Probabilmente è ancora presto per dirlo, ma Westworld si avvia con passo deciso a diventare la serie televisiva dell’anno. Dopo aver superato il giro di boa di metà stagione, la creazione di Jonathan Nolan e J.J.Abrams ha già avvinto gli spettatori, intenti a creare teorie più o meno fantasiose sul finale (ricordate quello che era successo con Lost?) e ad aguzzare la vista per scovare gli easter eggs disseminati tra gli episodi.
La serie HBO, infatti, è ricchissima di citazioni nascoste, di sottintesi e di misteri che sfidano continuamente lo spettatore. In puro stile Abrams, d’altronde, anche il sito internet dedicato a Westworld si risolve in un gigantesco enigma costellato di indizi significativi.
I rimandi alla letteratura
Non si può certo dire che Westworld sia stata creata senza concedere un occhio di riguardo alla cultura: sono moltissime le citazioni legate al mondo della lettaratura. A partire dal ricorrere, in quasi tutte le puntate, dell’androide in costruzione all’interno del cerchio: il pensiero non può che correre, immediatamente, all’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci. C’è da pensare che, così come l’immagine leonardesca era rappresentazione dell’umanità, questo moderno Uomo Vitruviano possa raffigurare la presa di coscienza da parte dei robot della propria condizione.
Ma non solo, la struttura dei laboratori, costruiti con una serie di livelli sotterranei, in cui più si scende e più ci si allontana dall’umanità, ricorda da vicino l’immagine dell’Inferno dantesco.
Ma c’è spazio anche per Sir Arthur Conan Doyle: la frase “possa tu riposare in un sonno profondo e senza sogni” che gli umani usano per “addormentare” i robot è tratta da Uno studio in rosso, primo romanzo dedicato a Sherlock Holmes.
Infine, il dialogo tra Ford ed il robot Peter Abernathy è costellato di rimandi a Shakespeare: dal Re Lear all’Enrico IV, passando per Romeo e Giulietta.
Nella tana del bianconiglio
La parte del leone nel gioco di rimandi, comunque, spetta ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Il romanzo di Lewis Carroll è infatti richiamato apertamente in più di un’occasione. Nel terzo episodio, infatti, Bernard porge a Dolores proprio questo libro, invitandola a leggerne un estratto che ricorda da vicino le sensazioni che la ragazza sta vivendo. La citazione, peraltro, è presente anche in Lost: nell’episodio 10 della quarta stagione è infatti il personaggio di Jack a leggerla (trasformando così la frase in un doppio easter egg).
Dolores, inoltre, indossa un vestito pressoché identico a quello del personaggio di Alice e il labirinto che tutti cercano con insistenza può essere letto come un ulteriore richiamo al libro di Carroll.
Musica, maestro!
Il pianoforte che suona da solo, presente in tutte le puntate, è stato uno degli elementi più apprezzati dagli spettatori. Le musiche che esegue, opportunamente mascherate in una veste old west dal musicista Ramin Djawadi, sono tutte rivisitazioni di canzoni della nostra epoca, come “Paint it, black!” dei Rolling Stones o “Black hole sun” dei Soundgarden. L’opinione più diffusa per questa scelta è che l’obiettivo sia quello di ricordarci, sempre, che non ci troviamo nel selvaggio west, per quanto realistica la situazione possa sembrare.
Il gioco del trono
Westworld e Game of Thrones sono entrambe fortunate serie HBO: era prevedibile, quindi, che la serie di Nolan e Abrams avrebbe richiamato l’altro pilastro dell’emittente. Molti di voi, forse, avranno notato come il muro alle spalle di Ford nell’episodio 3, occupato interamente da ordinate file di teste di prototipi, ricordi da vicino l’interno della Casa del Bianco e del Nero di Braavos.
Citazioni videoludiche e cinematografiche
Nolan ha dichiarato pubblicamente di essersi dedicato molto ai videogiochi durante l’opera di scrittura di Westworld. Non appare come un caso, quindi, che le atmosfere generali della serie ricordino quelle di Red Dead Redemption, che il regista ha citato tra le sue fonti di ispirazione. Ma c’è anche un altro gustoso easter egg relativo al mondo dei videogames: Nell’episodio 3, infatti, gli spettatori più attenti avranno riconosciuto nello studio di Ford la testa di Sander Cohen, personaggio di Bioshock.
Ma anche il mondo del cinema non è stato dimenticato, con rimandi a capisaldi della fantascienza. Ad esempio, uno dei personaggi principali di Westworld si chiama Logan, come il protagonista de “La fuga di Logan” e la sala di controllo mostrata nell’episodio 4, con i suoi sfondi rossi, ricorda proprio le atmosfere di quel film.
