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NerdandoSu LGBTQ+ – 5 fumetti a riguardo

Mese di giugno, mese di Pride. Per celebrare al meglio l’orgoglio della rivendicazione all’essere sé stessi, al diritto di amare liberamente chiunque ci abbia rubato il cuore e a tutte le altre grandi tematiche portate avanti dai movimenti LGBTQ+, eccovi una selezione di cinque fumetti che esplorano il tema, sotto punti di vista diversi.

L’articolo che state leggendo è scritto a due mani: i primi due titoli sono infatti consigliati dall’ottimo Giakimo.

Il blu è un colore caldo (2010) – Julie Maroh

Qualche anno fa questo fumetto d’esordio della scrittrice e disegnatrice Maroh divenne un piccolo caso internazionale anche per via del film tratto, La vita di Adele, che vinse la Palma d’Oro a Cannes nel 2013. È la storia d’amore di Clémentine, detta Clem, ed Emma. La prima è una studentessa delle superiori, la seconda una studentessa universitaria lesbica. Le due si innamorano e Clem dovrà prendere grosse decisioni sulla sua vita e la sua sessualità.
Il fumetto è una storia di amore e scoperta in una cittadina provinciale e fuori dai riflettori, direi quasi quotidiano e banale. Ora, io non sono una donna lesbica e non appartengo a nessuna categoria del mondo LGBT+, per cui forse non ho tutti gli strumenti per capire le sfumature della storia. Però sono nato e cresciuto in una cittadina provinciale. Capisco quindi il senso di oppressione che si vive a sentirsi estranei al mondo in cui si vive, specialmente in un periodo della propria vita in cui si è pronti a spaccare il mondo ma si è bloccati mentalmente e fisicamente. Tutto questo senza essere omosessuale, quindi chiaramente con una situazione molto più semplice di quella in cui si trova Clem.
Tutto questo per dire che storie come queste sono per tutti tanto quanto storie su coppie etero, che ci sono delle emozioni vere e universali in tutte le storie d’amore. E che la provincia, francese o italiana che sia, faccia un po’ schifo. Tutto questo viene raccontato con grande delicatezza e con belle scelte grafiche, soprattutto nell’uso dei colori, sebbene Maroh sia un po’ ripetitiva nei volti, ma parliamo pur sempre di un fumetto d’esordio e alcune incertezze nel tratto sono normali e dimenticabili.

Cinzia (2018) – Leo Ortolani

Tutti amiamo Ortolani e Rat-Man (vero??). E quindi tutti noi amiamo Cinzia. Uno dei comprimari di più lunga (ah-ah) data della serie, Cinzia è allo stesso tempo un personaggio all’avanguardia e retrogrado. All’avanguardia perché quanti personaggi transessuali ci sono stati nel fumetto mainstream italiano degli ultimi 30 anni? Retrogrado perché comunque essendo un personaggio creato 30 anni fa a scopo comico è stato usato come valvola di sfogo per battute che forse oggi potrebbero essere tacciate di transfobia.
Infatti Ortolani, che è una persona intelligente e sensibile, ha ammesso che un minimo di titubanza ce l’aveva ma che ha anche avuto sempre grossi incoraggiamenti da parte della comunità trans italiana. È facile capire perché. Le battute su Cinzia sono sempre molto grevi, ma non sono fatte per ridere di Cinzia ma con lei e questa distinzione è fondamentale. A quel punto il personaggio è oltre, è una di noi, è l’amica trans a cui puoi fare queste battute perché appunto c’è amicizia e non presa in giro. Non solo, ma Cinzia è spesso descritta come una persona vera e onesta, non come una macchietta, sebbene sia nata come tale, lo dice lo stesso Ortolani.
E ora parliamo finalmente del volume vero e proprio. Cinzia è uno spin-off che racconta il personaggio tra la prima e la seconda apparizione, in cui passa da postino maschio a transessuale. Al centro di tutto c’è Cinzia Otherside che vive con la coinquilina Tamara e lotta per un lavoro stabile e per veder riconosciuta la sua situazione. Però s’innamora di un maschio etero. Che fare?
Praticamente lo schema più classico delle rom-com ma con quel qualcosa in più (wink-wink, scusate ho letto troppe storie di Rat-Man, mi vengono naturali).
È una storia di accettazione e di amore per sé stessi e per gli altri. È una storia seria, è una storia importante per il momento storico in cui viviamo e per il paese in cui viviamo. Ma essendo una storia di Leo Ortolani è anche una storia dannatamente divertente.

