Manca poco, davvero poco all’attesissimo arrivo del capitolo conclusivo del reboot del celebre franchise: Shadow of the Tomb Raider farà il suo debutto su PC, Xbox One e Playstation 4 il 14 settembre prossimo.
Nessuna miglior occasione, quindi, che reimmergersi nelle atmosfere dei capitoli precedenti per subodorare cosa ci attende.
La storia è nota: dopo molti, moltissimi capitoli in cui la stanchezza e la vetustà del franchise mietevano sempre più vittime tra gli appassionati della celebre archeologa, Square Enix ha avuto l’idea di tentare una rivitalizzazione del personaggio effettuando un reboot della serie.
Non solo: al posto dell’iconografica, maggiorata, e terribilmente bad ass Lara Croft a cui eravamo abituati, ci siamo dovuti adattare ad una giovane, immatura e insicura ragazzina con tanti sogni e poco sale nella testa. Una scelta coraggiosa, difficile e, a mio avviso, assolutamente azzeccata.
Un esempio: pur ammirando il lavoro fatto in precedenza per qualità tecnica e stilistica, Tomb Raider semplicemente non mi è mai piaciuto. Ha sempre avuto tutto quello che serviva per farmi impazzire, eppure non l’ho mai davvero digerito.
Poi mi sono imbattuto nel reboot, ormai sulla vecchia e gloriosa Xbox 360, ed è stato amore a prima vista.
Tomb Raider
Con Tomb Raider, del lontano 2013, facciamo la conoscenza di questa sparuta ragazzina londinese col cognome troppo pesante per essere portato fieramente sulle spalle. Dietro di lei una laurea in archeologia appena conseguita, davanti il sogno di ritrovare il regno perduto di Yamatai e della misteriosa Regina del Sole, Himiko. Eccola quindi imbarcarsi nelle tempestose acque del Triangolo del Drago a bordo della Endurance.
Il viaggio, però, non va come previsto, ma col naufragio della nave inizia la sua grande avventura: quella di diventare una sopravvissuta; non a caso “A survivor is born” campeggia a grandi lettere nella clip di chiusura del titolo regalando grandi brividi lungo il collo.
Tomb Raider ha avuto il pregio di dare un enorme colpo di spugna al franchise: non solo abbiamo un’eroina crisalide pronta alla metamorfosi (ricordate la scena della sua prima uccisione?), ma l’intero taglio del titolo cambia completamente, assumendo un’impronta nettamente cinematografica, con indicazioni di gioco in realtà aumentata per un’immersività totale, e soprattutto con un target molto adulto (non a caso fu il primo a ricevere un rating Mature). Ricordiamo bene scene di morte incredibilmente cruente e momenti ricchi di pathos che si rivolgevano ad un pubblico maturo.
Una scelta, anche in questo caso, a mia vista molto azzeccata: dal primo all’ultimo istante ho avuto la sensazione di giocare un film.
Nota negativa, sicuramente, il multiplayer. Insipido e davvero monotono, venne presto abbandonato da tutti quelli che non volevano a tutti i costi completare tutti i trofei. Ricordo bene quante ore perse a far crescere il personaggio fino al cinquantesimo livello solo per sbloccare qualche obiettivo in più.
Nel complesso fu un successo coronato da otto milioni e mezzo di copie vendute in due anni. Come era facile aspettarsi, lo zoccolo duro dei fan di lunga data storse in naso di fronte al reboot; una delle cose che più scontentarono gli appassionati italiani fu il cambio di voce: per la nuova Lara venne sostituita la doppiatrice storica, Elda Olivieri, con la pur bravissima Benedetta Ponticelli che fece secondo me un ottimo lavoro.
Per quanto riguarda invece il volto ringiovanito di Lara, dopo una difficile selezione, venne scelta la bellissima modella americana Megan Farquhar, ritoccata poi leggermente per riprendere la fisicità della Lara originale.
Rise of the Tomb Raider
Lara torna a distanza di due anni nel secondo capitolo: Rise of the Tomb Raider, il salto tecnico è netto, anche grazie all’arrivo delle console di nuova generazione. Rimasta esclusiva Xbox per un anno, Rise of the Tomb Raider ci porta prima in Siria e poi nelle fredde lande Siberiane in cui scopriremo qualcosa di più sulla misteriosa Trinità, l’organizzazione segreta paramilitare che dopo aver dato la caccia a Lord Croft, si mette sulle tracce di Lara e delle sue esplorazioni.
In questo capitolo scopriremo i segreti dell’antica Kitež e della Sorgente Divina, che grazie ai suoi potere taumaturgici è in grado di guarire qualsiasi male e donare, di fatto, l’immortalità.
Scopriremo anche i misteri che circondano il passato di Lara, anche grazie ad una serie di DLC post lancio davvero azzeccati, in cui torneremo ad esplorare il Maniero Croft alla ricerca dei resti della madre Amelia.
Privo dell’insipido multiplayer, questo secondo capitolo rappresenta una splendida evoluzione di quanto visto due anni prima. Le meccaniche di gioco sono immutate, così come il taglio cinematografico, ma oltre alle nette migliorie grafiche abbiamo una componentistica survival davvero profonda, con Lara che deve cacciare e raccogliere risorse per poter costruire il proprio equipaggiamento.
Torna anche il meccanismo dei falò, che fungono sia da punti di arrivo per il viaggio veloce che da gestione delle abilità e delle armi di Lara. Un bell’albero di skill ci consente, senza sforare nelle meccaniche di GdR, di plasmare le abilità della nostra eroina, così da adattarle allo stile di gioco: stealth, assalto frontale, attacco a distanza.
Ma, ancora più ghiotto, fanno la loro comparsa enigmi ambientali (ma non assurdamente complessi) sparpagliati in tutto il mondo di gioco, e non solo relegati alle tombe facoltative, come nel primo capitolo.
Un gameplay ricco, solido, corroborato da collezionabili sparsi ovunque e davvero sfidanti, con la necessità di tornare a rivisitare le varie mappe dopo aver completato l’avventura. Il tutto accompagnato da un ottimo story telling che tiene avvinghiato dal primo all’ultimo momento, con colpi di scena emozionanti e sequenze epiche.
Dal mio punto di vista Rise of the Tomb Raider rappresenta tutto quello che si chiede dal seguito di un titolo di successo: medesimo spirito, maggior cura nei dettagli, più cose da fare. Se ho amato il primo, il secondo mi ha fatto letteralmente impazzire. Giusto per fare un esempio: è l’unico gioco in tutta la mia carriera di appassionato videoludico cui abbia mai acquistato il season pass.
Shadow of the Tomb Raider
Cosa ci aspetta quindi da questo prossimo capitolo?
Beh, ne parleremo la settimana prossima in un articolo dedicato. Nel frattempo lasciatemi nei commenti qui sotto i vostri pensieri sui primi due titoli del reboot.
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