Il cinema di Quentin Tarantino non è per tutti. O lo si considera un genio o non lascia assolutamente niente se non violenza gratuita. Io faccio parte della prima categoria di persone; inutile dirvi con quanto entusiasmo ho colto l’occasione di vedere in anteprima C’era una volta …a Hollywood (nono gioiello del regista più originale di sempre) grazie a Sony Pictures Entertainment.
Recensione
Fatta eccezione per Jackie Brown (in cui salvo comunque l’interpretazione di Robert De Niro che per una volta non era un maschio alfa), i film di Tarantino li ho amati tutti. Primo fra tutti Reservoir Dogs, a seguire Pulp Fiction, The Hateful Eight, Inglorious Bastards e gli altri a seguire.
Per i dialoghi mai banali e messi in bocca ad attori fenomenali, per la capacità di costruire una scena in cui tutto fila liscio ed un’attimo dopo si scatena un bordello infinito, con tanto di quel sangue che lo spettatore deve pulirsi la faccia. Per l’arte di rendere comica una situazione di una violenza inaudita.
Per la verità dei suoi personaggi, che nessun altro riesce a rendere persone altrettanto veri. Con debolezze, preoccupazioni e fragilità comuni a chiunque.
In questo lungometraggio c’è tutto Tarantino. L’amore per il western ed i b-movie degli anni’70, per il cinema italiano e per Los Angeles. La ricostruzione storica fatta è incredibile, e copre sia la realtà losangelina del ’69 che le ambientazioni western dei film anni ’50 e ’60. Sembra tutto girato all’epoca, al punto che mi è capitato di pensare che renda meglio come descrizione del mood di quei luoghi e di quei periodi rispetto a tanti filmati originali.
La musica del film è come sempre molto azzeccata, in particolare una struggente versione di California Dreaming, intepretata da José Feliciano.
Il rapporto tra i due protagonisti è forse la cosa più bella di questo film: nonostante la differenza caratteriale, le aspettative di fronte alla vita, ed il proprio ceto sociale, Rick Dalton e Cliff Booth riescono ad essere sinceramente AMICI. È un’amicizia sbilanciata, ma funziona. La parte dello stuntman silenzioso capace di affrontare qualunque situazione con calma platonica è magnificamente interpretata da Pitt, così come Margot Robbie non si distingue dalla vera Sharon Tate per bellezza e grazia. Sembra davvero una creatura di quel periodo.
Ma su entrambi spicca la capacità impressionante di superLeo di trasformasi in un attore, ossia tirare fuori il protagonista con le sue fragilità nascoste dietro ad una maschera dorata, ma anche dare vita ai personaggi che viene chiamato ad interpretare sul set di film e serie TV interpretati da Rick Dalton. Un lavoro complesso e delicato che il nostro ha saputo portare a termine splendidamente. Altro che Revenant.
Progetto
Tarantino come sappiamo non è uso fare un film dietro l’altro. Pochi, ben curati e memorabili. Anche questo progetto non fa eccezione.
Dopo cinque anni di stesura di quello che avrebbe dovuto essere un romanzo, il nostro Quentin si è reso conto che della sua storia, inizialmente incentrata sulla figura dello stunt-man Cliff Booth, sarebbe stato meglio farci un film.
Una volta creato il personaggio principale (un veterano che si ricicla come controfigura cinematografica e televisiva, ispirato a figure realmente esistite) si è dedicato all’attore di cui Booth faceva la controfigura: Rick Dalton una figura che vi ricorderà molto da vicino Steve McQueen. I due oltre che colleghi diventano buoni amici e si ritroveranno ad avere come vicina di casa la bellissima Sharon Tate, giovane attrice sposata al regista del momento, destinata ad una delle morti più spaventose a cui si possa andare incontro.
