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Shang-Chi: la Marvel ci prova con il suo Wuxia

di Antonio Petito

Recensione

Avete presente quei bei filmoni di arti marziali che andavano tantissimo qualche anno fa? Intendo quelli che vedevano spesso figure tradizionali e/o leggendarie della cultura cinese, roba stile The Forbidden Kingdom o La Tigre e il Dragone per capirci.

Ecco, provate ad immaginare buona parte degli elementi caratteristici del Wuxia, ma riprodotti in salsa cinecomic ed otterrete l’ultimo sforzo su grande schermo targato Casa delle Idee: Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli.

Una storia di formazione sapientemente “inzuppata” nella continuity MCU

In tempi recenti Mamma Marvel ci ha un po’ disabituati alla grande coesione narrativa mostrata nel primo decennio, favorendo (comprensibilmente, vista la necessità di gettare le basi per un nuovo ciclo di avventure) le cosiddette storie stand-alone.
Shang-Chi segue in maniera parziale questa falsariga, proponendo una storia d’origine classica, con ampie parentesi sulla formazione dei protagonisti e della riscoperta delle proprie qualità, le quali risulteranno cruciali nel percorso dell’eroe. Tutto ciò è sapientemente collegato a doppio filo con alcune delle pellicole precedenti, sia tramite scene puramente fanservice che con scelte narrative precise, utili a far ripercorrere allo spettatore vecchie avventure che sembravano ormai messe del tutto da parte.

Per quanto riguarda la caratterizzazione – e più in generale la scrittura – i tasti dolenti tendono ad essere sempre gli stessi: nonostante una discreta dose di carisma sprigionata sia da Shang-Chi (Simu Liu) che dal villain interpretato da Tony Leung (il leggendario Alan di Hard Boiled), sembra che manchi costantemente qualcosa per considerarli iconici, forse a causa di un’eccessiva dose di humor non propriamente di buon livello che tende a depotenziare il Pathos in alcuni momenti significativi, arrivando ad essere a tratti fastidioso.

Decisamente più curato è il lato empatico; è infatti molto probabile che vi ritroverete a volere un bene dell’anima ai protagonisti, soprattutto durante gli spaccati di vita quotidiana mostrati qua e là durante lo screen time.

Il punto forte…

C’era da immaginarselo, ma è giusto ripeterlo: Shang-Chi contiene le migliori scene di combattimento di tutto il Marvel Cinematic Universe.

Le presenze di Simu Liu e della leggendaria Michelle Yeoh lasciavano ben sperare già in prima battuta, ma le aspettative sono state ampiamente superate; a differenza dei più blasonati predecessori infatti, in Shang-Chi vengono valorizzate al meglio le coreografie di combattimento, le quali non si ritrovano mai ad essere “schiacciate” dal montaggio consentendo allo spettatore di godere appieno dei fantastici stunt presenti per buona parte del minutaggio, sempre ben amalgamati in un contesto che tende fortemente al fantasy, ricolmo di creature dai design affascinanti.

Il bilancio è, tutto sommato, positivo: Shang-Chi non ha le pretese di essere una punta di diamante del MCU a 360°, riuscendo a soddisfare lo spettatore con tanta linearità nella narrazione, i giusti rimandi alla continuity e le eccellenti sequenze citate poc’anzi.
Da vedere!

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