#NerdandoConsiglia

#NerdandoConsiglia: Dicembre 2020

Tra panettoni, brindisi virtuali e “la 100 euro della nonna” che arriva via bonifico, siamo arrivati alla fine di questo 2020 così travagliato. La redazione più natalizia d’Italia è pronta ad accompagnarvi al gran finale con il #NerdandoConsiglia di Dicembre 2020! Con cosa avremo nerdato sotto l’albero? Continuate a leggerlo per scoprirlo!

Midnight Diner: Tokyo Stories

Gattiveria: In attesa della fine dell’anno più indimenticabile di sempre ho scelto di coccolarmi con qualche piccola storia di vita e di cibo giapponese con la serie Netflix Midnight Diner: Tokyo Stories che consiglio vivamente per una serata sotto le coperte con una buona tisana. 

Un interessante viaggio nella cultura nipponica, fatto attraverso storie di vita completamente diverse dalle nostre. Ognuna di queste è associata ad un piatto preparato dal saggio ristoratore che tiene aperta la sua minuscola attività ed ascolta pazientemente. 

La particolarità del suo servizio è data, oltre che dall’ottima cucina, dall’ambiente ristretto e familiare, in cui perfetti sconosciuti si aprono raccontando i propri segreti e trovano spesso conforto e consigli. Davvero delizioso!

(Nota di Giando: io ADORO questa serie, la consiglio a chiunque ami un minimo il Giappone, personalmente mi mette su una nostalgia canaglia!)

Dark

Jedi.lord: Finalmente anche io, come al solito dopo che tutti l’hanno già guardata, mi sono tuffato in questa serissima serie TV tedesca, Dark, consigliatami un po’ da chiunque conosca i miei gusti (anche da me, ndGiando).

Mi ha catturato, neanche a dirlo, praticamente subito, grazie alla trama avvincente e non lineare, ben gestita nonostante sia semplicissimo sbagliare con un tema del genere. Ho apprezzato il groviglio di relazioni tra i personaggi, la fotografia desaturata che rende l’atmosfera plumbea ed oppressiva, in perfetta linea con il fatto che in Dark non si ride, neanche un po’; molti affermano che la serie sia lenta, ma non lo trovo un difetto, dato ciò che vuole raccontare questo show, anzi. Un ritmo inutilmente serrato avrebbe rischiato di snaturarlo eccessivamente.

Lo scoglio grande l’ho però incontrato nella terza stagione, che tutti osannano come migliore, ma che sto trovando un pelo troppo arzigogolata persino per Dark stesso: capisco che si sia voluto innalzare l’asticella della complessità, ma nelle prime tre puntate dell’ultima stagione mi sono chiesto dove si volesse andare a parare, percependo un senso di eccessiva diluizione (e di confusione per capire il dove/come/quando, ma soprattutto perché).

Ecco, nelle ultime puntate è andata meglio, qualcosa è stata spiegata, sono arrivato al fatto che mi manca soltanto l’ultima puntata e spero che tutto torni e che il finale sia degno.

Ti prego Dark, non deludermi.

A Plague Tale: Innocence

Jedi.lord: Questo gioco l’ho seguito sin dall’uscita, ma doveva sottostare al fatto che al day one non prendo più (quasi) nulla, che poi con gli enormi backlog che tutti abbiamo, figurati se potevo dargli la precedenza.

E poi accade che un amico, che mi conosce chiaramente stra-bene, mi regala A Plague Tale: Innocence per Natale e nulla, la curiosità è troppa e lo installo, facendolo balzare in cima alla lista di tutti i titoli che provo e non porto a compimento.

Come faccio a farvi capire il colpo di fulmine che ho avuto per l’avventura di Amicia e Hugo de Rune, in fuga dalla guerra e dalla peste, tanto da dargli assoluta priorità e dal non riuscire a staccarmene?

Questo è esattamente uno dei tipi di videogioco che mi fa impazzire: forte enfasi sulla narrativa, atmosfera incredibile, ricostruzione storica ben fatta (al netto delle leggere concessioni al soprannaturale, sia chiaro), gameplay semplice quel tanto che basta per sfidare senza impazzire, che ti permette di godere della trama avvincente, come se stessi guardando una gran bella serie TV e dicessi “dai, un altro episodio me lo guardo”.

La Francia del 1348 ricostruita da Asobo mi ha rapito del tutto, mi sto gustando l’avventura con il doppiaggio francese (con la scusa che un ripasso non fa mai male) e sto rispolverando la mia attitudine da fotografo nel mondo virtuale, dato che in quello reale è un po’ più complicato, al momento attuale.

Persino il mio PC, che oramai si sta facendo vecchietto, deve essere felice di farlo girare, dato che tiene botta e mi concede splendidi paesaggi a livello “alto”.

Non posso far altro che straconsigliarvi questa magnifica avventura, che spero possa rapirvi, scioccarvi ed intenerirvi come ha fatto con il sottoscritto. (Stefano, finisci Final Fantasy 7 Remake, please, ndGiando)

Pippo Reporter

Jedi.lord: Ecco, finalmente sono riuscito, dopo tempo, a terminare Pippo Reporter, pubblicata originariamente sul Topo e poi raccolta in una collezione di 4 volumetti con tutte le storie. Ideata, scritta e disegnata dal mio adorato duo Teresa Radice e Stefano Turconi, la serie è ambientata negli anni ’30 e il protagonista è un favoloso Pippo, reporter di inconsapevole successo.

