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Oddworld: New ‘n’ Tasty – L’alieno è servito (se lo acchiappi!)

Momenti di meditazione

Momenti di meditazione

Confesso di aver affrontato questo gioco senza averne alcuna informazione pregressa, solo dopo ho scoperto che è il remake di un videogame per “vecchi” nerd, che risale addirittura agli anni ’90. Per questa ragione, tuttavia, ho potuto dare un’occhiata assolutamente priva di preconcetti a questo titolo.
La prima cosa che mi ha colpito è stata la grafica: un bel fumettone d’altri tempi, che mi ha ricordato un po’ il remake di Flashback e il bellissimo Shadow Complex; tuttavia, la qualità dei fondali e dei dettagli è di assoluto primo piano, al punto che non sembra di trovarci di fronte ad una semplice produzione digital. Anche lo stile mi ha impressionato positivamente: da nerd incallito, non ho potuto non ricordarmi degli alieni della Guida galattica per autostoppisti.
Il protagonista della storia è un alieno chiamato Abe, che non solo è disegnato in modo simpatico e goffo, ma si muove anche con un’andatura dinoccolata da anti-eroe che è a dir poco spassosa; se a questo aggiungiamo che lo scopo del gioco è fuggire da una fabbrica alimentare in cui lo vogliono trasformare in scatolette di tonno, potete capire come ci troviamo di fronte ad un titolo spassoso e simpatico.

Veniamo alla storia: Abe è un operaio di una grande fabbrica alimentare, dove vengono prodotti snack ricavati dagli animali di Oddworld, il pianeta in cui è ambientata la storia, come gli scrub e i paramiti. Quando però la produzione cala e gli “industriali” (la razza dominante sul pianeta) decidono di lanciare sul mercato un nuovo prodotto, Abe scopre che l’ingrediente principale sono i mudokon, la sua razza (il New ‘n’ Tasty del titolo). Per questa ragione, il protagonistra decide di fuggire dal mattatoio e cerca di salvare tutti i 299 mudokon, dipendenti come lui.
A questo punto prendo in mano il controller e inizio ad affrontare la mia difficile fuga.
Ci troviamo di fronte ad un rompicapo platform 2D, come Max and the Curse of Brotherhood e Valiant Heart. Qui però il livello di sfida è maggiore, ed è difficile resistere alla tentazione di scaraventare il controller a terra, mentre la frustrazione fa capolino più volte, un po’ per la precisione richiesta nel coordinare il goffissimo Abe, e un po’ perché alcuni quadri richiedono calma e attenzione maniacali.
A farla da padrone, però, è ancora la sottile ironia infatti, come vedrete nel filmato qui sotto, appena uscito dal primo livello, ho già massacrato per errore uno degli operai che avrei dovuto salvare e, non a caso, l’obiettivo associato si chiama “Oops…”.

In conclusione, devo ammettere che anche se non ci troviamo di fronte a niente di originale (ma ricordate che stiamo parlando di un remake), Oddworld merita di essere giocato sia dai meno avvezzi, sia dai più smaliziati divoratori di platform… e attenti a quel che trovate dentro al vostro spuntino!

Potrete trovare a questo link l’articolo di Giando riguardante il gioco originale, Oddworld: Abe’s Oddysee.

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