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Samurai Jack, la degna conclusione di un capolavoro

samurai jack
Molto tempo fa, in una terra lontana, io, Paolo, il maestro dei cagacazzi, vidi un cartone bellissimo. Ma uno stupido Network, brandendo fogli di bilancio, si fece avanti per cancellarlo. Prima che potesse sferrare il colpo decisivo, io aprii una porta nel tempo e lo mandai nel futuro, dove Adult Swim esiste.

(Conoscevate già Samurai Jack? Altrimenti leggete qui e poi correte a recuperarlo)

Recensione

Quando vidi l’annuncio di una nuova e conclusiva stagione di Samurai Jack provai quell’emozione di speranza mista a felicità e soddisfazione tipica dei bambini e che spero di non perdere mai nella vita.
Da anni attendevo la possibilità di vedere nuove puntate di quello che è, a mio parere, indubbiamente uno dei migliori prodotti dell’animazione statunitense degli ultimi 20 anni. Anzi, voglio essere sincero: Samurai Jack, già da prima di quest’ultima stagione, era per me forse una delle migliori opere d’animazione di sempre e sullo stesso piano di opere come Cowboy Bebop. Mancava però di una conclusione, con l’autore e Cartoon Network che non avevano programmato stagioni dopo la quarta. Provarono in seguito a fare un film, ma per ben tredici anni rimase tutto in uno stallo che mi aveva ormai visto rassegnare al fatto che non avremmo mai avuto una conclusione all’eterno vagare di Jack ed alla sua sfida con Aku.

Invece, tanto inaspettanto quanto felice, lo scorso autunno giunse l’annuncio che una quinta stagione sarebbe stata prodotta e trasmessa su Adult Swim, il canale per adolescenti e “giovani-adulti” (per usare un termine da Draconomicon) di Cartoon Network.
La decisione di optare per questo passaggio è stata quantomai lieta: da un lato perché accompagnava l’idea che gli appassionati delle stagioni precedenti erano ormai cresciuti e dall’altro perché l’uscire dal paradigma del cartone per bambini (sebbene con tutte le straordinarie particolarità, le quattro stagioni di Jack si rivolgevano ad un pubblico giovane), indirizzandosi così verso sviluppi narrativi inediti.

A marzo è quindi finalmente iniziata la nuova stagione , di sole dieci puntate, anche questa una scelta azzeccata, essendo infatti il numero giusto per mantenere un ritmo ed una tensione alti senza però dover affrettare nulla.
La stagione inizia ben cinquant’anni dopo la fine della precedente e già dall’inizio ci mostra l’atmosfera diversa che permeerà queste nuove puntate: l’iconica sequenza iniziale malamente citata all’inizio del presente articolo è sostituita da un Jack in versione narratore, che spiega come il suo corpo abbia smesso di invecchiare e che questa eterna giovinezza è però solo fonte di ulteriore frustrazione dato che il dominio di Aku su passato, presente e futuro continua imperterrito. “La speranza è perduta” ci dice il Samurai per poi aggiungere con un tono nervoso che deve ad ogni costo tornare indietro nel tempo.
Questa versione disperata di Jack, rassegnato al fallimento della sua missione ed al fatto che non riuscirà mai a sconfiggere Aku, è quella che ci viene proposta nella prima metà della stagione. È un Jack molto diverso da quello a cui siamo abituati: è aggressivo, incapace di apprezzare le gioie dei suoi viaggi come faceva prima.

È già da questo che possiamo iniziare ad vedere la bontà del passaggio su Adult Swim. Già nelle stagioni precedenti le puntate erano sempre velate da una certa malinconia, con Jack che nonostante superasse ogni ostacolo e sconfiggesse ogni avversario non riusciva mai a raggiungere il suo obiettivo finale, tornare indietro nel tempo, o ad avere una vittoria decisiva contro Aku, tant’è che gli episodi di solito si concludevano con il Samurai che si allontanava solitario.
Nonostante ciò, all’inizio di ogni episodio rivedevamo il solito samurai pronto a sorridere davanti alla bellezza della natura o ad incuriosirsi per qualche strano avvenimento. Non più. Il nuovo Jack è oppresso dai suoi fallimenti ed è isolato, anziché solitario, ed i suoi nemici non sono più fatti solo di bulloni e lamiere, ma di carne e sangue. La sua stessa mente inizia a giocargli brutti scherzi e la sua depressione è magnificamente rappresentata da un cavaliere nella nebbia che lo chiama a sé, invitandolo a compiere l’ultimo passo della rassegnazione.

In Samurai Jack una delle caratteristiche è stata sempre l’alternanza molto netta di azione ed inazione, silenzio e rumore. Quest’ultima stagione riassume perfettamente questo concetto: il protagonista sprofonda nell’inazione, intesa come incapacità di generare desiderio, a sua volta frutto della speranza, ed ha bisogno di ritrovare l’ispirazione per poter tornare ad agire.
Dopo essere sceso sempre di più verso il baratro, Jack però riesce a riprendersi ed a ritrovare lo spirito che eventualmente lo porterà allo scontro finale con Aku nell’ultima puntata grazie all’intervento di fattori esterni. La conclusione, per quanto molto diversa da quello che mi aspettavo, ha il giusto tono ed è un degnissimo finale per una serie stupenda e che se fossi una persona migliore mi avrebbe portato alle lacrime.

Durante le varie puntate non mancano i ritorni dei tanti personaggi che Jack ha aiutato durante le stagioni passate, come i 300 Spartani, gli arcieri ciechi e, ovviamente, lo Scozzese. Non sfigurano affatto nemmeno i nuovi personaggi, soprattutto Scaramouche, né la versione a sua volta depressa di Aku, da sempre la valvola di sfogo comica della serie e che in questo caso sembra uno specchio ironico della condizione del suo avversario.

Nerdando in breve

Nel complesso, tenendo conto anche dell’arte da sempre eccellente e di una colonna sonora che a volte è un po’ pacchiana ed a volte sublime (esempio: la seconda metà della seconda puntata è forse tra i migliori 10 minuti che io abbia mai visto in un cartone), questa nuova stagione di Samurai Jack non solo è una grandiosa conclusione per un’opera dal valore assoluto, ma riesce anche ad andare oltre le limitazioni e la semplicità che il target originario imponevano sfruttando a pieno la nuova libertà narrativa.

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