Il Ritorno dello Jedi è un film complesso. Amato e odiato, è un argomento controverso perché per trentadue anni è stato il finale ufficiale della saga cinematografica. È il film con più scene con Darth Vader di tutti e anche l’ultimo con lui. Noi ne parliamo male, ma anche bene, mentre ci avviciniamo inesorabilmente alla fine definitiva della saga, con L’Ascesa di Skywalker. Siete pronti?
Il bello
La trilogia originale di Star Wars è un’opera fantastica, con i suoi alti e bassi (questa serie di articoli marcia proprio su questo, dopotutto!), ma senza alcun dubbio il film più spettacolare, avventuroso e soddisfacente è Episodio VI. Uno dei problemi della trilogia prequel è che il momento che definisce il protagonista è nel primo film (quando Anakin viene strappato di fatto a sua madre). Come ho sostenuto negli articoli precedenti, questo fa sì che nei film successivi lo spettatore non possa appassionarsi particolarmente alle vicende, dato che sono appunto già immutabili e soprattutto, spiegate prematuramente.
Con Luke è diverso. Lui è un’incognita: lo è stato addirittura per lo stesso Lucas, che aveva accarezzato l’idea di farlo diventare il nuovo Darth Vader alla fine del film. Il Ritorno dello Jedi è il film in cui la tentazione, la paura e la rabbia insidiano realmente il ragazzo. Se in Episodio V la sua natura buona e un po’ ingenua lo aveva fatto combattere il lato oscuro della Forza (prima su Dagobah, poi su Bespin) senza grossi problemi, dopo quasi un anno Luke è potente e sicuro di sé e quindi effettivamente a rischio di essere corrotto.
Questo è infatti il film in cui più usa più spesso la spada laser, in cui combatte e soprattutto decide di uccidere. Questo è pure l’ultimo film della trilogia, quindi tutto può succedere. La prima volta che vediamo il film, non pensiamo a “come succede”, ma a “cosa succede”. È questa la vera forza di Episodio VI, il fatto di essere il passo finale del cammino dell’eroe, in cui si arriva al climax e la storia finisce.
Il tema della tentazione si mescola con quello della resistenza ad essa. Lo vediamo nell’abito nero di Luke, che nel momento topico del film, in cui viene fulminato dall’Imperatore Palpatine si apre rivelando il bianco all’interno, una simbologia usata proprio per ricordare la natura positiva del protagonista. Lo vediamo nei dialoghi fra Luke e Vader, i più profondi visti finora e lo vediamo quando si capisce che finalmente Vader non è più solo un mostro meccanico, ma un uomo, che parla col proprio figlio. Episodio VI non parla più solo in termini di bianco o nero, ma anzi evidenzia le scale di grigio negli animi dei personaggi.
A livello estetico, è anche il più stimolante. I mondi che visitiamo sono un po’ uno sguardo all’intera trilogia: iniziamo su Tatooine, proseguiamo su Dagobah e finiamo su Endor per distruggere una nuova Morte Nera, in un ciclo perfetto, come si addice alla struttura in rima di Star Wars.
Ma Il Ritorno dello Jedi è anche l’episodio più moderno della sua trilogia. Le battaglie spaziali sono meravigliose, tecnicamente ben fatte e sono le prime, vere, guerre stellari che vediamo su schermo! L’Alleanza Ribelle combatte a viso aperto l’Impero ed è la scena della battaglia di Endor quella che ci ha fatto davvero innamorare dei combattimenti spaziali. Stessa cosa per il combattimento con le spade laser. Questo è il film che consacra e plasma definitivamente l’estetica della galassia lontana lontana. Per capire cos’è Star Wars, Episodio VI è il film perfetto da vedere, perché contiene lo spirito di questa saga nella sua interezza.
Avventura, un gruppo di amici affiatato, astronavi, pianeti e creature che stimolano la fantasia, ma soprattutto una lotta fra il bene e il male che trascende l’opera di fantasia e ci regala spunti di riflessione. Non solo, eleva lo status finora raggiunto dalla serie perché, come ho detto sopra, mette in dubbio eroi e malvagi, mostra una fallibilità di entrambi gli schieramenti che non aveva spazio nell’atmosfera da fiaba dei capitoli precedenti. Fortunatamente, ha pure un climax (anzi, un doppio climax) come si deve, al contrario del precedente capitolo.
Se vogliamo, grazie anche agli odiati Ewok, aggiunge una punta di critica politica moderna, dato che il popolo di orsacchiotti è stato creato ispirandosi ai vietcong della guerra del Vietnam, che hanno vinto proprio rallentando le operazioni statunitensi. (Esattamente come hanno fatto con l’Impero, dando ai Ribelli il tempo necessario a sconfiggere l’armata nemica).
