti di Harlowe sono i tipici hillbilly: spesso rozzi e ignoranti, ma infaticabili, con valori saldi e un grande senso della comunità.

La tranquillità di Harlowe viene quindi messa a soqquadro quando Perly Dunsmore si offre di presenziare le regolari aste cittadine, durante le quali l’unico sceriffo della città è solito racimolare qualche spicciolo dai turisti vendendo perlopiù ciarpame e anticaglie donate dai cittadini. Dopotutto ai contadini della città fa comodo liberarsi della robaccia accumulata negli anni e di certo preferiscono non dover contribuire economicamente di tasca proprio alle casse del comune.

Perly Dunsmore, però, si rivela essere un banditore dalle capacità mai viste, riuscendo a ricavare molto più denaro di quanto non ci si sarebbe aspettato. Per questo motivo, su base settimanale, lui e lo sceriffo iniziano a visitare regolarmente le varie fattorie e abitazioni della città, per chiedere altre donazioni così da poter popolare l’asta del weekend.
Se ne accorge bene la famiglia Moore: marito, moglie, un’anziana madre e una figlia di 4 anni arrivata molto tardi rispetto le aspettative.

Le richieste di donazione diventano settimana dopo settimana sempre più insistenti, e la rapida china su cui si è giocoforza trovata tanto la famiglia Moore, quanto l’intera comunità, inizierà a diventare un pericoloso scivolo senza appiglio alcuno.
I soldi dei forestieri, uomini di città che fanno affari d’oro comprando a prezzi irrisori utensili e mobili di antiquariato, arrivano a pioggia nelle casse del comune e, anche se non viene mai evidenziato, probabilmente nelle tasche di Perly Dunsmore, che con i suoi modi affabili e senza ricorrere mai direttamente alla minaccia, riesce a spingere tutta la comunità a privarsi, pezzo dopo pezzo, di qualsiasi loro avere, in un modo talmente sottile e raffinato da impedire loro di comprendere cosa stia accadendo fino alla fine.

Analisi

Il banditore, eletto da sua maestà Stephen King come uno dei suoi romanzi preferiti (e che certamente ha ispirato Cose Preziose), è un romanzo che solo apparentemente si limita ad illustrare la vita di campagna di fine anni ’70. Si tratta in realtà di un vero e proprio saggio sull’incolmabile solco che separa la vita rurale della periferia americana da quella urbana: da un lato il tempo sembra essersi fermato ai tempi dei padri pellegrini, dove lo scandalo maggiore è un figlio che non viene mandato a catechismo tutte le settimane o dove la principale fonte di svago resta il pettegolezzo. Dall’altra c’è la frenesia, il consumismo, la violenza narrata e usata come spauracchio.

Joan Samson è straordinariamente brava nel descrivere una lenta discesa verso la dannazione. Talmente lenta da risultare quasi impossibile da vedere, creando nel lettore un cortocircuito mentale nello scoprire come i personaggi scelgano di cedere, di perdere, pezzi della propria storia, della propria vita, a volte della propria anima, pur di rimanere aggrappati a tradizioni che stanno inesorabilmente scivolando via da loro.

Il banditore è un romanzo dell’orrore di quelli che spaventano di più: non ci sono mostri, non c’è soprannaturale, non c’è nulla che ci consenta di chiudere il libro e tirare un sospiro di sollievo al pensiero che fantasmi, demoni, creature che risiedono nella Torre Nera, tutto sommato esistono solo tra le pagine e la copertina. Perly Dunsmore è un uomo, solo un uomo, concreto e diabolico, il tipo di persona che potremmo incontrare sulla nostra strada (e personalmente conosco chi è morto per un simile incontro) pronto a convincerci a cedergli la nostra anima senza nemmeno farcene rendere conto.

Qui sta il vero orrore. E qui risiede il succo della domanda iniziale, ottimamente posta da Paola Barbato, nella prefazione del libro. Cosa siamo disposti a perdere, pur di non perdere nulla? Spesso tutto.

Nerdando in breve

Il banditore ci porta a vivere un vero inferno.

Contenuti

To Top