Inizialmente della produzione del film avrebbero dovuto occuparsi gli onnipresenti Weinstein Brothers, ma a causa delle pesantissime accuse di molestie sessuali a carico di Harvey, il nostro Quentin ha preso immediatamente le distanze (anche grazie alle testimonianze sullo scandalo della sua musa di sempre Uma Thurman). Dopo una lunghissima trattativa che ha coinvolto più case di produzione (tra cui Warner Bros., Universal Studios e Paramount Pictures), della produzione si è occupata la Sony, garantendo a Tarantino il controllo creativo della produzione, 95 milioni di dollari come budget ed il 25% dei diritti sull’incasso lordo del film.
Trama
Siamo nella città degli angeli del 1969. Cultura hippie, l’atterraggio sulla Luna, Hollywood è il mondo dorato in cui nascono i miti che vengono presi a modello dall’intero mondo occidentale. È un momento di grandi cambiamenti culturali che trasformeranno il mondo per sempre. Raccontato seguendo differenti linee narrative, è una celebrazione del periodo in cui il mondo hollywoodiano ebbe gli ultimi momenti d’oro prima di cambiare definitivamente.
La storia dei tre protagonisti viene raccontata a ritroso partendo dalla terribile notte del 9 agosto in cui Charles Manson e la sua family sterminarono brutalmente Sharon Tate, il bambino che portava in grembo ed i suoi quattro ospiti, invitati per non lasciarla sola durante l’assenza londinese del marito. I tre protagonisti rappresentano tre differenti tipologie di contesti sociali tipici del periodo: l’eroe di guerra che anche in un momento di scarso successo è animato dallo spirito di lealtà e amicizia nei confronti dell’attore a cui fa da spalla, la star che non riesce ad effettuare il grande passo dalla televisione al cinema ed è incapace di apprezzare quello che ha avuto e la diva che all’apice del successo vive un sogno.
Cast
Leonardo DiCaprio e Brad Pitt non hanno certo bisogno di presentazioni. Insieme hanno dato vita ad una coppia di amici credibilissima. Davvero bravi. Margot Robbie (la Harley Queen di Suicide Squad per intenderci) è la bellissima Sharon Tate. Al Pacino compare in un paio di scene nel ruolo di un produttore di film western. E poi Dakota Fanning (The Alienist), Timothy Olyphant (Santa Clarita Diet), Emile Hirsch (Into the Wild), Kurt Russell…
Curiosità
Il film è stato presentato in anteprima alla 72ª edizione del Festival di Cannes, durante la quale è stato accolto con sette minuti di standing ovation da parte del pubblico. Distribuito nei cinema americani dal 26 luglio 2019, anche se originariamente la data di uscita prevista avrebbe dovuto essere il 9 agosto, in occasione del 50° anniversario dell’omicidio di Sharon Tate. Nel primo giorno di programmazione statunitense C’era una volta…a Hollywood ha incassato 16,9 milioni di dollari, diventando il film di Tarantino con gli introiti maggiori di sempre.
Purtroppo a causa dei tagli effettuati nel montaggio finale non avremo occasione di vedere (almeno sul grande schermo) qualche chicca regalata da alcuni attori tarantiniani: Tim Roth nella parte del maggiordomo di Jay Sebring e James Marsden nei panni del fascinoso Burt Reynolds. Ci sono però Michael Madsen, riconoscibile sotto la falda del suo cappello da cowboy e Maya Hawke, che compare in un cameo.
La scena de La grande fuga in cui Rick Dalton compare al posto di Steve McQueen è stata realizzata con un delicato lavoro di effetti speciali: facendo girare la ripresa a Leo Di Caprio davanti ad un green screen sono state utilizzate le stesse angolazioni ed inquadrature del film originale. Infine è stato tutto aggiustato in un secondo tempo con un delicato lavoro di sovrapposizione di pellicola.
Nerdando in breve
Se fate parte di coloro che amano il re del pulp, non potete perdervi uno dei suoi film più riusciti, al cinema dal 18 settembre 2019.
Nerdandometro: [usr 4.9]
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