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A Plague Tale: Innocence – Dolce e delicato come la Peste Nera

Recensione

Ci sono occasioni speciali: quelle in cui per le mani, inaspettatamente, ti capitano giochi in cui ad un buon gameplay viene associata una componente tecnica di primo piano, sia dal punto di vista visivo che acustico, il tutto coronato da una narrativa avvincente, personaggi ben costruiti e ricchi di sfumature psicologiche intriganti.
E magari queste cose vengono inserite in un contesto storico affascinante come la Guerra dei cent’anni, quando la vita di un uomo valeva meno di quella di un cavallo (cit.) e chi aveva la fortuna di sopravvivere a stupri, omicidi brutali ed epidemie striscianti, doveva anche guardarsi dal fuoco dell’Inquisizione.

A Plague Tale: Innocence è esattamente tutto questo. Non privo di difetti, certo, ma il concerto messo in campo dai ragazzi di Asobo Studio è di quelli che ti entrano sotto la pelle. E che lì restano a lungo.

Trama

Francia, Anno Domini 1347. La Guerra dei cent’anni, che avrebbe dilaniato Francia e Inghilterra per quasi un secolo, è solo agli inizi. Ma una piaga strisciante si sta insinuando tra la popolazione, portandola lentamente allo stremo. La terribile Peste Nera, portata dai ratti, inizia a mietere le sue vittime.
I topi si stanno moltiplicando a dismisura e non hanno più paura degli umani. Spinti dalla fame, escono dai loro rifugi e assaltano gli uomini, mordendoli e infettandoli con il terribile morbo che mieterà decine di migliaia di vittime.

Qui, in un paesino remoto della Francia medioevale, si svolge la storia di Amicia e Hugo de Rune, due fratelli di una nobile casa che, improvvisamente, sono costretti ad abbandonare la propria dimora e mettersi in salvo.
Amicia, quindicenne, è molto legata al padre e con lui divide la passione per i boschi e la caccia. Hugo, dalla salute terribilmente cagionevole, ha solo quattro anni ed ha vissuto in simbiosi con la madre, esperta alchimista che ha tentato di guarirlo.

I due, praticamente, non si conoscono. Al punto che Amicia non è nemmeno certa dell’età del fratellino.
Soli, senza più famiglia né casa, con misteriosi soldati alle calcagna e orde di ratti infetti sempre in agguato, i due dovranno affrontare la sfida più difficile e antica del mondo: crescere. L’innocenza del titolo è quella che i due protagonisti perderanno nel corso dell’avventura con dinamiche e momenti davvero toccanti, sui quali non posso spendere troppe parole senza spoilerare.
Sappiate solo che in qualità di genitore, con figlie di età diverse che stanno attraversando fasi delicate, mi sono trovato completamente coinvolto e avvinto dalle scelte difficili di Amicia, la quale sta oltretutto affrontando l’adolescenza e si trova a dover fare improvvisamente da madre. Sono quei momenti in cui ci si rende conto di dover prendere decisioni non solo per se stessi ma per altri. Altri la cui vita, felicità, benessere, dipendono unicamente da quelle decisioni.

Gameplay

Visto dalle spalle di Amicia, il titolo è prevalentemente uno stealth game con ricche componenti di crafting grazie ai numerosi banchi di lavoro che troveremo lungo il cammino.
La nostra protagonista è armata di una letale fionda, che però il titolo ci invita ad usare più come arma di distrazione che di morte.

L’avventura, divisa in numerosi capitoli dalla lunghezza variabile, si snoda tra esplorazione, momenti di fuga, semplici puzzle ambientali e soprattutto interazione con personaggi molto ben caratterizzati atti ad arricchire l’universo di gioco.

Non mancano le boss fight, ma devo ammettere che la difficoltà del gioco è settata decisamente verso il basso. In alcuni momenti anche troppo, con le guardie nemiche che non ci individuano nemmeno passando loro sotto il naso.
Ma per un titolo con fortissima componente narrativa, a mio avviso questo è più un pregio che un difetto. In questo modo possiamo concentrarci su quello che davvero ha importanza: la storia, le persone.

Molto interessante la dinamica con cui possiamo gestire Hugo: in genere si tratterà di chiedergli di stare fermo (ma non troppo o si spaventerà attirando le guardie), seguirci e svolgere piccoli conti per noi.
Ma il punto è che non potremo mai ignorare la sua presenza. La protagonista è Amicia, ma la storia è di entrambi.

Comparto tecnico

Non aspettatevi la qualità di un tripla A: ne ho visti più di uno che si posizionano ben al di sotto di questo!
Questa produzione semi indie è capace di regalare momenti visivi davvero intensi, emozionanti: grazie ad una pulizia visiva notevole e ad una dinamica delle luci curatissima.

Qualche difetto c’è: le animazioni, celate in modo sapiente dietro una regia sopraffina, lasciano intendere la natura del titolo. Spesso i volti sono poco animati e alcune animazioni dei movimenti un po’ legnosi, ma si tratta davvero di sciocchezze nell’economia complessiva del gioco.

Le texture mi hanno particolarmente convinto: sia quelle interne che esterne colpiscono per cura di dettagli e armoniosità. Un vero piacere per gli occhi. Davvero eccezionale poi, l’opera di ricostruzione degli scorci: soprattutto nei dettagli apparentemente superflui. Girando per la città nel secondo capitolo, ad esempio, avremo fortissima la sensazione di essere davvero a cospetto di un antico borgo medioevale.

Merita un immenso plauso il comparto sonoro. Il recitato è semplicemente perfetto; anzi: fatevi un favore e giocatelo in francese con sottotitoli italiani. La storia è ambientata in Francia e vi assicuro che non vi pentirete del livello di immersione che saprà regalarvi.

Davvero di primissimo piano è la colonna sonora: fin dalle prime note (che strizzano l’occhio alla celebre green leaves) saprà accompagnarci in questo mondo medioevale grazie al sapiente uso degli archi. Non è certo un caso se a firmarla è il celebre Olivier Deriviere, che ha impresso la sua impronta su opere come The Technomancer, Remember Me, Vampyr, Alone in the Dark e Get Even.

Conclusioni

A Plague Tale: Innocence è quel capolavoro che non ti aspetti: un gioco non per tutti, sicuramente, ma che ha saputo toccare in profondità le corde della mia mente e delle mie emozioni. Il processo di crescita e maturazione dei giovani protagonisti è qualcosa che non vi lascerà indifferenti, parte di uno storytelling stratificato e coinvolgente come raramente si trova nei giochi d’oggi.

Nonostante la presenza del “magico”, qui rappresentata dall’alchimia, il titolo non vira mai verso il fantasy, restando ancorato ad una ricostruzione storica accuratissima da tutti i punti di vista, che rappresenta la vera punta di diamante di questo titolo.

Nerdando in breve

A Plague Tale: Innocence è un’autentica perla di narrativa ed esplorazione ambientata nella Francia del Medioevo.

Nerdandometro: [usr 4.5]

Trailer

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