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La Belgica – La straordinaria avventura di un marinaio improvvisato

Recensione

A Toni Bruno, autore dei due volumi di La Belgica, piacciono le storie di frontiera.

Conobbi l’opera di Bruno con il bel Da lassù la Terra è bellissima, premio Gran Guinigi a Lucca nel 2016, ambientato agli albori della corsa allo spazio. E, non ci crederete mai, ma la tematica dell’uomo nello spazio ha molto in comune con una incredibile avventura nell’Antartide occorsa alla fine dell’800, quando il continente di ghiaccio rappresentava l’ultima frontiera dell’esplorazione.

Prendiamoci il tempo per ringraziare BAO Publishing per averci concesso l’opportunità di recensire i due volumi de La Belgica – e quindi l’opera completa – e andiamo a scoprire l’incredibile storia di un marinaio che non era un marinaio, durante la prima spedizione verso l’ostico Antartide.

Ambientazione

La storia che c’è dietro La Belgica è reale: La Belgica, infatti, è stata la nave protagonista di una famosa spedizione belga verso l’Antartide, divenuta tale perché fu la prima ad accadere in inverno.

Correva l’anno 1897 e gli stati investivano parecchio nelle spedizioni geografiche: l’impresa della Belgica era infatti sovvenzionata anche dal Belgio e contava, tra i suoi membri, anche un certo Roald Amundsen, che anni dopo diverrà celebre per essere stato colui che raggiunse il Polo Sud.

La Belgica, una ex-nave baleniera riconvertita a nave oceanografica, partì da Anversa in quell’anno, diretta verso le acque antartiche: l’impresa suscitò molto entusiasmo ma, giunta in Antartide nel febbraio successivo, andò incontro ad un potenziale disastro: la nave rimase incagliata nei ghiacci per 13 mesi, passando il duro inverno antartico in condizioni proibitive e con equipaggiamento e provviste inadeguati.

Questo è l’evento storico che fa da sfondo agli eventi che Toni Bruno va a raccontare, traendo spunto da un curioso fatto annidato tra le pieghe della Storia.

Racconta infatti l’autore che si imbatté, quasi per sbaglio, in un articolo sulla storia della spedizione, notando le similitudini nelle condizioni estreme tra gli uomini della Belgica, isolati nei ghiacci e gli astronauti degli albori dell’esplorazione spaziale. Incuriosito, compra i diari che ne narrano la vicenda e scopre che, a quanto pare, a bordo della nave ci fosse un passeggero non ufficiale di cui, però, non riesce a trovare molte notizie.

Ed è qui che gli scatta la scintilla.

Trama

Bruno dà un nome a questo sconosciuto, chiamandolo Jean, e lo rende il co-protagonista della sua avventura: si imbarcherà per accidente sulla nave e vivrà la più grande avventura della sua vita, inattesa, inaspettata.

Il Canto delle sirene, il titolo del primo volume, è forse proprio quello che convince Jean a proseguire nella sua folle avventura, e quella che spinge l’equipaggio ad andare a sfidare, con entusiasmo, la frontiera dello sconosciuto. Un canto fatto di sete di conoscenza, di voglia di avventura e voglia di libertà.

Jean, da scaricatore perdigiorno e ladro in erba, è i nostri occhi all’interno della nave. Da sprovveduto clandestino, guadagna la fiducia dell’equipaggio e ne diviene parte integrante ed attiva; di contro, Claire, la sua promessa, inconsolabile per l’improvvisa sparizione del fidanzato, ci spalanca una finestra su un altro importantissimo accaduto: l’inizio delle lotte per i diritti delle donne, che in quegli anni cominciarono ad ottenere risultati significativi.

In parallelo i due crescono, attraverso la privazione, ed entrambi esplorano un nuovo mondo, pur se i loro destini si allontanano sempre di più, intrecciandosi a loro volta ad altri: la storia dei primi sindacati, di importanti personalità dell’epoca, dei marinai a bordo della Belgica e degli esploratori che negli anni successivi divennero delle vere e proprie celebrità.

