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Quando il martedì sera era l’Anime Night #8 – Cowboy Bebop

cowboy bebop

I think it’s time to blow this scene.
Get everybody and their stuff together.
Okay, three, two, one let’s jam.

Cowboy Bebop (カウボーイビバップ) è un anime del 1998 composto da 26 episodi più un film, nonché uno dei primi ad essere stato trasmesso da MTV il martedì sera e più volte durante il pomeriggio.

Cowboy Bebop è la mia serie d’animazione preferita e tra le opere che riverisco di più in assoluto.

Sai Jet, non è vero che le cose che non sopporto di più nella vita sono due.
– Ah, no?
– Sono i mocciosi, i cani e le approfittatrici.
– Ooooh.
– È tutto quello che sai dire? Ti rendi conto che me le ritrovo tutte e tre a bordo?

Siamo nell’anno 2071 e dopo esperimenti che hanno causato disastri sulla Terra, per l’uomo la colonizzazione del Sistema Solare ed il viaggio nello spazio sono diventati routine.

Un gruppo di cacciatori di taglie si aggira tra i pianeti sull’astronave chiamata Bebop, ognuno con le proprie beghe ed i propri problemi che l’hanno portato ad una sorta di esilio volontario su quella nave mezza scassata nello spietato mondo degli space cowboys.

Nelle 26 puntate che compongono la serie assistiamo alla creazione di questa pseudo-famiglia ed al suo disfacimento, che avviene quando il passato di ognuno dei membri torna a farsi vivo ed alcuni di essi vi cedono.

Sebbene il setting di base sia uno space-western, spesso e volentieri Cowboy Bebop sconfina in altri generi, come il noir o il pulp, sfruttando il fatto che ogni puntata è quasi una storia a sé stante, il che consente di esplorare molte tematiche diverse e di improntare ognuna con un ritmo ed un’atmosfera differenti.

Nonostante tutto questo variare, un elemento costante vi è sempre: la commistione di cinismo, malinconia ed esistenzialismo che contraddistingue l’approccio dei protagonisti, con l’eccezione di Ed, che difatti ha più il ruolo di spalla comica.

Mai dimenticare in frigo le cose che possono andare a male: è questo il mio imperativo morale…

Quando ero più piccolo e vidi per la prima volta Cowboy Bebop, l’attrattiva principale era rappresentata dal fatto che era un anime in cui l’azione era dinamica e travolgente, che fosse “western”, di arti marziali o su nave spaziale; la comicità poi, soprattutto in alcuni episodi, era sempre ben incastrata nel resto e mai banale.

Infine, i personaggi si facevano apprezzare ad ogni occasione, visto che gli autori hanno saputo evitare il rischio di un’eccessiva caratterizzazione, pur creandoli con una forte impronta, in modo che di fronte ad ogni scenario i loro comportamenti e le loro reazioni erano ben comprensibili e mai spiegabili solo per ragioni di trama.

Crescendo, su queste fondamenta, ho imparato ad apprezzare Cowboy Bebop sotto un’altra prospettiva però.

Uno degli elementi unici di Cowboy Bebop è il suo rapporto con la musica. Non solo con la soundtrack o per il fatto che ogni titolo sia quello di una canzone, ma proprio con la musica stessa: secondo quanto raccontato dall’autore Shinichirō Watanabe, la compositrice Yoko Kanno aveva preso a creare musiche prima ancora che le venissero richieste e le stesse hanno poi influenzato Watanabe nella scrittura degli episodi.

Ora non esiste una buona parola in italiano per descrivere blues, non tanto il genere quanto il sentimento da cui poi è derivata anche la denominazione musicale, quindi mi atterrò a questo termine nella sua versione anglofona.

In Cowboy Bebop il blues è un sottofondo costante; è un qualcosa che non ho capito le prime volte che ho visto l’anime poiché ero troppo piccolo e forse non ne ero nemmeno molto interessato, ma che con il tempo mi son reso conto essere una ragione fondamentale alla base del mio apprezzamento smisurato per questa serie.

Il sarcasmo, il cinismo, la disillusione, così presenti tanto nei momenti più leggeri quanto in quelli più drammatici sono una parte integrante di Cowboy Bebop, sono quello che lo rende qualcosa di così appetibile anche a spettatori più adulti e che trascende quanto offerto da molti altri anime che seppur validi mantengono un’innocenza infantile di fondo, come Trigun.

Per la prima volta in vita mia, incontro una donna vera che vive la vita. È questo che ho pensato quando l’ho vista… È la compagna che ho perduto lungo il cammino, quella parte di me sempre cercata e mai ritrovata…

Non si può veramente sottostimare la grandiosità di ogni elemento di Cowboby Bebop, come riesca a mantenere una qualità altissima sotto ogni aspetto, di animazione, di scrittura e musicale per tutte e 26 le puntate più il film. Questa costanza, unita all’essere conscio di quello che vuole rappresentare e di come farlo, di come sviscerare un tema o una situazione sotto le lenti dell’opera nel complesso ed inserendoci alla perfezione personaggi ben concepiti, lo rende veramente un qualcosa di unico ed indimenticabile.

Questa è anche (probabilmente?) l’ultima cosa che ho da dire sugli anime proiettati da MTV durante l’Anime Night, che tanto mi hanno dato e che tuttora hanno ripercussioni importanti sui miei gusti, nonché rappresentano un ricordo a me caro, anche se purtroppo non sono sufficientemente abile nello scrivere per esprimere queste sensazioni come vorrei.

Mi piacerebbe almeno aver potuto suscitare in voi quel senso di nostalgia ed apprezzamento che io ho provato nello scrivere o, in alternativa, di avervi quantomeno invogliato a guardare i titoli da me presentati.

See you, space cowboy.

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