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Amnesia: Collection – La follia è un gioco

Amnesia Collection

Uscito ormai nel lontano 2010, Amnesia si impose immediatamente come nuova pietra miliare per quanto riguarda l’esperienza horror ansiogena: una vera manna per tutti i giocatori che amano tanto saltare sulla sedia, quanto rovinare le proprie notti infarcendole con inquietudini ed incubi malsani.

Amnesia: Collection riunisce in un solo gioco ben tre capitoli da cardiopalma: Amnesia: The Dark Descent, Amnesia: A Machine for Pigs e il terrificante DLC: Justine.
Ma andiamo con ordine.

Recensione

In Amnesia: The Dark Descent prendiamo i panni di Daniel, un uomo privo della propria memoria, come dice il titolo, che si scopre imprigionato in un antico maniero vittoriano. Qui, nel disperato tentativo di salvarsi la vita, scoprirà che c’è qualcosa di molto peggiore dell’aver perduto i propri ricordi. A strisciare nell’ombra c’è un orrore senza nome, frutto di esperimenti immondi che sembrano usciti dalla penna di Lovecraft; il povero Daniel dovrà fare tutto il possibile per mantenersi alla luce, e le risorse sono davvero scarse, e trovare una via di uscita prima di sprofondare definitivamente nella follia.

Il compito è tutt’altro che facile: a disposizione solo una lampada il cui olio finisce sempre troppo presto, alcuni fiammiferi con cui accendere torce e candele sparse ovunque, e tante, troppe cose da esplorare nell’ombra. E quando la luce viene meno, l’orrore torna a farsi presente, inchiodando Daniel al pavimento, distorcendo la sua percezione del mondo, mentre sussurri diabolici ne accrescono l’ansia e il senso di minaccia costante.
Questo fino a quando l’orrore non si manifesta in prima persona, e allora l’unica via di salvezza e la fuga. Col rischio di perdersi nel labirintico maniero, e di perdere dettagli importanti.

Esplorazione e perlustrazione in condizioni proibitive, accompagnate da un comparto audio sublime che vi farà voglia di giocare con gli occhi socchiusi e chiedervi perché amiate tanto farvi del male.

Amnesia Collection

Alta rigiocabilità e permadeath caratterizzano Justine, DLC di Amnesia, in cui la struttura è molto più lineare e il gameplay semplificato. Tuttavia, per temi trattati, Justine è per certi versi anche peggio. Dura pochissimo, una mezz’ora al massimo, ed è incentrato interamente sulla storia della protagonista: una donna priva di memoria, vittima degli esperimenti perversi di una nobildonna dal nome, appunto, Justine: una moderna Elizabeth Bathory le cui perversioni hanno dato vita ad orrori che difficilmente riusciremo a dimenticare.
Il nome, dopotutto, non è casuale: ricorda da vicino la protagonista del romanzo Justine o le disavventure della virtù, scritto dal famigerato Donatien Alphonse François de Sade nel 1791. Qui da vittima Justine si fa carnefice, ma resta il tema disturbante di fondo che, anche se si esaurisce in poco tempo, difficilmente vi si scrollerà di dosso.
Lo scopo, anche qui, è fuggire dalla nostra prigione. Ma per farlo dovremo superare gli immancabili enigmi ambientali o, alternativamente, far scattare delle trappole che uccideranno in modo ripugnante gli amanti di Justine. A noi la scelta.

Infine: Amnesia: A Machine for Pigs è l’ultimo capitolo, il più debole della trilogia. Probabilmente a causa del passaggio di testimone da Frictional Games (autori anche dell’inquietante Penumbra) che erano impegnati nello sviluppo dell’interessante SOMA ai ragazzi di The Chinese Room, autori dell’onirico Dear Esther.
Nonostante non sia al livello del capostipite, A Machine for Pigs ha il pregio di essere circondato da un’affascinante aurea grottesca, frutto di una satira graffiante sull’industrializzazione selvaggia e la perdita della dimensione umana.
Molti degli elementi di The Dark Descent vengono meno, come la l’esauribilità della fonte di luce, l’inventario e il vortice di follia in cui precipita il protagonista.
Resta invece il concetto di esplorazione e di lenta ricostruzione degli avvenimento, in questo caso grazie al progressivo recupero della memoria del protagonista.

Amnesia Collection

Gameplay

Come accennato, i tre titoli sono survival horror ad esplorazione, con visuale in prima persona. Lo scopo, ovviamente, è quello di esplorare, scoprire segreti, superare enigmi ambientali trovando oggetti, spostandoli e procedendo oltre.
Dal primo al terzo capitolo l’interattività va scemando: se in The Dark Descent si può interagire quasi con qualsiasi cosa, in A Machine for Pigs possiamo invece manipolare solo gli oggetti utili alla risoluzione degli enigmi.

Ma il punto di forza, ovviamente, è l’ambientazione: opprimente, ansiogena, permeata sempre da una sensazione di “profondamente sbagliato”. Un’inquietudine dilagante ci accompagna dal primo all’ultimo minuto di gioco, e saper di dover fare più run per scoprire tutto, non aiuta a viverla serenamente. Insomma: se amate il genere, qui c’è pane per voi.

Comparto tecnico

Dopo essere uscito su PC, è approdato prima su Playstation 4, alcuni anni fa, e oggi un po’ a sorpresa anche su Xbox One. Naturalmente resta un gioco datato, per quanto riguarda la resa dei modelli e delle texture; tuttavia, come detto, non è questo il punto di forza di un titolo del genere.
Se lo scopo è quello di gettarci un senso di panico e ansia, allora l’obiettivo è ampiamente raggiunto. Questo nonostante qualche sbavatura tecnica e qualche imprecisione nei comandi, che talvolta rendono difficoltoso aprire e chiudere porte, cassetti e passaggi vari.

Ma a fare da regina è sicuramente la componente audio: il sonoro è semplicemente sublime, perfetto. Musiche e suoni ambientali sono modulati con una precisione chirurgica, aumentando di ritmo, scemando, facendosi ora incalzanti, ora sottolineando i passaggi esplorativi o la fuga dai mostri. Un capolavoro da gustare con le cuffie.

Amnesia: Collection è disponibile per PC, Playstation 4 e Xbox One ad un prezzo variabile in base alla piattaforma, che si aggira attorno ai 30,00 Euro.

Nerdando in breve

Amnesia: Collection a distanza di molti anni resta un capolavoro del genere survival horror.

Nerdandometro: [usr 3.8]

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