Romanzo Esplicito – FumettiBrutti

Poteva forse mancare Josephine Yole Signorelli da una lista di fumetti LGBTQ+? La donna transessuale che spopola sui social grazie ai suoi fumetti appositamente “brutti” ha lavorato (e sta lavorando tutt’ora) a una trilogia nella quale racconta la sua personalissima esperienza con la disforia di genere.

Romanzo Esplicito, vincitore del premio Micheluzzi come Miglior Opera Prima durante il Napoli Comicon del 2019, è il primo graphic novel della trilogia edita da Feltrinelli Comics.

Il fumetto inizia con delle riflessioni di quelle che ci tormentano nei viaggi solitari, incentrate su un passato dal quale la protagonista si sta evidentemente allontanando. Quel tempo tanto ricco di attimi magnifici e pessimi ci viene raccontato un po’ nel presente, un po’ direttamente da lì, attualizzando il passato stesso, da tanto è forte il ricordo che condivide con noi. Questo è: il condividere una tappa centrale della sua vita che ha innescato un cambiamento radicale e stravolgente: fra tinte gialle e blu, Yole ci trascina di fronte a una realtà concreta, esistita e, per chissà quante persone, ancora esistente, che però spesso viene taciuta per i temi scomodi e talvolta spinti di cui è pregna.

P. La mia adolescenza trans – FumettiBrutti

A chiudere la trilogia aperta con Romanzo Esplicito ci pensa P. La mia adolescenza trans, sempre di Fumettibrutti, sempre edito da Feltrinelli Comics. A fine 2019 è uscito infatti l’ultimo capitolo di una trilogia di cui ancora manca la parte centrale, di imminente arrivo ma della quale ancora non conosciamo informazioni specifiche.

Come il titolo preannuncia, in questo volume l’autrice ci racconta un passo intimo e cruciale dell’intera sua esistenza, spiegandoci chi sia P. e quale sia stata la sua evoluzione durante l’adolescenza. La storia cattura e colpisce con tanta foga e ardore, suscitando (almeno, per quanto mi riguarda) una fortissima empatia che non ammette alcun tipo di indifferenza.

È travolgente e sconvolgente, sia per la durezza dei temi trattati, sia per il tono al limite dell’onirico con cui vengono esposti: con estrema delicatezza e un tratto essenziale, Yole appoggia una storia drammatica in un campo di vignette gialle e viola. Un pugno nello stomaco, nel quale però infine possono ritornare a volare numerose farfalle.

La mia prima volta – Kabi Nagata

Kabi Nagata è una ragazza giapponese che a 28 anni si ritrova senza alcun tipo di certezze. Non ha un lavoro, non ha mai avuto alcuna relazione sentimentale, a fatica interagisce con i famigliari, men che meno con le altre persone. Perché?

La risposta alla domanda è raccontata nel manga edito da J-Pop, il cui sottotitolo è My lesbian experience with loneliness. Nel volume l’autrice accompagna chi legge in un viaggio tricromatico (bianco, nero e rosa) che segue passo passo quanto le sia capitato realmente. Di nuovo, quindi, non c’è nulla di inventato: vi troverete davanti a un vero e proprio diario personale, che comprende timori, debolezze e desideri, ma soprattutto incertezze. Tutte le insicurezze dell’autrice, dallo sentirsi sbagliata e inadatta al vivere una vita “normale” al non capire quali sentimenti provasse verso le altre persone, vengono raccontate in un modo molto coinvolgente, tanto da avvertire il senso di inadeguatezza e abbandono provato dalla stessa.

Nell’insieme caotico che un’esperienza simile può generare, Kabi, in preda all’ennesimo attacco di solitudine, chiama un servizio di escort lesbo. Proprio grazie a questa scelta così inusuale, la ragazza inizia un percorso di autodeterminazione che a distanza di anni le permetterà di sentirsi, finalmente, un po’ più in pace con sé stessa e col mondo.

L’ho trovato interessante soprattutto per il taglio quasi psicologico assunto a volte dalla narrazione, perché nel modo più chiaro e delicato possibile l’autrice si mette a nudo, rivelando quali connessioni ci fossero fra i suoi comportamenti e alcuni aspetti intimi della vita in famiglia. Il rapporto con i genitori, soprattutto con la madre, l’ha portata a ricercare degli affetti di riferimento nella realtà lavorativa, comportando ulteriori difficoltà, vista la natura rigorosa e quasi apatica dell’ambiente di lavoro. Il modo con cui Kabi riuscirà poi a comprendere se stessa, riuscendo ad ascoltarsi sempre più, fornisce un eccellente spunto di riflessione che può risultare utile a chiunque, soprattutto a chi stia affrontando un periodo di difficoltà.

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