E poi, dai. È il film in cui vediamo riuniti Yoda, Obi-Wan e Anakin. Ogni volta, quando vedo l’edizione speciale con Hayden Christensen nel finale ho sempre difficoltà a trattenere una lacrimuccia. Sarà perché ho visto troppe volte The Clone Wars, ma probabilmente è solo perché è questo il film in cui si tirano le fila di tutto ciò che è successo nella saga e quell’inquadratura finale è la chiusura perfetta di una grande saga.
FrankieDedo
Il brutto
Episodio VI è uno di quei film di cui parlar male mi fa piangere molto dentro, ma eccoci qui. Se ce l’ho fatta con Episodio IV d’altronde…
Senza dubbio il film meno valido della trilogia originale, Episodio VI ha vari elementi decisamente rivedibili.
Iniziamo dal più scontato di tutti: gli Ewok. Lo so, Star Wars è un film per famiglie. Le famiglie includono quelle orribili progenie infernali che sono i bambini e gli Ewok sono lì come sacrificio per evitare che invochino il Maligno durante la proiezione.
Tuttavia, non posso non pensare che il modo in cui questi Teddy bear del paleolitico si prendono gioco delle armate imperiali sia ridicolo. Se in Episodio IV abbiamo una giustificazione per l’incapacità degli Stormtrooper di fermare Luke e compagnia, in Episodio VI la loro sconfitta è indifendibile. Tra l’altro, perché l’Impero aveva inviato così poche truppe e senza nessun supporto aereo? Quella di Endor doveva essere la battaglia decisiva per distruggere la Ribellione e sulla luna boscosa si trovavano alcuni dei generali dell’Alleanza, eppure viene schierato solo un contingente minimo per una missione così importante.
In generale, si ha la sensazione che l’Impero sia in controllo della situazione, ma appena qualcosa va storto venga tutto giù come un castello di carte. Non solo le truppe di terra, ma anche quelle impegnate nella battaglia nello spazio, che avrebbero dovuto tranquillamente sbaragliare le navi ribelli e invece sembrano arrendersi il secondo in cui gli scudi della Morte Nera vengono disattivati.
Già in Episodio IV ci veniva mostrato come la catena di comando dell’Impero non fosse esattamente la più efficiente, una tesi supportata ampiamente in Rebels, dove vediamo quanto la boria e la supponenza fossero all’ordine del giorno tra gli ufficiali imperiali.
Questo non basta però a spiegare un crollo così repentino di quella che comunque doveva essere un’armata di una certa importanza e valore.
Il crollo al primo problema colpisce lo stesso Palpatine. In molti si lamentano della scena di Leia Poppins in Episodio VIII, ma vogliamo parlare dell’Imperatore quando Anakin lo solleva? Sembra letteralmente una statua di sale, immobile e del tutto privo di reazioni o di tentativi di difesa. Sarà stato pure anziano a questo punto, ma parliamo dello stesso personaggio che era in grado di tenere testa a Yoda in un duello.
(Ah, e le guardie imperiali, quelle vestite di rosso, oltre ad essere fondamentali per la sfida di ballo di Kinect Star Wars, che ci stanno a fare?)
Un’altra cosa che, benché magari sarà spiegata in qualche fumetto o libro, mi ha sempre lasciato piuttosto perplesso è il piano dell’Imperatore riguardo Luke. Lo vuole convertire al Lato Oscuro e va bene, ci possono essere mille motivi a riguardo.
Ma che succede alla Regola dei Due? Ed a Vader in generale? Luke dice chiaramente che percepisce il conflitto che è in lui, è quindi improbabile che Palpatine non ne sia a conoscenza. Voleva mettere padre contro figlio? Eppure Vader in Episodio V spiega come lui e Luke insieme sarebbero in grado di sconfiggere il suo maestro, quindi non è che non fosse un esito con determinati pericoli per lui.
Dunque qual era il suo obiettivo? Di nuovo, magari un fumetto o un libro possono dare una spiegazione. Ma, tralasciando il discorso di vecchio e nuovo canone che già di suo intreccia la questione, un elemento di tale importanza a mio parere non può essere lasciato in un medium “secondario” (vedi il prossimo articolo, sul tremendo Episodio VII).
Per carità, stiamo parlando di dettagli. Episodio VI è un bellissimo film, sebbene manchi della fantasia del IV e della potenza del V. Sicuramente però, se dovessi scegliere quale dei tre film della trilogia originale cambierei, non esiterei minimamente ad indicarlo.
LC
Ci lasciamo alle spalle l’era di George Lucas, pronti per affrontare a muso duro, ma solcato dalla lacrima del guerriero, Episodio VII e VIII in attesa di vivere il gran finale della saga degli Skywalker. E a voi cosa è sembrato de Il Ritorno dello Jedi? Abbiamo ragione? Abbiamo torto? Abbiamo raggiunto uno stato di ragione quantistica in cui abbiamo sia ragione che torto allo stesso tempo? Fatecelo sapere nei commenti!
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