Metti una sera oziosa e un po’ pigra di agosto, una di quelle in cui hai abbastanza tempo per un film, ma non hai voglia di un’epopea da tre ore.
Metti una di quelle sere in cui vuoi vederti una bella storia di fantascienza e per caso, facendo surfing sul catalogo Netflix, ti imbatti nel volto sornione del Professore de La Casa di Carta.
Ecco: questo è quello che è successo a me e, sempre per puro caso, mi sono lasciato convincere a dargli una chance.
Il mio consiglio, è quello di fare lo stesso.
Durante la tormenta è un film che si basa, senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo, al bellissimo Frequency, pellicola del 2000 con Dennis Quaid e Jim Caviezel.
Qui siamo in Spagna e durante la sera in cui cadde il muro di Berlino, il 9 novembre 1989, si abbatte una tempesta di fulmini sulla penisola iberica. Nico, un ragazzo di 12 anni, appassionato di musica pop, viene distratto da alcuni rumori mentre sta registrando la propria performance canora.
Affacciatosi alla finestra vede una colluttazione tra i vicini di casa. Incuriosito prova a raggiungerli e quello che trova, in casa loro, lo atterrisce a tal punto da fuggire per strada senza prestare attenzione all’auto che sta arrivando.
Venticinque anni dopo, una normale famiglia spagnola si sta apprestando a fare un trasloco. Sta per abbandonare casa propria e decide di invitare i vicini di casa per un saluto. Durante la serata si abbatte sulla città una tempesta di fulmini del tutto analoga a quella dell’89. E durante la notte le scariche elettrostatiche fanno accendere un vecchio televisore in soffitta, e con esso una vecchia telecamera.
Vera Roy (Adriana Ugarte) attratta dal rumore, vede nel vecchio tv un bambino che suona la chitarra, e capisce che la tempesta ha creato una sorta di wormhole che consente loro di comunicare. Compreso di essere di fronte a un preciso episodio del passato, la donna prova ad avvisare il ragazzo del pericolo imminente e cerca di salvargli la vita.
Tanto basta a far sposare di pochi secondi il momento in cui lui scende in strada: un battito d’ali di farfalla, che a cascata cambierà tutti gli avvenimenti da quel momento in poi.
Quando Vera si risveglia, la mattina dopo, la vita che conosceva è andata perduta. Il suo lavoro è cambiato, suo marito (Alvaro Morte) non la conosce e sua figlia non è mai esistita. La tempesta durerà solo tre giorni: tanto è il tempo che le rimane per comprendere cosa sia realmente accaduto nel passato, e cercare di recuperare la sua vita. Ma per farlo dovrà sacrificare quella del ragazzo che invece ha appena salvato.
Mi fermo qui.
Oriol Paulo, talentuoso regista e sceneggiatore spagnolo già autore dello splendido Contrattempo, firma un’altra di quelle pellicole che rischiano di passare inosservate, mentre invece merita tantissimo sia per la sua capacità di costruire dialoghi particolarmente ispirati, sia per il gusto raffinato di creare plot twist: trame solo apparentemente lineari che invece nascono molte insidie da scoprire fotogramma per fotogramma, senza vezzi o manierismi, di quelli che alla fine ti lasciano in bocca il gusto dolce di una storia ottimamente costruita.
Il plot (la tempesta, la connessione col passato tramite apparecchio elettronico, il tempo limitato) è identico al celebre Frequency, ma le analogie finiscono qui.
Il resto scopritelo voi, non ve ne pentirete.