Nell’episodio 5, invece, il “macellaio” Felix cerca di programmare un passerotto robot e lo incoraggia con queste parole: “Come on, little one”. Proprio come fa John Hammond in Jurassic Park, quando assiste alla nascita del piccolo velociraptor. La cosa appare più di una semplice coincidenza, se si pensa che Westworld e Jurassic Park sono stati creati entrambi da Micheal Crichton.
Ricordando le proprie origini
Gli easter eggs più interessanti e numerosi, comunque, riguardano il lungometraggio “Il mondo dei robot“, da cui la serie è tratta. Nell’episodio 2, ad esempio, l’arrivo nel parco di Logan e William ripercorre da vicino le vicende del film (e anche la storyline di cui sono protagonisti i due si avvicina molto al predecessore cinematografico).
Ma è l’episodio 6 a regalarci il meglio, a partire dal dettaglio che mi ha fatta esaltare durante la visione: quella sagoma, inconfondibile, sullo sfondo del livello abbandonato di Westworld. Quando Bernard scende per controllare la presenza di anomalie negli host più vecchi è impossibile non notare, addossato a una parete, il pistolero di Yul Brynner, protagonista del lungometraggio del 1973. Un semplice easter egg ad uso e consumo dei fan o un inidizio che quello che vediamo è un seguito del film?
A conferma di questa seconda possibilità sta anche il fatto che, quando Ford glielo comanda, il robot del bambino apre letteralmente il viso, rivelando al suo interno una struttura meccanica proprio come fa il personaggio del pistolero nel lungometraggio.
I piani temporali di Westworld
Quanto appena detto farebbe quindi pensare che Westworld sia ambientata dopo gli avvenimenti del film. A conferma dell’ipotesi, starebbe anche il fatto che i dirigenti fanno spesso riferimento ad un evento catastrofico capitato a Westworld trent’anni prima e che lo stesso Ford affermi che non si verificano malfunzionamenti dalla stessa data. Questo spiegherebbe anche perché ad essere interessati dal problema sono proprio gli host più vecchi, quelli cioè che potevano essere già in servizio all’epoca in cui si svolgono gli eventi narrati nella pellicola.
C’è però un’altra teoria molto accreditata tra gli spettatori più attenti che suppone che la serie ci mostri contemporaneamente piani narrativi diversi, distanti appunto trent’anni l’uno dall’altro. In questo contesto, le vicende che vedono protagonisti William e Logan sarebbero ambientate nel passato e quelle in cui si muovono Ford, Bernard e l’Uomo in Nero nel presente. Il misterioso, tragico evento, quindi, potrebbe coinvolgere proprio i due personaggi e dietro l’identità dell’Uomo in Nero si nasconderebbe proprio William, drammaticamente segnato dall’avvenimento del passato. L’indugiare della telecamera, nel corso dell’episodio 2, sulla scelta del colore del cappello da parte di William sarebbe, in quest’ottica, un indizio di questa possibilità: a seguito di quanto accaduto nel parco, William cambierà e il suo cappello, da bianco, diventerà nero.
L’ipotesi è senza dubbio affascinante e ci sono altri elementi che puntano nella stessa direzione. Per esempio, il fatto che nell’episodio 1 il livello in cui scende Bernard, palesemente in stato di abbandono, ricordi nella fisionomia l’ingresso, perfettamente funzionante, da cui passeranno nella puntata seguente Logan e William.
Ma ci sono anche indizi più concreti. Nell’episodio 4, ad esempio, in uno dei molteplici flashback che vive, Dolores si ritrova inginocchiata davanti ad una tomba: il nome scritto sulla lapide, visibile per una frazione di secondo, è proprio Dolores Abernathy.
Nell’episodio 6, inoltre, quando Bernard scende nel livello abbandonato (quello dove c’è l’host di Yul Brynner) accede ad un vecchio computer. Il dispositivo mostra un logo diverso da quello presente negli uffici ai piani superiori. Di per sé questo non stupisce più di tanto: si tratta di un vecchio computer, è normale che utilizzi loghi del passato, ormai superati. Le cose, però, si complicano quando riflettiamo sul video di benvenuto proiettato all’arrivo di Logan e William nel parco (episodio 2) dove è presente un logo identico a quello del vecchio computer. Il fatto poi che, sempre nell’episodio 6, Maeve assitsa ad un video simile, nel quale però è presente il logo nuovo infittisce ulteriormente il mistero.
L’enigma è stato decifrato o siamo solo caduti nella fitta rete di tranelli creata dagli autori? Non resta che continuare la visione per scoprirlo.
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