La strana coppia che non ti aspetti: da una parte Avalanche Studios, che ha firmato gli fps più fracassoni e fuori di testa degli ultimi anni (citofonare Just Cause per maggiori dettagli), dall’altra invece la famosa id Software che diede vita anni fa ad un primo capitolo raffinato e dalle mille sfumature (oltre, ovviamente, a sua maestà Doom).
Pioggia di piombo da una parte, GDR dall’altra.
Due anime, un unico fps da fuori di testa: Rage 2.
Recensione
Se vi state chiedendo se Rage 2 sia un adrenalinico sparatutto in salsa open world, beh: è esattamente così. Esplosioni, pioggia di fuoco e l’immancabile windstick che era il marchio di fabbrica del primo capitolo, vi accompagneranno durante la vostra esplorazione della Zona Devastata.
Siamo circa trent’anni dopo gli eventi raccontati dal primo Rage, e il cattivone di turno, Martin Cross, un cyborg ultra militarizzato, fa fuori Prowley, un’anziana comandante che ci ha adottato e cresciuto. Questo e la tuta di un ranger ucciso da un immenso mutante, ci spinge a meditare vendetta, dando il via alla nostra personale crociata.
Il viaggio inizia alla ricerca di tre personaggi della Zona Devastata: John Marshall, una vecchia conoscenza del franchise (vecchio ma sempre cazzuto); il dottor Anton Kvasir, scienziato che ha già avuto contrasti con Cross e che ha contribuito a dare vita al Ranger; Loosum Hagar, sindaco di Wellspring e lanciatrice di Wingstick, immanicata con la politica.
Con questi improbabili alleati il nostro Walker (uomo o donna starà a noi decidere) si getterà a capofitto in un concerto di motori, arti smembrati ed esplosioni pirotecniche.
Se la trama vi sembra deboluccia, o qualcosa di già sentito, beh: è proprio così. La storia è solo un il pretesto per armarci fino ai denti e buttarci sulla strada alla guida di un mezzo corazzato con un’intelligenza artificiale maliziosa.
Gameplay
La sfida più grande è stata senza alcun dubbio evitare di cadere nella generazione di un Doom in versione post apocalittica, e a mio avviso il prodotto finale è una rappresentazione più che brillante di uno sparatutto adrenalinico e frenetico ma condito da variazioni intriganti grazie ai poteri della tuta di Walker che regalano quel sentore fantascientifico che non guasta proprio.
Rage 2, però, non è privo di difetti. Purtroppo la componente debole è quella open world: se da un lato abbiamo un solido e soddisfacente gunplay, con assalti a mille giri, pioggia di fuoco, smembramenti e tutte le altre chicche che rendono soddisfacente portare morte e distruzione, dall’altra le attività da fare sono davvero poche e molto ripetitive.
Ci sono gare in auto, che onestamente lasciano un po’ il tempo che trovano; accampamenti di banditi da ripulire; arche da trovare per potenziare la tuta. Ora che avete il quadro chiaro, ripetete ancora e ancora queste operazioni per farmare il personaggio e potenziarlo a dovere per affrontare le medesime sfide ma solo più difficili.
Intendiamoci: il level design è buono, l’albero della abilità è davvero soddisfacente e c’è tantissimo da raccogliere, costruire, potenziare. Il “nostro” Walker (uomo o donna non incide minimamente sulla trama) è davvero molto personalizzabile e siamo in grado di modellarne le caratteristiche a piacere.
Il problema è che per raccogliere abbastanza materiali saremo portati a fare e rifare ancora sempre le stesse cose. Alla lunga, mi duole dirlo, si finisce con l’annoiarsi.
Il tutto è corredato da una campagna davvero troppo breve, che in una decina di ore ci porterà ai titoli di coda e con pochissima voglia di proseguire in questo open world davvero troppo vuoto e troppo monotono.
Comparto tecnico
Una delle cose che più mi aveva fatto innamorare del primo RAGE era proprio l’estetica alla Mad Max. Qui tutto è amplificato e potenziato, ma con una deriva Cyberpunk davvero eccellente. Dal canto suo, il motore proprietario di Avalanche, il celebre Apex Engine, fa il suo mestieraccio; il problema se mai è l’eccessiva ripetizione dei modelli, che andando a scardinare un avamposto via l’altro ci porterà a macellare sempre gli stessi soggetti.
Il colpo d’occhio degli spazi aperti, in compenso, è capace di regalare grandi soddisfazioni e viste mozzafiato.
Ho testato la mia copia su Xbox One X sulla quale non ho percepito il minimo calo di framarate o di incertezza sonora. Anche le situazioni più concitate, con decine di avversari ed esplosioni roboanti, tutto ha filato liscio come l’olio.
Ma, come detto, il gunplay è la vera forza di questo titolo.
Conclusioni
RAGE era stata, a mio avviso, una splendida occasione mancata. Un passetto sotto quello che avrebbe potuto essere un vero capolavoro.
Rage 2, purtroppo, di passetti indietro ne ha fatti più d’uno. Mi è venuta a mancare la poetica dell’ambientazione, la trama, l’immersione da role playing che aveva impreziosito quello che altrimenti era un banale corridor shooter con gare d’auto annesse.
Ora, molte di quelle emozioni sono state cancellate per offrire un’esperienza decisamente più adrenalinica ed esagerata. Non che questo sia un difetto di per sé, ma non era quello che mi aspettavo da questo seguito. La cosa che più mi spiace è che viene a mancare la presenza di personaggi forti e dal carattere interessante (ricadono tutti nel cliché) e l’aspetto scanzonato, ironico e sopra le righe, ispirato sicuramente a Rico Rodriguez, sparisce ben presto per lasciar posto a battute stereotipate, oltretutto non supportate da un doppiaggio sempre all’altezza.
Nel complesso si tratta comunque di un buon titolo, ma troppo breve e troppo ripetitivo. Ha i suoi pregi, per cui vale certamente la pena di essere giocato, ma non resterà negli annali.
Nerdando in breve
Rage 2 è l’open world post apocalittico che unisce la dinamica di Doom all’open world esplosivo di Just Cause.
Nerdandometro: [usr 3.5]
Trailer
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