Lo scorso 20 ottobre, il Batman di Tim Burton ha compiuto trent’anni esatti. Avendo adorato follemente la trilogia di Christopher Nolan del 2005 (e seguenti), ho pensato di cogliere la palla al balzo e recuperare questa vecchia perla. Qualora vi interessasse, lo trovate su Netflix.
Trama
Il film parte a storia già avviata, quindi scordatevi di vedere subito la drammatica scena dell’omicidio dei Wayne davanti al piccolo Bruce.
La mafia spadroneggia nei vicoli angusti, il procuratore distrettuale Harvey Dent sta cercando di calmare le acque in vista del bicentenario della città e a dargli man forte c’è il commissario Gordon, l’iconico capo della polizia di Gotham City. A pattugliare la zona c’è anche il misterioso Batman (Michael Keaton), l’uomo pipistrello che incuriosisce Alexander Knox e Vicki Vale (Kim Basinger), reporter e fotocronista locali.
In un clima teso e caotico, il boss Carl Grissom e il suo fedelissimo assistente Jack Napier (Jack Nicholson) coprono i loro loschi affari con l’industria chimica Axis. Una sera Grissom tende un agguato a Napier, che oltre a fargli da braccio destro è anche l’amante della sua fidanzata. Sul campo di battaglia si presenta anche Batman, che per svariate ragioni si trovava già nei paraggi. Durante una colluttazione con spari e agguati, Jack cade in una vasca d’acido e tutti lo credono morto, pertanto lo scontro si conclude e i contendenti se ne vanno soddisfatti.
Tuttavia, Napier riemerge dall’acido più pallido e sorridente che mai (e anche un po’ folle), e dichiara vendetta sia al capo malavitoso che gli ha teso l’agguato, sia al giustiziere mascherato che durane lo scontro l’ha spinto nella cisterna piena, diventando la causa dello sfregio che ne segnerà in eterno il volto ormai candido.
Spetta dunque al Cavaliere Oscuro proteggere la città dall’assurdo piano di vendetta che il folle criminale ha elaborato, cercando contemporaneamente di non trascurare la donna della quale si è innamorato, sulla quale però ha messo gli occhi nientemeno che lo stesso Joker.
Citazioni trasmesse ai posteri
Nonostante la possibilità di fruire della versione originale, per caso e per pigrizia ho guardato Batman doppiato in italiano. Lo so, non si fa, i film si guardano solo come regista li ha fatti, senza sottotitoli, con il telefono silenziato, schermo grande, popcorn e mille altre dettagli da cinefili. Invece l’ho visto un po’ com’è capitato, su schermo piccolo e con qualche interruzione, ma almeno ho potuto distinguere facilmente tre frasi iconiche che or quinci or quindi ho sentito altrove. Eccole di seguito, dalla meno alla più nota.
“Se non ora, quando?“, oltre a essere un famoso romanzo di Primo Levi, è una frase che da tempo rimbalza di bocca in bocca fra film e serie televisive. A pronunciarla con particolare enfasi è Alfred, il maggiordomo-assistente-genitore-amico (e molto di più) che accompagna Bruce nella vita quotidiana. Quando il magnate di Gotham si mostra indeciso ed esitante nell’intraprendere una possibile relazione con l’abile fotografa Vicki, ecco che il buon Pennyworth lo invita a non trattenersi.
“Dimmi, bambino, tu danzi mai con il Diavolo nel pallido plenilunio?” Questa frase in realtà, più che essere stata ripresa, ha il grande merito di stipulare un forte legame fra Batman e la sua nemesi. Film e fumetti raccontano storie diverse sul nesso fra i due personaggi, e Burton aggiunge alla rosa delle opzioni una di quelle che la storia continua a trasmettere. Stando al film pare infatti che fu proprio Jack a freddare Thomas e Martha Wayne, rivolgendo poi al piccolo Bruce la suddetta frase. Al termine della vicenda, poco prima che l’eroe mascherato dia il colpo di grazia al ridente pagliaccio, gli sentiamo pronunciare le medesime parole, rivelando così la sua vera identità all’acerrimo nemico prima di dirgli addio per l’ultima volta.
“I’m Batman.” Sì, perché quando all’inizio del film il Cavaliere Oscuro afferra un malfattore per la casacca, lo tiene a penzoloni giù da una balaustra, facendogli percepire il senso di vuoto e di paura in un crescendo di tensione e adrenalina, quando gli dice “Non ti ucciderò, devi farmi un favore: parla di me ai tuoi amici” e il tipo risponde tremando “Chi sei?“, ecco, proprio lì ho switchato al volo la traccia audio, così da sentire Micheal Keaton che tutto tronfio pronuncia il celeberrimo “I’m Batman” che tutti conosciamo. Perché se forse io appartengo alla generazione dell’ “Io sono Iron Man” come rivelazione cult, è altrettanto vero che qualunque format televisivo pensato per la massa (come The Big Bang Theory e affini) presenta in almeno un episodio un personaggio che si autoproclama il difensore di Gotham.
