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Nove sfumature di Nerd – Cosa ho imparato guardando DARK

Ho aspettato che uscisse tutta, prima di cimentarmi. Sapevo che sarebbe stato un viaggio mistico, e che avrebbe messo alla prova ogni fibra della mia sanità mentale. Così è stato. L’idea di dover aspettare un anno tra una stagione e l’altra era inconcepibile e quindi, finalmente, mi sono gettato in una full immersion che, dopo poco meno di tre settimane, ha portato a compimento il mio viaggio nell’universo di DARK.

Sono ancora fresco di rivelazioni finali e quindi posso serenamente fare le mie considerazioni e trarre le mie conclusioni. Ecco le nove cose che ho imparato grazie a questa serie Neftlix.

9. Psicopatici attraverso i secoli

Perché essere una psico-sociopatica solo in un tempo, quando puoi esserlo in tanti decenni diversi? Ecco Hannah: non importa in quale mondo, non importa in quale tempo… dove mette le zampe fa casino.
Resta un po’ sterile il suo minacciare reiteratamente Aleksander ordinandogli di rovinare la vita ora di questo ora di quello, ma pazienza: sa fare danno da sola.

8. Non ti affannare

Tre stagioni, dico tre intere (con l’esclusione del finale) in cui i protagonisti si affannano a cambiare il loro destino. Unico risultato: percorrere ancora e ancora le stesse strade, gli stessi errori. Roba che nemmeno Freud ne uscirebbe sano di mente.
Quindi, non affannarti: tanto qualunque cosa tu faccia, non cambia niente.

7. E tu chi sei?

Capita sempre quando incontro qualcuno di non riuscire a riconoscerlo. Anche se so di sapere chi è.
Qui ho gettato la spugna subito: tre versioni di personaggi moltiplicato non so quanti personaggi. E quando finalmente avevo tutto chiaro, spunta uno col labbro leporino che ancora non ho capito chi diavolo sia.
A proposito: lo avevate capito che Ulrich il vecchio è interpretato da un attore diverso? Io no.

Ma non è tutto: i tedeschi hanno nomi improponibili. Io ero rimasto alla barzelletta di Fritz e Mario. Ho scoperto che la realtà è molto peggio: Ulrich, Bartosz, Magnus, Franziska, Mikkel… eddai: chi è che chiama il figlio Mikkel?

6. La leggenda del lago

Tutti conosciamo la leggenda di qualche lago infestato dai fantasmi: fin dai tempi di Don Camillo queste acque quiete capaci di ingoiare vite umane, alimentano i nostri incubi più profondi.
In DARK è ancora peggio, se pensi che la dama del lago è niente meno che tua madre, uccisa da tuo nonno, trent’anni prima del momento in cui vai a fare una gita di piacere su quel lago.

5. Sono la madre di mia madre!

…e io che mi lamento della mia famiglia incasinata.
Se le famiglie allargate sono un problema per alcuni, in DARK si creano incroci oltre il limite dell’immaginabile.
Comprare dei preservativi?

4. Il Wöller di Schrödinger

Secondo questo principio fisico, Wöller è sia senza un occhio che senza un braccio contemporaneamente. Ma possiamo sapere cosa gli manca solo se guardiamo DARK. Fino a quel momento non ci dato sapere di quale menomazione sia afflitto il povero sbirro tedesco, in compenso cosa diavolo gli sia successo non lo sapremo mai.
Grazie sceneggiatori.

3. Il potere del trio coincide con quello di qualcun altro

Allora: va bene il simbolismo, va bene la numerologia. Ma ammetto che questa cosa del tre non l’avevo colta: eppure era davanti la faccia di tutti fin dal primo momento. Con la questione del mondo origine hanno chiuso il cerchio e penso che sia stata un’ottima trovata.
Dopo aver detto in tutti i modi che non c’era possibilità di spezzare il nodo, se Adam o Eva avessero cambiato qualcosa sarebbe crollato tutto, agendo invece in un terzo universo, tutto fila alla grande.
E comunque la triquetra compariva già in Streghe…

2. Beautiful ce spiccia casa!

Ammetto che non è stato facile capire perché diavolo Ulrich non fosse presente nella sequenza finale.
Nel caso ve lo stiate ancora chiedendo, il motivo è semplic…. no vabbè: il motivo è che Ulrich è figlio di Tronte, a sua volta figlio di Agnes Nielsen (figlia di Bartosz e Silja) e di “Cleft man” (l’uomo dal labbro leporino). Quest’ultimo è il misterioso figlio di Jonas e Martha. Chiaramente venendo a mancare i due protagonisti, l’intera linea genealogica scompare e quindi Ulrich, Mikkel e lo stesso Jonas… che a quanto pare è Trisnonno di se stesso.

Lo stesso Bartosz non esiste per via del fatto che Regina incontra Aleksander solo per via del bullismo ricevuto da Ulrich e Katarina. Ma non esistendo Ulrich…
Regina invece esiste perché non è figlia di Tronte ma di Bernd Doppler.

Con Charlotte è più facile: è figlia di Elizabeth (sua figlia) e di Noah. Ma Noah è figlio di Bartosz e Silja e quindi ciccia.

Lo so: da quelle parti devono vendere della roba buona, altro che i viaggi che si faceva Syd Barrett.

1. Un uomo con le palle

Al primo posto l’integerrimo Jonas. Passa metà del tempo in silenzio a fare ciecamente quello che gli dicono gli altri, qualsiasi cosa gli dicano, chiunque glielo dica. Credendo ciecamente a tutti.
Quando finalmente decide di ribellarsi e di fare a modo suo, ecco che arriva una qualche Claudia Tiedemann da un qualche universo e gli dice come sciogliere il nodo, finalmente. E lui che fa? Obbedisce nonostante sappia che lei gli ha mentito per tutto il tempo.
Non solo, torna dal se stesso più giovane, subito dopo aver ammazzato l’amore della sua vita e gli dice come risolvere tutto.
E il lui più giovane che fa? Si ribella all’assassino di Martha? No: fa esattamente quello che gli è stato detto.
Quando c’è fibra morale, c’è tutto.

Ecco qui. Però lo ammetto: mi è piaciuto.
Peccato che la gentil consorte, Gattiveria, abbia disintegrato tutto con una frase, un po’ come Amy Farrah Fowler in The Big Bang Theory con I predatori dell’arca perduta. Così, de botto, manco uno degli sceneggiatori di Boris: “Insomma, se l’orologiaio non fosse stato un padre di merda, tutto questo non sarebbe successo”.

Avete presente lo gnik di Scrat? Ecco: sono così da ieri.

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