Recensione
Molta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel lontano 2012, vedeva la luce quel capolavoro destinato a ridefinire il concetto di stealth game. Oggi, finalmente, approda sulle console di nuova generazione l’attesissimo seguito: Dishonored 2.
Dopo esserci lucidati gli occhi con il bellissimo trailer di lancio rilasciato pochi giorni fa, finalmente ci gettiamo a capofitto nel titolo di Arkane Studios; un seguito che, quando uscì il primo capitolo, nessuno si sarebbe aspettato. La risposta del pubblico, infatti, fu tale da spingere sia gli sviluppatori che i distributori (una certa Bethesda, che in fatto di avventure videoludiche qualcosina ne capisce) a trasformare le gesta di Corvo Attano in un franchise, prima rimasterizzando Dishonored e ora, finalmente, portandone alla luce il seguito.
La storia di Dishonored 2
Gli eventi di questo capitolo si svolgono quindici anni dopo la fine del primo, quando Corvo vendicò l’amata imperatrice Jessamine Kaldwin e diede il via al regno di Emily.
Molte cose sono accadute da allora, e poche sono state positive. I nemici dell’impero, infatti, non sono scomparsi con la fine della congiura, hanno solo cambiato strategia. Un assassino misterioso, che si fa chiamare Uccisore della Corona, ha iniziato ad eliminare i nemici di Emily e l’opinione pubblica inizia a sospettare proprio di Corvo, in forza dei suoi trascorsi. A questo si aggiunge una nuova congiura: un vero colpo di stato ordito dal Duca di Serkonos con l’appoggio della strega Delilah, che si autoproclama sorella della defunta imperatrice ed erede di diritto al trono.
Dovendo abbandonare di nascosto Dunwall, ci sposteremo nella solare e magnifica Karnaca, la Perla del Sud, città portuale ispirata all’Europa meridionale dove inizieremo le nostre investigazioni per ribaltare l’esito del colpo di stato. Qui avremo modo di fare la conoscenza di diverse fazioni (alcune alleate, altre neutrali, altre nemiche) e di entrare in contatto con equilibri politici e sociali delicati e decisamente meno rosei di quanto atteso. Queste dinamiche si intersecheranno con la nostra missione, in un continuo compenetrarsi senza soluzione di continuità. Ci troviamo quindi di fronte ad una ragnatela di trame e sotto trame che coinvolgono decine di personaggi, magari solo accennati, ma che rendono alla perfezione la sensazione di un universo vivo e brulicante di attività politiche e lavorative, di piccoli eroi del quotidiano che si muovono all’interno di grandi meccanismi in moto perenne. Un vero capolavoro di sceneggiatura a cui bisogna riconoscere il merito di rendere il mondo di Dishonored 2 molto verosimile, quasi palpabile.
Per godersi appieno l’avventura è sicuramente consigliabile aver giocato sia il primo capitolo che i due DLC, in modo da non perdersi nessuna delle citazioni e dei riferimenti a quanto accaduto precedentemente. La presenza di filmati, dei commenti, dei libri e dei documenti è di grande aiuto per chi si è perso la prima avventura e fa in modo che questo Dishonored 2 sia godibile anche da chi affronta il franchise per la prima volta.
Gameplay
La prima cosa da dire è che questo titolo torna con gli elementi che fecero la fortuna del primo, ma introducendo interessanti novità. Innanzi tutto abbiamo la possibilità di scegliere con quale personaggio giocare: Corvo o Emily; ognuno dei quali dotato di poteri e peculiarità. Terminato il preambolo infatti, avremo modo di scegliere uno dei due protagonisti e affrontare l’avventura dal suo punto di vista. Lo svolgimento della campagna tuttavia, resta fondamentalmente invariato; cambiano i pensieri, le emozioni e lo stile di gioco.
Torna la possibilità di scegliere il tipo di approccio all’avventura: gli amanti degli stealth impegnativi avranno pane per i loro denti. È possibile optare per un approccio non letale (c’è un obiettivo dedicato proprio ad una run completata senza uccidere nessuno), ma chi invece vuole trasformare il paese in un mattatoio avrà armi e poteri con cui dilettarsi. Naturalmente è possibile scegliere una qualsiasi via di mezzo: combinando poteri, assalti frontali e meccaniche stealth. È importante ricordare che il gioco è pensato soprattutto per un approccio silenzioso e misurato: l’unica pecca che ho trovato, infatti, è proprio il combat system, un po’ legnoso e che non introduce nulla di nuovo a quanto visto in mille altri giochi in soggettiva. Quando invece optiamo per trasformarci in fantasmi (per uccidere chiunque ci capiti a tiro piuttosto che per limitarci a stordire gli avversari) ecco che Dishonored 2 dà il meglio di sé: premiando il giocatore con sessioni assolutamente appaganti e soddisfacenti.
Torna fortissima anche la componente caos: il nostro stile di gioco influenzerà non soltanto il finale, ma l’intero svolgimento della campagna, rendendo tutto più solare o più cupo. La ricalibrazione dell’esperienza di gioco sulla base delle scelte morali sono il marchio di fabbrica del franchise che qui raggiunge livelli memorabili, per cui ci troveremo a soppesare ogni singola azione prima di metterla in pratica (e sì: a fare milioni di salvataggi).
