Dopo aver spolpato ben bene Generazioni, passiamo a quello che senza dubbio è il miglior film di Star Trek con la crew del capitano Picard a bordo.
Come al solito iniziamo con sviscerarne gli aspetti migliori, per poi dedicarci a farlo a pezzettini.
Il bello
Primo Contatto è stato il primo film di Star Trek che ho visto al cinema, ovviamente con mio padre.
Avevo 12 anni, ed ero già drogata delle varie serie TV che recuperavo ad orari improponibili in ordine sparso… Prima che la malattia della visione in ordine cronologico mi colpisse, mi accontentavo di vedere quel che potevo quando potevo, quindi poter finalmente vedere uno Star Trek al cinema è stato per me emozionante: il ricordo dell’eccitazione provata già solo guardando i titoli iniziali mi è tornato chiaro in mente riguardandolo di recente, per cui non posso non voler bene a questo film. E poi ci sono i Borg…
Se alla piccola me di 8-9 anni aveste chiesto “di che cosa hai paura?” non avrei risposto, come i bambini normali, dell’uomo nero o simili, ma dei Borg. I Borg sono i cattivi di Star Trek che in assoluto preferisco, sono zombie cibernetici terrificanti e inarrestabili, ai quali non c’è scampo, perché se ti toccano ti assimilano e ti trasformano in uno di loro.
In Primo Contatto i Borg tornano in tutto il loro splendore verdognolo, comandati da una perfida e seducente Regina, che mette a dura prova i nostri eroi.
La trama si rivela più interessante del previsto, ci permette infatti di scoprire come tutto è cominciato, cioè come la Terra è entrata per la prima volta in contatto con gli alieni: a causa di un viaggio nel tempo provocato dai Borg, l’Enterprise-E si ritrova infatti proprio in prossimità del nostro pianeta il giorno prima del fatidico “primo contatto” degli umani con i Vulcaniani, e mentre parte dell’equipaggio deve vedersela con i cyber-zombie, gli altri devono fare in modo che gli avvenimenti storici si verifichino nel modo giusto, un po’ alla Ritorno al futuro. Una donna del passato si ritrova anche a fare una visita non prevista sull’Enterprise, e quanto l’ho invidiata! Avrei urlato come lei alla vista dei Borg e probabilmente avrei anche fatto le stesse battute idiote (“Borg? Sembra svedese…”).
Già, in Primo Contatto si ride, come nella scena sul ponte ologrammi o quando Worf dice “Assimilate questo!”…
Dopo la delusione di Generazioni, che è stato un po’ come un film di passaggio dalla TV al cinema per i personaggi di Star Trek: The Next Generation, Primo Contatto fa un salto di qualità, anche dal punto di vista tecnico, a partire dagli effetti speciali. C’è una nuova Enterprise, nuove uniformi, ma lo stesso amato equipaggio, che finalmente torna ad essere se stesso. Jean-Luc Picard è di nuovo il capitano forte e deciso che conosciamo: anche se deve affrontare un grosso trauma, cioè la sua assimilazione ai Borg avvenuta anni prima in ST:TNG, non perde (quasi mai) la calma e non esita a eliminare i suoi stessi sottoposti per evitargli la sofferenza di essere assimilati a loro volta, o a disubbidire a ordini che trova ingiusti (a proposito, ne vedremo delle belle in L’Insurrezione).
Data si trova davanti a una nuova sfida: non solo sta imparando a tenere sotto controllo il suo chip emozionale, ma gli viene fatta una proposta che non può rifiutare e mette alla prova la sua stessa fedeltà alla Federazione. Riker è il solito rassicurante sornione, Deanna cambia look ma è sempre la stessa, e la scena in cui è ubriaca mi ha fatto sganasciare; anche Geordi cambia aspetto, seguendo i suggerimenti ricevuti in Generazioni (collegamento flebile ma presente con il film precedente che non posso che apprezzare). Bellissima inoltre la comparsata di Robert Picardo nei panni del Dottore (il dottore chi?? No, non quel Dottore…).