I pregi della serie sono moltissimi, a partire dal cast dei personaggi di Topolinia, rivisitati in modo molto riuscito (in primis Minni, che qui è adorabile), che beneficiano dell’assenza del Topo più famoso del mondo, qui relegato sullo sfondo; come al solito, la ricerca che c’è dietro la scrittura e le illustrazioni è palese e nulla è lasciato al caso, a partire dalla miriade di citazioni, sempre azzeccate ed intelligenti, donandoci storie una più bella dell’altra, in un crescendo fino al bellissimo finale.

Se tutta la serie merita la lettura, è però una storia in particolare che mi ha colpito più di tutte: sto parlando di Estate a Green Pond, la penultima in ordine cronologico e senza dubbio una delle storie Disney più belle degli ultimi 10 anni: il groppo in gola è salito, vi saluta e vi consiglia anche lui di leggere Pippo Reporter!

Se succede qualcosa, vi voglio bene

NerdandoConsiglia dicembre 2020Clack: è uscito un po’ in sordina, vuoi per il periodo dell’anno, vuoi perché in Italia i cortometraggi sono poco seguiti, ma su Netflix c’è un gioiellino di 12 minuti che non merita affatto di passare inosservato.
Se succede qualcosa, vi voglio bene è un delicato e struggente cortometraggio animato muto, che esplora con finezza e profondità un tema difficile come quello del lutto.
Due genitori hanno perso la figlia piccola per via di una sparatoria a scuola: da allora il loro mondo si sgretola, affondando sempre più nel grigiore e nella disperazione. Come è possibile affrontare un dolore tanto grande e inspiegabile? Il corto animato prova a indicarci una strada e lo fa con grazia e poesia.
Da vedere assolutamente! Se volete concludere l’anno piangendo calde lacrime ed emozionandovi, è decisamente quello che fa per voi!

Velvet

Velvet

Giakimo: In un mese sono morti Sean Connery e John le Carré, entrambi a loro modo responsabili nel definire il genere spionistico. Quindi era solo giusto che in questo mese ho letto Velvet, spy story ambientata durante la Guerra Fredda scritta da Ed Brubaker e disegnata da Steve Epting. 

La serie, uscita in tre volumi per Image Comics e in Italia per Panini Comics, racconta la storia della spia Velvet, che si ritrova dopo un decennio a fare da segretaria a dover indagare sul passato dei suoi capi e dei suoi colleghi dopo una missione finita male. In viaggio tra Europa e Stati Uniti, dovrà ricorrere a tutte le sue capacità.

Il fumetto è una spy story tesa, glaciale, con pochissime concessioni alla spettacolarità tipica di un Bond o di Mission: Impossible. Essendo pure ambientata tra anni ’50 e anni ’70 ha pure la perfetta atmosfera per questo tipo di storie e Brubaker come al solito in queste storie ci sguazza alla perfezione. Dategli una storia crime o un thriller e state certi che sarà un capolavoro. 

A disegni invece del suo sodale Phillips c’è Steve Epting, altro suo fedele scudiero – hanno lavorato insieme al ciclo di Capitan America. Ho trovato i colori un pelo troppo freddi e piatti, penalizzando un po’ i disegni. Nonostante questo Epting disegna e racconta dannatamente bene e le scene d’azione sono sempre efficaci e ben costruite. 

Insomma, se avete voglia di una bella spy-story, con una protagonista ben definita e ambientata nell’epoca d’oro dello spionaggio, recuperate Velvet.

Klaus

Klaus

Giakimo: Natale è arrivato e passato, il momento perfetto per vedere qualche film più sentimentale e appunto natalizio. E io su Netflix ho visto questa perla animata: Klaus. Diretto dallo spagnolo Sergio Pablos, ex animatore Disney, Klaus è una specie di origin story di Babbo Natale. Segue le vicende del postino Jesper, viziatissimo figlio del presidente delle poste, che viene mandato a fare il postino in uno sperduto avamposto nel nord. Lì incontrerà il misterioso Klaus e insieme daranno vita alla leggenda di Babbo Natale. 

La storia è molto semplice, didascalica e perfettamente disneyana, con tutte le carte in regola per piacere ai bambini. E come tutte le grandi storie Disney è un film pieno di cuore e che ti resta dentro. Non cerca la grande tematica come i film Pixar né sembra fatto a tavolino per vendere tonnellate di giocattoli come certi altri film d’animazione, ma è un film più piccolo e contenuto. Perfetto per Natale e per tutta la famiglia, come tutta la grande Disney. 

Una menzione speciale per l’animazione, realizzata con tecniche classiche con giusto qualche aggiunte per dare profondità di campo. Il risultato è grandioso, un ritorno in grande stile all’animazione classica disegnata, che spero abbia seguito. Perché il 3D và benissimo, ma a volte basta solo un disegno per fare grande cinema. 

La Notte dei Morti Viventi: A Zombicide Game – Un tributo a Romero


Tencar: trovo la serie Zombicide molto divertente, adoro Romero e ritengo che La Notte dei Morti Viventi sia uno dei migliori film mai girati, capirete quindi perché vi consiglio questo spin-off della celebre saga creata da CoolMiniOrNot ed edito da Asmodee Italia che vi farà vivere le scene dell’iconica pellicola omonima.

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