Abbiamo già avuto molte volte modo di parlare del Re. Ne abbiamo recentemente festeggiato i 70 anni, e ancor più recentemente ci siamo goduti l’ottima trasposizione cinematografica del suo capolavoro: IT.
Anche quest’anno, però, arriva Halloween, la mia festa preferita, e non c’è modo migliore di celebrarla che accoccolarsi sulla nostra poltrona preferita con una tazza di the caldo in mano, e un libro di Stephen King nell’altra.
Invece che parlarvi dei suoi romanzi, però, questa volta voglio concentrarmi sui racconti: una forma letteraria che l’autore stesso considera una sfida per la necessità di entrare in uno spazio ristretto; i racconti di King, a mio modesto parere, hanno spesso qualcosa di unico: riescono a calarci nell’orrore con la stessa vividezza dei più prolissi romanzi, ma con meno spazio a disposizione sono in genere ancor più esplosivi e, rullo di tamburi, spesso hanno un buon finale.
Eccovi dunque quelli che secondo me sono cinque tra i più terrorizzanti, inquietanti, ansiogeni racconti di Stephen King.
La nebbia – Scheletri
Uno dei miei preferiti, e non a caso ne sono stati fatti tanto film quanto serie TV. Abbastanza lungo da essere considerato un romanzo breve, ha una costruzione praticamente perfetta per quanto riguarda personaggi, contesto, e naturalmente trama.
A pensarci bene, non c’è molto sul piatto: un gruppo di persone resta bloccata in un supermercato mentre una strana nebbia rende impossibile vedere ad un palmo dal naso. Ancor peggio: nella nebbia si annidano creature mostruose (che, badate bene, non vengono mai mostrate) che hanno un che di Lovecraftiano.
Ma la cosa straordinaria è la capacità di King di immergerci in un modo reale con poche semplici frasi: basta sentir parlare di “atomi diversi” per sentirsi avvolgere da un mantello d’ansia palpabile. Non solo: nelle poche pagine che lo compongono riusciamo ad avere un’idea chiara del protagonista e della sua famiglia, del paese e dei suoi abitanti, così come delle dinamiche che intercorrono.
In questo racconto ci sono tutti i temi più cari al nostro: l’uomo normale che si erge a leader suo malgrado, il fanatismo religioso, l’orrore indicibile a cui ci si oppone con la sola forza di volontà.
Il finale è aperto e accettabile. O meglio: lo sarebbe se il film non ne avesse creato uno migliore.
Fate così: leggete il racconto, e poi guardate gli ultimi 10 minuti del film. Non ve ne pentirete (e starete malissimo).
Il bicchiere della staffa – A volte ritornano
A volte ritornano è stata la mia prima raccolta di racconti, e contiene molti pezzi che ho amato. Di tutti, però, ricordo che rimasi sconvolto dal bicchiere della staffa. Vuoi perché avevo meno di vent’anni, vuoi perché collegato a Le notti di Salem (Salem’s Lot), che avevo adorato, vuoi perché parli di vampiri in modo inquietante.
Un uomo resta senza benzina dalle parti di Salem e va a chiedere soccorso. La gente del posto si offre, ma ben conscia del pericolo che si corre ad aggirarsi per quelle terra dopo il calar del buio.
Il resto non ve lo dico, correte a leggerlo. E attenzione: fermatevi pure a bere il bicchiere della staffa, ma poi ripartite veloci perché da qualche parte c’è ancora una bambina che attende il bacio della buonanotte.
1408 – Tutto è fatidico
Anche da qui venne tratto un film. Una buona pellicola, tutto sommato, con Samuel Jackson e John Cusack. La sfida era tenere il protagonista inchiodato dentro una stanza in cui, in pratica, non succede nulla.
Tutto quel che accade è una lotta mentale sul filo del rasoio: il racconto è uno di quelli che si divorano trattenendo il fiato, perfetto per chi ama gli alberghi infestati e chi vuol restare sveglio di notte nel proprio letto.
Io seppellisco i vivi – Il bazar dei brutti sogni
Ammettiamolo: chi non ha mai desiderato di avere il potere di far sparire qualcuno semplicemente desiderandolo? O magari scrivendo un finto necrologio su di lui? Ed è quello che succede al protagonista, ma da un grande potere (anche se negativo) derivano eccetera eccetera.
La costruzione è un crescendo di paranoia e ansia, sempre col dubbio di non aver immaginato tutto e che sia frutto di suggestione.
Davvero un capolavoro di suspense.
La Duna – Il bazar dei brutti sogni
Non proprio orrore, ma l’ansia che ne deriva è di quelle che restano appiccicate a lungo. Anche qui siamo nel campo della maledizione da onniscienza: ricordate il celebre film “Avvenne domani” del 1944 in cui un uomo riceveva il giornale del giorno dopo? Ecco, qualcosa di simile, ma ovviamente siamo nel campo horror e quindi lascio immaginare a voi.
Non solo: King è maestro di suspense e ci accompagna con una lentezza estenuante verso la risoluzione della trama, pagina dopo pagina, tenendoci incollati in un crescendo di curiosità e ansia.
Naturalmente sono davvero molti i racconti che potevano entrare in questa classifica: quali sono i vostri preferiti?
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