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Non puoi non averlo visto: Colazione da Tiffany (1961)

Nella settimana del Black Friday spettava a me fare l’intervento in differita su NerdandOnAir, il programma radiofonico che va in onda ogni mercoledì, alle 19.45, su Radio Città Pescara. (Ma voi lo ascoltate? Beh, se non lo fate, dovreste; trovate la puntata e il mio intervento cliccando qui.)

Parlando di shopping e spese, sono andata a recuperarmi un film che PENSAVO fosse in tema: signore e signori, Colazione da Tiffany!

Premetto subito che il film non mi è piaciuto particolarmente, per quanto mi abbia dato davvero molti spunti di riflessione e quindi per questo (ma solo per questo) un po’ l’ho apprezzato. Sicuramente non è passato indisturbato.

Chi non l’ha mai visto e intende farlo, non legga oltre il paragrafo “trama”, perché leggendo oltre troverete quasi solo spoiler grossi.

Curiosità

Va visto almeno una volta nella vita? Sì, perché ha avuto un impatto gigantesco. Al di là dei mille quadri con Audrey Hepburn con tubino nero e sigaretta lunga, il film riecheggia nella cultura di massa.

In How I Met Your Mother, in uno degli ultimi episodi, la mother in questione suona l’ukulele standosene seduta alla finestra in un modo così affine a quello con cui Holly Golightly (la protagonista del film) suona la chitarra, da avermi fatto pensare a un caso di citazionismo. Qualora fosse solo una coincidenza, mi sorprenderei alquanto.

In Dragon – La storia di Bruce Lee invece, vi è una fortissima critica alla vecchia Hollywood e al suo fare razzista. In Colazione da Tiffany compare il personaggio del signor Yunioshi, un omino giapponese interpretato dall’americanissimo Mickey Rooney. Quest’ultimo, comico di punta, beniamino del pubblico dell’epoca, ha realizzato la più stereotipata delle caricature, motivo per cui Lee, che in Dragon guarda le avventure di miss Golightly in compagnia della sua ragazza, si adira per le scelte di casting effettuate e ne sottolinea l’insensatezza.

In uno speciale riguardante Colazione da Tiffany,  è venuto fuori che il miscasting fosse una scelta specifica di Blake Edwards, il regista del film campione d’incassi, che ci teneva a vantare Rooney fra gli attori della sua opera. C’è chi si è pentito, ma ormai era tardi.

Trama

Contrariamente a quanto immaginavo, Colazione da Tiffany NON parla affatto di shopping e spese folli, tutt’altro.

Il film narra le vicende di Holly Golightly, una fanciulla atipica che vive ogni giorno con più spensieratezza possibile. Per mantenersi fa qualcosa di simile a una escort, ma la parte più remunerativa della sua vita è andare a trovare in prigione il signor Tomato, un vecchio mafioso rinchiuso nel carcere di Sing Sing. Per dimostrare di essere andata a trovarlo, ogni giovedì porta all’avvocato del boss un “bollettino meteorologico”, ossia un messaggio in codice grazie al quale il malavitoso riesce a gestire i suoi loschi affari anche dal carcere. Ovviamente Holly, caratterizzata da un’autentica ingenuità, non capisce quanto tutto quello scambio di messaggi sia illegale né tanto meno riesce a prevedere quelle che saranno le relative implicazioni.

Contemporaneamente, Paul Varjak, uno scrittore con un blocco creativo da ormai cinque anni, si trasferisce nella stessa palazzina della protagonista e inizia una relazione di curiosa amicizia che sfocia in tutte le sfumature preponderanti che possiamo aspettarci dal più classico dei film d’amore.

Film vs libro

Notate bene: del libro ho letto giusto la fine, che era la parte di cui sentivo un bisogno quasi fisiologico, ma prima o poi conto di recuperarlo per intero visto che pare proprio una bella storia.

Una cosa che sicuramente non posso tralasciare è l’abissale differenza fra Colazione da Tiffay, il film del 1961, e ciò che l’ha ispirato, ossia Colazione da Tiffany il libro del 1958. Tre anni e un gap contenutistico che ha dell’allarmante.

Tanto per cominciare, nel libro Holly è bisessuale, rimane incinta e perde il bambino in seguito a una caduta da cavallo. Paul invece ha una sessualità non così esplicitamente definita, tanto che il personaggio di Mrs. Emily Eustace “2E” Failenson che vediamo nel film è stato aggiunto apposta per dipanare qualunque tipo di dubbio in merito.

In secondo luogo, che però è la parte principale, il finale.