Concludendo, Primo contatto non è un capolavoro del cinema, ma gli sono affezionata e mi piace ogni volta che lo riguardo, e soprattutto mi lascia sempre quel senso di ottimismo e quella voglia di avventure che solo Star Trek sa dare.
Morgana
Il brutto
Parlare male di Primo Contatto, per me, è davvero difficile. Non solo perché è nettamente il migliore della saga, nonché mio preferito, ma è anche l’unico che ho rivisto più e più volte e non mi stanco mai di riguardare.
Tuttavia ci sono un paio di sassolini che è giunto il momento di levarsi dalle scarpe. Primo riguarda la nave, il secondo nientemeno che Picard.
Iniziamo con la Enterprise E: come dice lo stesso capitano, “Abbiamo appena imparato a conoscerla”. Beh, noi nemmeno quello. Abbiamo avuto anni per memorizzare ogni corridoio, ogni stanza, ogni tubo di Jefferies della D e in questo film invece abbiamo a mala pena il tempo di intravederla sana prima che venga corrotta dai Borg. Familiarizzare è fuori discussione, ma il problema è questo: per un equipaggio, la propria nave è parte integrante della propria vita, delle proprie emozioni. E lo stesso vale per i fan. Invece con questo film (e nei successivi non migliora) non riusciamo mai davvero a farcela entrare sotto la pelle, non la sentiamo mai davvero nostra, al punto che quando viene minacciata di autodistruzione, non è un colpo al cuore come accadde per la devastazione della D.
Ma ci sono anche delle incongruenze troppo pesanti per essere ignorate: anni e anni a fantasticare sul ponte ologrammi, a tremare quando saltava un protocollo di sicurezza, e ora basta che Picard imponga le mani per trasformare un mitra a ruota olografico in uno strumento ammazza Borg (che non possono nemmeno adattare gli scudi, perché il piombo non funziona come il laser). Quindi basta che un ufficiale sbrocchi un attimo e può trasformare il ponte ologrammi in una camera della morte? Bah.
Veniamo ora al vero tasto dolente. Il rapporto di Picard con la Regina Borg. Premesso che anche l’esistenza della Regina è una forzatura che piega malamente ai servizi di sceneggiatura quel capolavoro di inventiva (e brividi lungo la schiena) che era la collettività, è assurdo che tra tanti miliardi di droni la regina potesse davvero volere Locutus al proprio fianco (forse Data, sì, ma anche lì siamo un po’ ai limiti del nonsense). Ma non basta: sarà anche stato torturato, assimilato, e via cantando, ma Picard ha sempre dimostrato di credere nei fondamenti e nei principi della Federazione, anche al di là del dolore personale (vedi coi Cardassiani e coi Romulani).
Quando invece si trova a confronto con la Regina, prende tutti i suoi bei principi e li scaraventa nel cesso spaziale a velocità warp: basta vedere la sua faccia mentre spezza la colonna di una Regina ormai già in agonia; e no: non è eutanasia, quella, è proprio vendetta.
Inaccettabile. Non è il Picard che abbiamo imparato ad amare per tanti anni. Non lui, che ci ha insegnato a tendere la mano al nostro nemico, fino all’ultimo, senza rinunciare a sperare che un briciolo di bontà possa far scattare la scintilla e riaccenderne il cuore. Che poi è uno dei pilastri della Federazione, uno dei dogmi di quel visionario di Gene Roddenberry.
Glielo dice in faccia anche Lily, appellandolo capitano Achab.
Ultima noticina sul famoso “primo bacio tra razze aliene”. No: non è il primo. Kirk ha baciato un alieno mutaforma su Rura Penthe in Star Trek VI – Rotta verso l’ignoto. E non è nemmeno il primo bacio di Data: basti ricordare il toccante episodio “Programma: amore” della quarta stagione.
Insomma: il film è bello e resta il mio preferito, ma ci sono queste brutture che non ho mai potuto perdonare.
Zeno2k
E con questo chiudiamo anche i conti con Primo Contatto. Ci rivediamo settimana prossima per L’Insurrezione.
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