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Westworld: cosa sapere sulla nuova serie HBO

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Westworld si preannuncia la serie cult della stagione televisiva in arrivo, non fosse altro che per il grandissimo riserbo che si è mantenuto riguardo la lavorazione e qualunque tipo di dettaglio su di essa.
Come mai mi aspetto così tanto da questa nuova serie targata HBO? Di motivi ce ne sono tantissimi, per cui mettetevi comodi. I nomi dei componenti del cast, per esempio, sono tra gli elementi che fanno già venire la pelle d’oca: su tutti, Anthony Hopkins ed Ed Harris, accompagnati da Evan Rachel Wood e James Marsden (il Ciclope della serie cinematografica su gli X-Men).
Ma anche chi lavora dietro le quinte merita di essere ricordato perché, diciamocelo, una serie ideata da Jonathan Nolan e prodotta da J.J. Abrams non può che creare attesa. Ma, a sollevare il mio personale hype è soprattutto un nome, in realtà: quello di Micheal Chricton.

Il compianto e prolifico autore, infatti, è il vero uomo dietro Westworld. La serie è ispirata al film omonimo (da noi distribuito con il titolo Il mondo dei robot) scritto e diretto proprio da Crichton nel 1973 e diventato, negli anni, un cult della fantascienza su grande schermo. Lo stesso scrittore era molto affezionato al progetto, tanto che circa vent’anni fa aveva pensato ad un remake e, per realizzarlo, aveva contattato un certo J.J. Abrams. Non se n’era fatto più niente ma, evidentemente, ad Abrams l’idea era piaciuta e, dopo diversi anni e l’incontro con Jonathan Nolan, ha iniziato a prendere corpo l’idea di realizzare non un nuovo film bensì una serie tv. Se si tratti di un vero e proprio remake non è ancora dato saperlo: la produzione ha preferito mantenere un alone di mistero sul prodotto finale, restando vaga sulla trama. Dalle foto distribuite, comunque, sembra che l’ambientazione sia la stessa del 1973 e che il personaggio di Ed Harris ricordi, almeno nel look, molto da vicino il celebre pistolero interpretato nel film da Yul Brynner.

Io il film del 1973 lo guardai da bambina e ne rimasi affascinata e impressionata. A vederlo oggi, sicuramente, si presenta con un prodotto godibile ma non eccelso, che deve molto del suo successo al pistolero di ghiaccio di Yul Brynner (anche grazie all’effetto revival da I magnifici sette, in cui il personaggio interpretato dall’attore indossa esattamente gli stessi abiti di scena poi riutilizzati ne Il mondo dei robot). E allora come ha fatto a restare nel cuore di milioni di spettatori sparsi in tutto il mondo? Innanzitutto perché è un film che vanta molti primati: il primo ad utilizzare computer graphic per gli effetti speciali (che risultò costosissima per la produzione, ma colpì molto gli spettatori), il primo a scegliere sul grande schermo il termine “virus” per indicare un malfunzionamento di una rete di computer. Ma, soprattutto, è il film che ha inaugurato una tematica che diventerà, poi, tanto cara alla fantascienza anni ’80: la ribellione delle macchine contro l’uomo.

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Il mondo dei robot, infatti, è ambientato in un futuro prossimo (un anno 2000 che oggi ci fa sorridere, per la precisione) e, in particolare, in un popolare e particolarissimo parco divertimenti. L’attrazione prevede tre aree tematiche (il Far West, l’antica Roma, il Medioevo), tutte animate da sofisticatissimi robot, indistinguibili dagli essere umani e programmati per assecondare tutte le richieste dei visitatori. I robot sono governati da una sala centrale completamente computerizzata e in grado di mandare avanti da sola il parco. Tutto sembra procedere per il meglio quando alcuni “malfunzionamenti” isolati si dimostrano essere il preludio ad una vera e propria rivolta.
Il film, di fatto, è alla base di tutta una serie di pellicole fantascientifiche che, a partire dal decennio successivo, plasmeranno un vero e proprio immaginario sul genere. Su tutti, Terminator: il capolavoro di Cameron deve molto a Westworld e, di sicuro, non dimentica il suo debito, visto che cita esplicitamente il predecessore nella sequenza dell’inseguimento finale (provate a vedere i due film uno dopo l’altro, se non vi fidate). Ma anche Blade Runner, per quanto riguarda la tematica della coscienza delle macchine e del loro essere indistinguibili dagli esseri umani. O ancora Jurassic Park, con il suo parco divertimenti che si trasforma in una trappola mortale e che, non a caso, è tratto proprio da un libro di Micheal Crichton.

Insomma, Westworld, con le sue 10 puntate, mette tantissima carne al fuoco e, secondo me, potrà inaugurare una nuova primavera della fantascienza su piccolo schermo. La serie ha debuttato in America il 2 ottobre e, in Italia, potremo gustarla, in lingua originale sottotitolata, dal 3 ottobre su Sky Atlantic.

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