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Loving Vincent – Un viaggio nella storia dell’arte

Recensione

Dimostratosi immediatamente pieno di fascino e carico di un’energia al limite del mistico, Loving Vincent, il lungometragio animato di produzione britannico-polacca e diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman, possiede delle indubbie qualità. Nominato come miglior film d’animazione alle scorse edizioni dei Premi Oscar, dei David di Donatello e dei Golden Globes, il film porta lo spettatore alla riscoperta di uno dei pittori più importanti della storia della pittura: Vincent van Gogh.

L’artista olandese, tanto amato dalle produzioni cinematografiche e teatrali (basti pensare a Van Gogh: Painted with Words, interpretato da Benedict Cumberbatch per averne un chiaro esempio), non ha perso la sua grande capacità di accattivare lo spettatore e, con le vicende legate alla sua misteriosa morte, è pronto a tornare di fronte agli occhi del mondo per rendersi protagonista, ancora una volta, di un piccolo capolavoro.

Trama

Armand Roulin, figlio del postino di Vincent van Gogh, viene incaricato dal padre di consegnare l’ultima lettera dell’ormai defunto pittore.
Rinvenuta dall’ex padrone di casa dell’artista olandese, la missiva è rivolta al fratello di van Gogh, Theo, e rappresenta, probabilmente, l’ultima testimonianza scritta che potrebbe indicare le cause che portarono al tanto discusso decesso dello stesso Vincent.

Inizialmente restio, Armand si mette quindi in viaggio alla ricerca di Theo, trovandosi così a visitare luoghi e persone che hanno segnato le ultime fasi della vita del pittore.
Attraverso la conoscenza della personalità di Vincent, il giovane viene pian piano travolto dalle sensazioni e dal vissuto dell’artista e, mosso dalla curiosità e dalle sete di giustizia, si trova a portare avanti una vera e propria indagine sulle cause che portarono alla dipartita di una delle figure più controverse della storia dell’arte.

Aspetto visivo

Già dalle prime immagini trapelate si poteva intuire come l’aspetto visivo costituisse una delle particolarità più curiose della pellicola.

Ispirato alla tecnica pittorica propria di van Gogh, il tratto del disegno lascia letteralmente a bocca aperta lo spettatore, che, grazie a questa scelta, si ritrova immerso in un vero e proprio dipinto in movimento.

Diviso in due diverse sezioni, che si intersecano e si alternano, il racconto presenta altrettante tipologie di messa a schermo, atte a differenziare i tempi del racconto.
Le fasi ambientate nel passato e legate alla storia del pittore, quindi, si caratterizzano da subito mediante uno studiato utilizzo del bianco e nero, con figure ben definite, con una maggiore attenzione al realismo e con tinte fortemente chiaroscurate ed in grado di richiamare all’attenzione dello spettatore più attento i lavori in carboncino dell’artista;

le sezioni in cui, invece, vengono mostrate le vicende dell’indagine condotta dal giovane Armand Roulin vengono rappresentate con il tratto tipico delle opere più mature di van Gogh e, dunque, atraverso tinte sgargianti, una prospettiva distorta, e le pennellate tanto caratteristiche.

Cast

Dietro la resa pittorica dei volti dei personaggi si celano le reali fattezze degli attori che hanno dato vita ai personaggi della pellicola.

Mediante la loro ottima interpretazione, gli interpreti hanno reso vivi e credibili i protagonisti della storia raccontata da Dorota Kobiela, Hugh Welchman e Jacek Dehnel.
Ecco, così, che Robert Gulaczkyk è letteralmente Vincent van Gogh, così come Douglas Booth è il giovane protagonista Armand Roulin.
Interessante rilevare, poi, come non manchino volti molto noti al pubblico internazionale, quali Jerome Flynn, alias il dott. Paul Gachet, ben noto per la sua interpretazione in Game of Thrones, Chris O’Dowd, interprete di Joseph Roulin, o, ancora Saoirse Ronan, che qui veste i panni di Marguerite Gachet.

Concludendo

Loving Vincent si presenta come una pellicola decisamente originale.

Iniziando in sordina, con una storia che potrebbe risultare inizialmente non esaltante, il film riesce a catturare l’attenzione dello spettatore e, a scapito dei suoi 94 minuti di lunghezza, scorre veloce e piacevole. Certamente la narrazione ha un andamento lento e la cosa potrebbe scoraggiare gli spettatori più impazienti, ma l’iniziale sensazione di avere di fronte un prodotto che si delinea con eccessiva lentezza viene, mano a mano, a scemare e, dopo che i personaggi si sono ben caratterizzati e presentati alla mente di chi guarda, la storia riesce a prendere piede e ad imboccare la giusta direzione.

Al di là della sceneggiatura, che, pur non regalando particolari gioie, riesce a mettere in scena un racconto ordinato e interessante, sono due gli aspetti che esaltano maggiormente il lungometraggio: le interpretazioni e, soprattutto, la realizzazione tecnica, che, già da sola, costituisce un motivo sufficiente a consigliarne la visione del film.

Nerdando in breve

Un’interessante avventura visiva che permette allo spettatore di immergersi nelle tele di Vincent van Gogh e di riscoprire, attraverso lo stesso viaggio del protagonista, la figura del pittore olandese. Assolutamente da vedere se si è amanti della pittura, il film merita di essere visto anche soltanto per la tecnica adottata per trasporre a schermo le pennellate dell’artista.

Nerdandometro: [usr 3.7]

Trailer

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