SEGUONO SPOILER PESANTISSIMI

Avete presente tutto il girl power moderno di Via col Vento, quel film di quattro ore uscito nel 1939? Ricordate l’intraprendenza di una self made Rossella che se ne frega del buon costume perché per perseguire il suo obiettivo non guarda in faccia a nessuno? Ecco, tutto questo viene completamente depennato in Colazione da Tiffany il film, in favore della più becera delle storie d’amore, con un “lieto” fine incastratissimo che stride un sacco ma che, soprattutto, ha più l’aria di un drammatico inizio.

Vero che i miei livelli di romanticismo non abbiano mai raggiunto vette troppo alte, vero che nell’ultimo periodo abbiano probabilmente toccato i minimi storici, però di fronte alla realtà di un finale riscritto per dare il contentino al grande pubblico, la vita personale c’entra poco e niente.

Colazione da Tiffany il libro finisce con miss Holly Golightly che, in barba al suo caro Fred/Paul Varjak, parte per il Brasile e non fa più ritorno, non con la più impulsiva delle newyorkesi che scende dal taxi sotto la pioggia e corre dal gatto che ha fatto fuggire poco prima. Nel film assistiamo a uno dei baci più iconici e studiati che ci siano, con la combo dramma+lacrime+pioggia e bonus di gattino incastrato, che avrebbe conquistato chiunque.

Decisamente qualcosa di lontanissimo dalle mie corde. Poi sarà che il motivo base per cui Colazione da Tiffany non mi è piaciuto è perché provo una forte antipatia verso il personaggio di Holly. Come chiunque, anche lei ha un sogno: essere ricca, ben vestita e dover faticare il meno possibile per raggiungere questo traguardo. Faticare il meno possibile non equivale a organizzare rapine o furti alla Lupin III, perché il fulcro non è tanto la legalità quanto più lo sforzo necessario. Holly non vuole fare fatica per raggiungere il suo scopo. Quindi che fa? Cerca di accasarsi con un uomo facoltoso che la possa mantenere per sempre! Chiamala scema. Se davvero la tua unica ambizione è fare la mantenuta, allora ti auguro di trovare il più ricco dei mantenenti e coronare il tuo sogno in ricchezza e gioielli azzurri, e lo dico in tutta sincerità.

Di fatto, questo è più o meno lo stesso augurio che le fa Paul alla fine del libro. Infatti in Colazione da Tiffany il libro è il personaggio di Paul a narrare tutta la storia di Holly, quella sua vicina strampalata con la quale ha spesso a che fare. Nel romanzo di Capote, Paul non è uno dei personaggi della vicenda, come nel film, ma un narratore esterno che si ritrova coinvolto in un modo tutto suo.

Avete presente quando nel film la bella Holly, in preda allo sconforto, spinge Gatto fuori dal taxi ma poi torna a cercarlo? Ecco, nel libro fa più o meno la stessa cosa, ma quando torna sui suoi passi il micio è giustamente fuggito lontano. Così non le resta che chiedere al suo Fred di cercarlo al posto suo, visto che lei ha un volo da prendere. Paul ovviamente mantiene la parola data e, dopo una lunga ricerca, infine trova quello sciagurato felino e lo affida a un’altra famiglia. E indovinate un po’? Holly non lo saprà mai! Perché nella sua fretta del vivere ogni giorno come capita, non manderà mai l’indirizzo della nuova casa al caro amico di New York, che quindi non avrà mai una destinataria alla quale raccontare di come la vita stia procedendo per il meglio, con due racconti pubblicati, un trasferimento importante e l’augurio di trovare anche lei, come hanno fatto prima Gatto, poi lui, il suo posto nel mondo.

Quindi per quanto mi riguarda le ultime scene della trasposizione cinematografica sono solo un “drammatico inizio“, perché io nel cambiamento drastico di Holly non ci credo. Un personaggio che viene assalito dalle paturnie in momenti completamente randomici, che la portano a scappare in un’isola felice fatta di gioielli e una brioche, non può smettere all’improvviso di essere così impulsivo e caotico per trasformarsi di colpo in un qualcuno in grado di amare.

L’amore richiede impegno e dedizione, cura, voglia di prendersi cura di se stessi e della persona amata, ma con costanza. Non metto in dubbio che Holly sia in grado di dare amore a modo suo, a preoccuparmi è il suo modo di provare emozioni a singhiozzi. Forse è per questo che provo un po’ di pena per Paul, una rana che si innamora di uno scorpione: perché davanti a lui c’è un vissero felici e contenti senza il per sempre.

Invece magari è cambiata davvero e saranno la migliore coppia di New York, in barba a Capote e al suo finale dell’ognun per sé; ma io che ne so.

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