Due Batman a confronto
Del confronto fra questo Batman e le svariate versioni alternative (cartacee o cinematografiche che siano), ne hanno parlato approfonditamente i 400 calci, quindi se volete un’analisi fatta da chi era bimbetto nell’89, leggete là. Per il parere da millennial, invece, proseguite dritti dopo il punto.
Il primissimo elemento che salta all’occhio, soprattutto se paragonato al Joker di Todd Phillips (sì insomma, quello di Joaquin Phoenix), è il colore della faccia dell’antagonista maggiore. Quando Jack Napier cade nell’acido ne esce pieno di ustioni (giustamente), e pertanto è costretto a sottoporsi a un approssimativo intervento di chirurgia plastica che gli lascia, oltre a un agghiacciante sorriso, una faccia più bianca della porcellana.
Il poveretto ricorre ad abbondanti dosi di fondotinta e creme colorate per non destare troppa inquietudine sugli sguardi degli ingenui abitanti di Gotham City. Tutto il contrario, comunque, dei Joker più moderni: da quello di Heath Ledger alla versione di Phoenix, è sempre stato il volto a dover essere mascherato da clown, non il pagliaccio da uomo. Che ci sia dietro un significato metaforico profondo partorito dalla mente artistica e intricata di Tim Burton? E io che ne so. Certo che a ben pensarci come stratagemma non sarebbe niente male: così come il Joker è un agente del caos sempre, che per raggiungere gli ultimi cenni di una normalità residua è costretto a mascherarsi, analogamente Bruce Wayne, timido e impacciato per natura, si trasforma in un antieroe coraggioso solo indossando un costume mascherato, corredato di mantellina svolazzante e giubbotto antiproiettili a forma di pettorali scolpiti.
Forse nel carattere di Batman (e un po’ nella fisicità di Michael Keaton) si vede molto la differenza con cui Burton prima e Nolan poi hanno deciso di raccontare le gesta del Cavaliere Oscuro. Entrambi dark e gotici, entrambi riservati, entrambi ricchi ereditieri circondati da apparecchiature high tech, ma due animi palesemente distinti. Se Christian Bale mi ha abituata a un Batman pragmatico e freddo, che dosa i sentimenti umani col contagocce, quello di Keaton è molto più simile alla Hannah Montana delle ultime stagioni. Un uomo evidentemente provato dal dover reggere il peso di una doppia vita, che vorrebbe lasciarsi andare all’amore per una donna intraprendente e avvenente, ma alla quale crede di dover rinunciare per via del lavoro pericoloso che svolge in gran segreto.
Analogamente, al di là della carnagione, anche i due Joker si differenziano per le stesse ragioni. Quello di Nolan è raffinato e machiavellico, sempre caotico ma quasi sensuale, con una malvagità razionale degna dei migliori psicopatici da film. Burton invece crea un vero e proprio pagliaccio, un intrattenitore di folle che canta e balla, trasformando ogni scena del crimine in un palcoscenico in cui lui è la star indiscussa dello show. Costumi e colonne sonore, comparse e coreografie da musical, ma soprattutto macchine colorate, oggetti di scena e un grande elicottero con la sua faccia sopra. Un po’ come l’Umbrella Corporation nelle grandi fiere del fumetto, l’anti-Batman vuole essere notato e adorato in tutta la città, contrapponendosi perfettamente al supereroe che usa una caverna come tana.
Conclusione
Ammetto di non aver mai letto i fumetti di Batman, ma conto di sfruttare l’imminente Comics per mettere mano almeno a The killing Joke. Intanto quello che posso dirvi da giovane profana è un po’ quello che ho scoperto frugando online.
Pare infatti che a suo tempo la scelta di Keaton come Bruce non venne promossa a pieni voti dal pubblico, abituato a vedere l’attore solo in vesti comiche. Eppure, seppur qualche purista si lamentò a gran voce e agli studi della Warner arrivarono migliaia di lettere di protesta, il film fu un successone, probabilmente grazie ai toni oscuri e gotici che più che Gotham City, caratterizzano Tim Burton stesso.
Per il resto, è un film d’azione dell’89: gli effetti speciali sono quello che potevano essere, ma sinceramente, reduce del trauma degli uomini topo nella Storia Fantastica, non mi sento nemmeno di bocciarli. Nel complesso devo ammettere di essermelo proprio gustato; certo, finto e improbabile al limite dell’inverosimile, con esplosioni da vero action movie che accompagnano le uscite d’effetto del nostro beniamino.
Eppure, nel complesso, mi è proprio piaciuto. Se vi piacciono i film dai toni dark tendenti al trash e gli action movie alla Mission Impossible, ma con un Ethan Hunt con maschera e mantello (e con più strumenti dell’Ispettore Gadget), questo è decisamente il film che fa per voi.
Buon compleanno, Batman di Burton!
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