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Skyrim: Special Edition – Il massimo del minimo

Skyrim Special Edition

I capolavori risentono dell’inesorabile scorrere del tempo? Personalmente ho sempre risposto a questa domanda con un sonoro “no” e credo che prodotti come Skyrim ne siano una dimostrazione lampante. La prospettiva di poter mettere le mani su Skyrim: Special Edition, versione rimasterizzata del leggendario titolo Bethesda, mi ha dunque entusiasmato sin dal giorno della sua primissima presentazione e pad alla mano posso confermare che le sensazioni di un tempo sono rimaste esattamente le stesse.

Sebbene questa versione rimasterizzata non faccia gridare al miracolo sotto il profilo puramente tecnico, non si può infatti negare come questo titolo sia invecchiato meglio di un buon vino, presentandosi al suo “nuovo” pubblico nella maniera più ricca e completa possibile. La Skyrim: Special Edition non vanta infatti solo una veste grafica leggermente migliorata rispetto all’edizione originale, ma anche le tre espansioni ufficiali – Dawnguard, Hearthfire, Dragonborn – e il pieno supporto alle mod. Insomma, un piatto ricchissimo tanto per gli appassionati in cerca di una ennesima scampagnata in questo magico universo, quanto soprattutto per eventuali neofiti che se lo fossero perso all’epoca del suo debutto – e sappiate che in tal caso meritereste una camminata della vergogna tutta per voi!

Per quanto relativamente vecchio sotto il profilo strutturale, Skyrim si conferma infatti un gioco tremendamente attuale anche alle porte del 2017 e – tolto forse solo The Witcher 3 – surclassa ampiamente qualsiasi altro gioco di ruolo lanciato negli ultimi cinque anni. Sì, compreso Fallout 4, ovviamente. In termini di ambientazione, vastità territoriale, imprevedibilità di fondo, variabili e varianti, Skyrim: Special Edition garantisce infatti un’esperienza potenzialmente illimitata e questo, com’è facile intuire, si traduce in un coinvolgimento davvero impareggiabile.

Ma… ora che abbiamo riconosciuto i suoi innegabili ed evidentissimi meriti, è purtroppo ora di passare ai lati un po’ meno positivi, che forse sono più di quanti fosse lecito attendersi. Sì perché questa Skyrim: Special Edition è sì una meraviglia in termini di concept è game design ma… si sarebbe potuto fare molto ma molto di più sotto innumerevoli punti di vista.

Soprassedendo per un attimo sulla inspiegabilmente discutibile ottimizzazione della versione PC, che come si può vedere dalle più recenti recensioni degli utenti Steam, sta mandando al manicomio più di qualcuno, questa riedizione del gioco si presenta infatti come il proverbiale “compitino”, denotando quanto Bethesda, ben conscia di avere per le mani un prodotto che si vende letteralmente da solo, si sia limitata al minimo sindacale.

Tecnicamente parlando il titolo è infatti di poco superiore alla sua edizione originale, denotando solo l’aggiunta di texture in alta definizione e di poche altre rifiniture che non rivoluzionano di certo l’impatto visivo con la realtà di gioco, e se a questo aggiungiamo la permanenza di svariati, storici bug, è lecito chiedersi come mai Bethesda abbia atteso così tanto prima di far debuttare la Skyrim: Special Edition sul mercato.

Tirando le somme questa Skyrim: Special Edition si presenta dunque come un acquisto irrinunciabile solo per tutti coloro che si fossero persi il prodotto all’epoca del suo debutto, ma qualora facesse già parte della vostra collezione, l’acquisto risulterebbe quantomai superfluo, per non dire del tutto ingiustificato. Sempre che non abbiate la versione PC ovviamente, che come accaduto qualche settimana con BioShock: The Collection, vi garantirà l’accesso a questa Special Edition senza alcun costo aggiuntivo.

Nerdando in breve

Un gioco storico e irrinunciabile per chiunque si definisca un videogiocatore, che avrebbe tuttavia meritato un’opera di svecchiamento più consistente e minuziosa da parte dei suoi creatori.

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