Sommando tutto questo al fatto di poter giocare con entrambi i personaggi e di poter rinunciare ai poteri dell’Esterno, il titolo può tranquillamente essere giocato almeno tre volte.
Non voglio indorarvi la pillola: Dishonored 2 è un gioco maledettamente difficile. Andare in giro a spron battuto e fare massacri è un’opzione possibile ma decisamente poco consigliabile: non solo si viene facilmente sopraffatti quando gli avversari iniziano ad essere numerosi, ma buona parte del gusto del gioco va irrimediabilmente persa.
La cosa più agevole, ovviamente, è quella di un approccio misto, ricorrendo alla violenza solo in casi estremi. Tuttavia, se siete dei completisti, tenete presente che oltre al citato obiettivo di finire il gioco senza uccisioni, ce n’è uno anche in cui dovete arrivare alla fine senza essere mai scoperti.
Una cosa è certa: per far emergere tutti i numerosi dettagli della trama non basta correre diritti all’obiettivo missione dopo missione: bisogna esplorare, e molto; bisogna saper aspettare, indagare minuziosamente su ogni quadro, ogni carta, ogni audiografo. Il gioco saprà ricompensare il giocatore più attento svelandogli ogni suo intimo segreto. È proprio qui che la fantastica opera di level design splende: la pianificazione degli assalti, le infinite strategie di approccio, i metodi per distrarre gli avversari, attirarli e sopprimerli come fantasmi assetati di vendetta, lo studio delle combinazioni di armi e poteri per spiare o uscire da situazioni pericolose (usare i cadaveri come nascondigli è semplicemente sublime), la ricerca di percorsi alternativi, lo smarrirsi nelle vie del mercato nero e allontanarsi dalla trama principale. Tutto questo rende Dishonored 2 quello che è.
Impressioni a caldo
Dovendo scegliere come affrontare il gioco, ho seguito il suggerimento degli sviluppatori che consigliano, a chi ha giocato il primo capitolo, di sperimentare la prima run con Emily, in modo da avere un punto di vista differente. Ascoltare la giovane imperatrice mentre indaga sulla congiura contro di sé e cerca di salvare il padre (sì: Corvo è il padre di Emily), permette un’ottima immedesimazione nel personaggio. Rispetto al primo capitolo il protagonista parla parecchio: non siamo certo ai livelli di interattività di Skyrim o di Fallout 4, ma c’è comunque la giusta dose di chiacchiere che arricchiscono senza distrarre.
Un’altra delle notevoli migliorie che ho notato è quella dell’intelligenza artificiale. Rispetto al primo capitolo, soprattutto se giochiamo a livelli di difficoltà avanzata, ci troveremo di fronte ad avversari molto attenti, in ricerca attiva e pronti ad intervenire se notano qualcosa di strano (come il fatto che una guardia sia improvvisamente sparita).
I poteri di Emily mi hanno dato modo di approcciare il gioco in modo diverso rispetto a come avrei fatto con Corvo, motivo in più per iniziare una nuova run con il vecchio protagonista e scoprire come si trasforma il gameplay.
Questo è un titolo nel quale mi perderò per molte e molte ore in futuro.
Comparto tecnico
L’ambientazione di Dishonored 2 è un capolavoro di stile dieselpunk: tutti quegli elementi che avevano reso celebre il primo capitolo qui tornano con una potenza evocativa senza precedenti. Inutile girarci attorno: stiamo parlando di un’opera d’arte che è una vera festa per gli occhi. Non è raro, durante le missioni, fermarsi ad osservare il panorama, i dettagli dei palazzi, delle città, delle persone. La cura maniacale messa nel disegnare gli oggetti, gli abiti, gli edifici, rende questo titolo un nuovo punto di riferimento per il futuro.
Non parlo di semplice cura stilistica, mi riferisco anche al fatto che siamo in grado, con un colpo d’occhio, di identificare il quartiere di Karnaca in cui ci troviamo: dallo stile degli abiti fino al modo in cui camminano le persone, tutto rivela inequivocabilmente se ci troviamo nelle aree malfamate, ricche o commerciali; e poco importa se alcune texture degli esterni non sono in alta risoluzione, è un peccatuccio veniale del quale non vi accorgerete nemmeno.
Ho trovato, invece, leggermente legnose le animazioni dei volti durante i dialoghi: da una produzione simile mi sarei aspettato un po’ più di morbidezza, di fluidità. La sensazione, invece, è quella di parlare con dei manichini plasticosi. Nulla che comprometta l’esperienza di gioco, ma per dovere di cronaca va segnalato.
Un’ultima nota la voglio dedicare al doppiaggio. Ottimo, come spesso accade, quello italiano; tuttavia il cast di voci originali ha nomi che fanno venir voglia di giocarlo in inglese; tanto per citare i più famosi: Vincent D’Onofrio (Full Metal Jacket), Rosario Dawson (Sin City), Sam Rockwell (Moon) e Pedro Pascal (Game of Thrones).
Concludendo posso sicuramente affermare che siamo di fronte ad un capolavoro assoluto, un titolo da non farsi scappare per gli amanti del genere.
Dishonored 2 è disponibile per Microsoft Windows, PlayStation 4 e Xbox One.
Nerdando in breve
Dishonored 2 è un must have per chiunque ami le avventure stealth in prima persona: ridefinisce il genere alzando nettamente l’asticella.
Trailer
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