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Generazioni – Il bello e il brutto di Star Trek

Star Trek: Generations

Dopo la splendida serie di articoli dedicati a Star Wars, grazie agli impagabili Dedo ed LC, è venuto il turno mio e di Morgana di dedicarci all’altra faccia della galassia Sci-Fi ovvero Star Trek.
Ripercorrendo le orme dei predecessori abbiamo deciso di intavolare una serie di pezzi in cui sviscereremo il bello e il brutto delle pellicole dedicate all’Enterprise.

Dopo attenta elucubrazione, abbiamo deciso di saltare i film “classici”, vuoi perché decisamente vetusti, vuoi perché ci stiamo avvicinando all’attesissimo debutto di Picard, serie evento che vedremo su Amazon Prime.

IL BELLO

Ricordo bene l’emozione di quel periodo. Era il 1994 e Star Trek: Generation aveva appena chiuso i battenti dopo 7 stagioni (non tutte di altissimo livello, ma certamente in crescendo).
Per uno come me, cresciuto con Kirk, Spock e McCoy, ma profondamente innamorato di Picard e tutto il suo entourage, era un sogno che si avverava. Finalmente le avventure continuavano e con un passaggio di testimone illustre.
Vedere contemporaneamente su schermo i due mitici capitani era quello che tutti i trekker aspettavano da anni.
Un passaggio di testimone, ahimè, non del tutto pieno. Sono infatti molti a mancare del cast originale e anche se l’assenza di Spock è lenita dal doppio episodio di ST:TNG, è quasi assordante il silenzio lasciato dal suo vuoto.

Ma veniamo alle cose positive di quello che molti all’epoca descrissero più come “puntatone” che non come “film”. In effetti mancano cose mirabolanti, ma è da riconoscere che alcune scene (come quella dell’osservatorio) mi fecero scardinare la mascella al cinema.
Kirk si regala non uno, ma ben due commiati. La scelta stilistica tra l’uscita di scena in punta di piedi e quella da eroe (morto come ha vissuto, in perfetto stile americano) era difficile da fare. Per cui gli sceneggiatori hanno optato per entrambe.
Il vecchio cast si accomiata salvando l’Enterprise B. Il nuovo ci saluta salvando la Galassia dal cattivone di turno (un ispiratissimo Malcolm McDowell) e disintegrando l’Enterprise D, che per 7 anni ci aveva fatto compagnia. Un ottimo modo per dare un colpo di spugna col passato e intraprendere un nuovo viaggio con una nuova nave, nuove uniformi e nuove avventure. Di questo parleremo nel prossimo articolo, ma per ora concentriamoci anche sul commiato di Whoopi Goldberg (la ritroveremo solo in un cameo in Nemesis) nei panni di Guinan, uno dei miei comprimari preferiti, che ci regala l’ultima grande prova da attrice e dispensatrice di consigli fondamentali.

Una parola, ma giusto una, va dedicata all’evoluzione di Data. Insegue l’umanità da sempre, la sfiora grazie al chip emozionale, e finalmente ne rimane vittima (un po’ come tutti noi). Esilarante la scena del bar di prora, ed emozionante la sua esaltazione quando sconfigge Lursa e B’Etor (due tra i villain meglio riusciti della serie). È il preludio di quello a cui assisteremo nel prossimo capitolo, Primo Contatto. Ma questa, appunto, è un’altra storia.

Zeno2k

Star Trek: Generations

IL BRUTTO

In Generazioni, settimo film della serie Star Trek, per nessun’altra ragione se non quella di fare mero fan service assistiamo ad un incontro impossibile, quello tra lo storico capitano dell’Enterprise James T. Kirk e l’altrettanto famoso capitano Jean Luc Picard. Per fortuna (almeno questo), ciò non si verifica grazie a un noioso viaggio nel tempo, ma ad una fantomatica realtà alternativa, il Nexus, nel quale i due capitani si trovano ad essere catapultati. La trama ha poco senso logico e sembra quella di un episodio della serie TV solo più lungo, non degna dello schermo cinematografico e probabilmente nemmeno “attraente” per chi non fosse all’epoca dell’uscita al cinema già fan della serie stessa. Anche gli storici personaggi non convincono: Kirk (William Shatner) è appesantito e annoiato, e non sentivo il bisogno di vedere la sua morte: preferivo immaginarlo a godersi gli ultimi anni su qualche pianeta esotico circondato da sexy aliene, o che almeno avesse una fine più epica. Picard (un sempre bravo Patrick Stewart) invece per qualche motivo sconosciuto si comporta in modo strano: si lascia andare a pianti, scoppi d’ira e fantasie ottocentesche, cosa che non mi aspetto assolutamente da lui, e si mette da solo nei guai grazie a delle idee geniali come quella di infilarsi a caso tra delle rocce che avrebbe potuto tranquillamente evitare, per poi restarci incastrato sotto. Ma parliamo degli antagonisti: abbiamo il solito scienziato pazzo di turno, e, rullo di tamburi, i Klingon, che sono solo secondari ma finiscono anche per fare la figura delle macchiette comiche che non farebbero paura a un bambino (i Klingon meritano di più!).

William Shatner non è l’unico attore ad essere stato strappato alla pensione, infatti anche alcuni altri protagonisti della serie classica, Scotty e Chekov (James Doohan e Walter Koenig), sono stati purtroppo riesumati. Altri invece sono stati più furbi e non hanno voluto partecipare al film: Leonard Nimoy (Spock), al quale avevano anche proposto la regia, ha detto no… Evidentemente deve essersi subito reso conto che la trama era poco interessante e che il suo personaggio non avrebbe avuto il risalto che meritava, quindi perché rischiare di inquinare il suo ricordo? Anche Nichelle Nichols ha rifiutato, e con lei George Takei, rimpiazzato da una figlia a sorpresa (sento in lontananza Takei che se la ride).

“All good things must come to an end”. Tutte le cose belle devono finire. È il titolo dell’ultimo episodio della serie Star Trek: The Next Generations, e direi che in questo caso è azzeccatissimo. Pur essendo grande amante di Star Trek, ero contenta del finale della serie, di aver salutato tutti i personaggi e averli accompagnati verso il loro futuro di avventure e esplorazioni. E invece no, hanno dovuto fare questo film per continuare per forza a tirare avanti il franchise. Ne sentivamo il bisogno? Per quanto mi riguarda, no.

Morgana

Con questo chiudiamo il primo degli articoli dedicati a Star Trek: a presto con Primo contatto!

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