Forse mi aspettavo altro, quando cominciai a leggere La Belgica, avventura, probabilmente, o ritmi più serrati: ho trovato, invece, la storia di uomini comuni che costruiscono imprese straordinarie grazie alla propria determinazione; ho trovato eventi che ignoravo, ed una ricostruzione ottima di quei tempi, tramite ritmi narrativi che possono ricordare un lento moto ondoso, mentre sei un mozzo sul ponte di una nave, ed ascolti una pacata melodia dei ghiacci, o una tempesta, mentre varchi la frontiera di mari inesplorati.

La Belgica è una storia delicata e dura, fatta di scoperte, lotta, crescita e perdita. Non ci sono cannoni che sparano, rivoluzioni, amori impetuosi o tesori da scoprire, se non il tesoro insito nello scoprire i destini di due personaggi straordinari, proprio perché comuni, nel quadro di un’epoca dal fascino assoluto.

Disegni

I disegni sono un vero pezzo forte dell’opera: lo stile è quello di Bruno, ma c’è un particolare da notare. Colpisce, infatti, la colorazione a mezzetinte, e lo stesso autore spiega come ci sia arrivato.

Provando sia il bianco e nero che il colore, entrambi non soddisfacevano a pieno la sua visione; ricordatosi di avere in casa una boccetta di inchiostro dell’inizio del ‘900 (Pelikan 4001, per i feticisti), decise di provarlo e finalmente la storia del marinaio perduto aveva trovato la sua giusta espressione.

Sono rimasto colpito da questa curiosità, e vi invito caldamente a scoprirne altre nell’interessantissimo compendio finale illustrato, anch’esso uno spettacolo da guardare!

A parte la colorazione, i disegni di Bruno sono molto belli, e questo è un fatto oggettivo, soprattutto ammirando le tavole a pagina intera che ogni tanto ci esplodono davanti; forse l’unico fattore che possiamo rimproverare al lato grafico risiede in una certa ripetitività dei volti, ma stiamo spaccando il capello in quattro.

Edizione

L’edizione cartonata di pregio riservata a questo romanzo grafico gli rende pienamente giustizia: il ricco apparato di extra che corona il volume è da applausi, ed è quello che vorrei in qualunque volume io compri. Dalla viva voce dell’autore ne apprendiamo la genesi, ed è una lettura interessante in modo che non credevo: mi ha permesso seriamente di apprezzare a pieno l’opera.

Se mettete di fianco le due copertine, i protagonisti si guardano!

Dieci e lode per l’edizione!

In conclusione

I due volumi de La Belgica – Il canto delle sirene e La melodia dei ghiacci – raccontano una storia che non ci cambierà la vita, ma che meritiamo di conoscere.

Ci riporta in un’epoca non troppo lontana, in cui l’ardimento e la voglia di superare i limiti facevano gettare il cuore oltre l’ostacolo e, se partivi, andavi e non sapevi se tornavi. Una storia fatta, come vi dicevo prima, di gente comune che, quasi per caso, si trova a compiere enormi passi sia personali, che nella storia.

Ispirante, a dir poco. Uomini d’altri tempi: se siete curiosi, vi consiglio di indagare le storie delle grandi esplorazioni di fine ‘800, potreste scoprire la vostra nuova passione!

Se siete interessati a La Belgica, inoltre, vi dò un consiglio da amico: i volumi leggeteli entrambi, uno di seguito all’altro. Sono convinto assolutamente che sia questo il modo corretto di apprezzare questa storia, e non nego che se l’avessi letti a distanza di uscita (se non erro, due anni), probabilmente avrei apprezzato meno l’intera opera.

E, mi permetto di aggiungere, non limitatevi ad una lettura veloce e spezzettata, ma gustate ogni pagina e rileggete, se necessario: immergetevi nell’avventura di questa nave coraggiosa, protagonista ultima di questa vicenda, e fatevi cullare dal canto del mare e dalle splendide illustrazioni dal sapore antico.

Nerdando in breve

La Belgica è un racconto di cui non sapete di aver bisogno ma che, se lo sceglierete, saprà affascinarvi con una storia che ci racconta di come la vita sappia farci crescere in modi imprevedibili, illustrata con uno stile unico.

Nerdandometro: [usr 4.0]

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